Londra; 2011/10/22

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Londra; 2011/10/22

Giravano notizie nei giornali. Ero spaventato a morte. Parlavamo del "diavolo della notte". In meno di una settimana hanno trovato due corpi uccisi nello stesso e identico modo, e altri erano ancora dispersi.
Dieci erano in tutto gli uomini. Due cadaveri ai quali erano stati tagliati le parti intime e una coltellata sulla schiena.
Probabilmente seguivano tutti un ragionamento specifico, ed ero così curioso di sapere chi fossero, ma la mi curiosità era battuta dalla paura.
Pensavo costantemente a Louis. E se gli avessero fatto qualcosa mentre io non c'ero? Non avrei mai potuto perdonarmelo.

-Lou- lo chiamai la sera prima, e lui fu così felice di sentirmi.
-Senti, questo notiziario sta iniziando a farmi paura. Che ne dici di venire a stare da me, almeno finché non finisce tutto questo caso?- e accettò volentieri, senza pensarci due volte.
-Mi manchi- aggiunse.
-Dai, ci vediamo presto amore- dissi.
E quel giorno sarebbe arrivato da New York.
Lo aspettavo all'aereoporto e mi sembrò di tornare a qualche giorno prima, mentre ci lasciavamo con la paura di non incontrarci più.
Avevo un mazzo di girasoli e tremavo dalla voglia di rivederlo, abbracciarlo e baciarlo.

E quando lo vidi arrivare con una piccola valigia e un sorriso sul viso mi sciolsi.
Era così bello. Non lo ricordavo così bello. Com'era possibile che, ogni volta che lo vedevo, mi faceva battere così forte il cuore?
Gli andai incontro e lui allargò le braccia. Lo strinsi forte a me e gli baciai la fronte, mentre stavo attento a non rovinare i fiori.

-Piccolo- strofinai le labbra sulla sua guancia e lui mise le mani sui miei fianchi.
-Ciao- mi allontanai per guardarlo meglio, e sebbene fosse stanco, per un attimo credetti fosse un vero e proprio angelo.
I capelli cadevamo leggeri sulla fronte e sul collo, gli zigomi marcati e gli occhi blu come il cielo.
Aveva le occhiaie, ma il viaggio fu lungo, quindi era plausibile.

Gli offrii il mazzo di fiori e lui sorrise così tanto che, per un attimo, ebbe una fossetta sulla guancia sinistra e l'altra era appena sopra il mento.
-Grazie- disse, poi mi baciò.
Sentii le sue labbra pressare sulle mie e il sangue iniziò a scorrere velocemente nelle vene. Ero pieno di adrenalina ed eccitazione, e non vedevo l'ora di farci l'amore. Amavo fare l'amore con lui.
Amavo fare tutto con lui.
Presi la valigia e poi la sua mano, e camminammo verso l'auto.
-Com'è andato il viaggio?- gli chiesi.
-C'erano un po' di turbolenze- e poi continuò a parlarmi del cielo, delle città che vedeva dall'alto, delle isole e delle nuvole.
I suoi occhi possedevano una scintilla che non avevo mai visto. Sembrava non avere più paura, e fui grato di ciò.
Forse aveva capito che, con me, era al sicuro.

-Mi sei mancato tanto- gli dissi quando fummo in macchina, e lui mi guardò confuso, come se non se lo aspettasse -Perché mi guardi in quel modo?- chiesi allora, ma lui scosse la testa.
-Non me l'hai detto in tutti questi giorni- disse semplicemente. Prima di partire gli offrii un'altra occhiata, poi gli misi una mano tra i capelli e lo avvicinai per baciarlo dolcemente sulle labbra, ammirando il sorriso che aveva prima che le nostre bocche si sfiorassero.
-Pensavo fosse ovvio- sussurrai, e poi lo baciai ancora.
Eravamo fermi nel parcheggio dell'aereoporto, e desideravamo così tanto spogliarci che ci tremavano le mani.
Superai il tessuto della sua maglia, e quando arrivai a un capezzolo sentii la gente fuori, per questo mi scostai subito.

-È meglio continuare a casa- risi, e accarezzai le sue guance rosse e accaldate. Gli avevo scombinato i capelli e lui si sporse per baciarmi un'ultima volta.
-Harry-
-Mh?- mi voltai a guardarlo.
-Siamo liberi adesso- aggrottai le sopracciglia.
-Lo siamo sempre stati, no?- ma lui si strinse nelle spalle e mi sorrise ancora.
Osservai meglio la sua ombra, e vidi la libertà farle fa scudo.
Osservai delle ali che non ci appartenevano ma che, in qualche modo, adesso avevamo.
Mi mise una mano sulla gamba.
-Ora lo siamo sicuramente- non aggiunsi altro. Schiacciai l'acceleratore e partimmo, lasciandoci quelle parole dietro, e preparandoci a ciò che avevamo davanti.

.
.

Lo avevo sbattuto contro la porta l'attimo dopo che entrammo in casa.
I nostri denti erano così affilati che, ogni volta che chiudevamo un labbro tra loro, arrivava addirittura a sanguinare.
Gli stavo graffiando la schiena e lui aveva avvolto le sue gambe attorno alla mia vita.
Le mie mani vagavano per tutto il suo corpo e lui si stava lasciando fare tutto ciò che volevo.
Ero io ad avere il comando e lui me lo stava lasciando totalmente. Era la prima volta che succedeva.
Si aggrappò ai miei bicipiti mentre io iniziavo a spogliarlo degli indumenti, e lui mi iniziò a spogliare di ogni segreto.

-Ti amo- sussurrai mentre toccavo la pelle liscia e calda del suo sedere, stringendolo e palpandolo e amandolo e...cazzo, lo desideravo così tanto. Così così tanto.
-Haz- poi lasciò un mugolio vicino al mio orecchio e diventai rosso di eccitazione.
Sentivo caldissimo e lui sembrava ne avesse più di me. Aveva il fiatone e stavamo iniziando a sudare entrambi.
-Apri le gambe- e lui lo fece.
Lo preparai diligentemente, usando una quantità enorme di lubrificante e accarezzandogli l'erezione che sbatteva contro lo stomaco.
Aveva i piedi accanto ai miei, e io mi infilai tra le sue gambe e iniziai ad entrare in lui.

Era infastidito. L'avevo capito.
Gli misi una mano tra i capelli e l'altra sul petto. Poi lo baciai per farlo distrarre, ma sembrava ancora non passare quel dolore.
Lo sentì per tutto il tempo. Lo capii dai suoi gemiti, così diversi dal solito.
Non capivo cosa non andasse, ma non gli stava piacendo.
Uscii da lui dopo una decina di minuti, quando capii che non c'era verso di farlo godere.
-Piccolo- poggiai la guancia contro la sua spalla e lui guardò il soffitto -Che succede? Non ti piace così?- gli misi una mano alla base della schiena.
Volevo solamente capire cosa non andasse, ma lui scoppiò a piangere.
Era sempre stato un fiume in piena, e adesso mi stava mostrando quanto dolore avesse dentro.

-Ei- gli misi le mani sulle guance e mi misi dritto -Che succede? Non fa niente se non hai voglia- ma lui scuoteva la testa.
-Scusami- diceva -Rovino sempre tutto- ma io lo abbracciavo.
-No amore. Non è così. Sei il mio ragazzo perfetto, ricordi?- gli sorrisi e feci scontrare i nostri nasi.
Lui mi abbracciò, poi sussurrò più a se stesso che a me.
-Non c'è più bisogno di avere paura- gli presi la gamba tra le dita e notai un taglio che prima non aveva.
-Cosa hai fatto?- lui osservò il taglio.
-Niente. Un incidente-
-Quando? Cioè, come? Perché non me l'hai detto?-
-Non volevo farti allarmare. Vedi? Sto bene!- mi sorrise con ancora le lacrime sulle guance e io mi sciolsi per la sua bellezza.

-La prossima volta però avvertimi. Lo sai che ci tengo- lui annuì.
-Facciamo l'amore?- mi chiese, e io presi la mia erezione e la guidai al suo interno.
Gemette ancora di dolore.
-Possiamo fare qualcos'altro- gli proposi, e lui sembrò sospirare di felicità.
Mi misi in ginocchio davanti a lui e aprii la bocca. Lui si intrufolò lì dentro e iniziò a farmi tutto ciò che desiderava.
E, per la prima volta, io mi sentii totalmente suo. Ero il solo ad abitare nella sua anima, perché i suoi mostri erano spariti.
Aveva superato il suo passato, perché voleva vivere il suo presente. E io, invece, desideravo ardentemente essere il suo futuro.

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