Doncaster; 2006/02/23

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Capitolo 12
Doncaster; 2006/02/10

-Richard, voglio vedere la mamma- Louis lo pregava da giorni ormai. Vivevano praticamente da Richard e Johanna era ancora in ospedale e ogni giorno si aggravava.
-Mi ha pregato di non portarti lì- disse l'uomo, baciandogli la fronte e mettendogli una mano tra i capelli.
-Mamma non vorrebbe nemmeno quello che facciamo- sussurrò, stringendo le braccia al petto e vergognandosi di ciò che stava accadendo.
Aveva 15 anni, e sapeva che a quell'età si iniziavano a fare quelle...cose. Ma con Richard? Con un uomo adulto? Era okay quello? Non lo sapeva.
-Ma la mamma sa che quando due persone si vogliono bene fanno certe cose- Richard fece forza sulla testa di Louis, portandolo ad inginocchiarsi davanti a lui e il ragazzino scosse la testa.

-Non mi va adesso- disse. Allora Richard gli mise il pollice sulle labbra e accarezzò il suo labbro inferiore.
-Andiamo, apri la bocca. Non fare il capriccioso- Louis sospirò, poi fece come detto -Sei un bravo bambino, Louis. Spero che mio figlio sarà bravo come te- e Louis sentì le lacrime agli occhi.
-Ti amo tanto Lou- disse, per poi slacciarsi i pantaloni -Mi ami anche tu, vero?- Louis non conosceva l'amore, ma Richard lo trattava bene. Infondo non gli faceva mancare niente. Non lo sgridava mai e, quando non erano occupati a fare sesso, lo trattava veramente come se fosse suo figlio.
Lo trattava come se fosse davvero una persona.
-Sì. Ti amo anche io- e Richard sorrise così tanto che Louis riuscì a vedergli tutti i denti.

Poi -Apri un altro po'. Fammi vedere quanto mi ami- e Louis fece come gli venne chiesto.
Pensò a suo padre quel giorno. Pensò a quando andò via e lo lasciò da solo, dicendogli uno stupido "nessuno ti vuole bene veramente".
Poi guardò Richard mentre godeva e si chiedeva perché quello fosse considerato amore.
Cosa c'era di cosa intimo da essere considerato tale?
Non gli batteva il cuore per Richard, ma se non avesse fatto tutto ciò, allora significava che sarebbe rimasto solo, perché sua mamma stava morendo. E lui era lì, in ginocchio, totalmente giostrato da un uomo che aveva fantasie di ogni tipo e che le soddisfava con un corpo delicato di un ragazzino.
Sentì lo sperma di Richard riempirgli la bocca e odiò nel profondo la sua vita.
La odiò fino all'ultima particella di lui.
Avrebbe voluto smettere di respirare. Avrebbe voluto che il cancro terminale fosse venuto a lui anziché a sua mamma. Avrebbe voluto morire, perché sapeva che non gli apparteneva più niente.
Avrebbe voluto morire, perché sapeva che solo in quel modo avrebbe riavuto il suo corpo per sé, o almeno, non sarebbe appartenuto a nessun altro.

Richard uscì dalla sua bocca e lo alzò, poi gli abbassò i pantaloni e fece lo stesso anche a Louis.
-Rilassati bimbo- gli disse -Ora tocca a te divertirti un po'-
Non è divertente pensò.
Io voglio un papà. Voglio un papà che mi voglia davvero bene.
Non venne neanche quella volta, ma Richard diceva che era normale, avere un orgasmo era impegnativo.
-L'importante è che ti è piaciuto- disse per l'ennesima volta, e Louis sorrise soltanto.
Poi Richard lo abbracciò.

Squillò il cellulare e Richard guardò Louis.
-Indovina chi è?- e Richard sorrise -È tua mamma. Tieni- gli offrì il telefono, ma prima che Louis rispondesse lo avvertì con uno sguardo tagliente -Non dire a mamma delle nostre notti di passione, bimbo. Siamo stati chiari?- Louis lo guardò, non disse nulla ma prese il telefono. Il suo tono era acido, come se pregno di odio. Sapeva che lo stava minacciando.
Aveva recepito il messaggio.
-Mamma?-
-Lou- aveva la voce stanca e Louis sentì la sua debolezza fin dentro le ossa.
-Come stai?- sentì un piccolo sospiro.
-Provo a tirarmi su. Tu invece? Come va con Richard?- guardò l'uomo davanti a lui e desiderò chiedere aiuto a sua madre.

"Mamma lui mi tratta male. Mi fa del male."
Ma sapeva che se l'avesse detto, poi se ne sarebbe dovuto vergognare, perché non aveva mai detto di no.
Non gli aveva mai vietato niente.
Era lui ad acconsentire, perché Richard lo amava, e lui faceva altrettanto.

Rimase in silenzio e poi scoppiò a piangere.
-Amore, che succede? Perché piangi?- singhiozzò, e mentre sentiva colargli del sangue dal naso (cosa che gli capitava spesso nell'ultimo periodo) scosse la testa e provò a sorridere.
-Ho avuto una brutta giornata, ma- sussurrò, per poi prendere il fazzoletto che Richard gli porgeva e provò a fermare l'emorragia -E mi manchi così, ma così tanto- singhiozzò ancora e Johanna provò a parlare, ma era stanca. Era tanto stanca.
-Dormi mami,- le disse -Sei stanca, voglio che tu sia in forze quando ci rivediamo-
-Va bene piccolo- ma c'erano delle parole non dette. Addii trattenuti in lacrime silenziose.

Louis chiuse il telefono con la convinzione che il giorno dopo Johanna lo richiamasse, ma la notte stessa sua madre non riuscì a sopravvivere.
-L'abbiamo presa troppo tardi- gli disse il medico.
"Non sentiva il dolore perché l'amore la feriva di più" pensò Louis "Mio padre l'ha ammazzata, e lei si è lasciata uccidere senza esitazione".
Si promise che non avrebbe mai amato in quel modo.
Si promise che lui, in un modo o in un altro, avrebbe trovato la strada per diventare una persona migliore.

-Andiamo a casa- disse Richard quando andarono in ospedale la notte della morte di J. -Lì staremo bene- guardò un'ultima volta sua madre, accarezzò il lenzuolo che la copriva.
-Possiamo portarle dei girasoli ogni giorno?- Richard gli accarezzò l'orecchio.
-Non credi preferisca delle rose?- ma Louis scosse la testa.
-Mamma ama i girasoli. Poi loro guardano sempre il sole, magari riescono a scaldarla un po'- e sebbene sapesse che fosse impossibile, allo stesso tempo desiderava che quello che diceva si avverasse -C'è freddo lì sotto- sorrise, ma in quel momento sentì qualcosa dentro di lui spezzarsi.

Tornarono a casa e fecero sesso sul divano, poi di nuovo nella doccia e infine sul letto. Louis riuscì a uscire dal proprio corpo mentre Richard lo possedeva e riusciva a vedere se stesso, inerme, sotto l'uomo.
Si sentiva umiliato, rotto, brutto. Si sentiva niente.
"Il lupo cattivo ti ha portato nella tana" diceva una vocina nella sua testa "e tu non stai nemmeno tentando di scappare".

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