New York; 2011/9/12

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Passò solamente un giorno dall'11 Settembre. New York era in lutto come se quel giorno fosse appena accaduto e, per quanto surreale, la morte aveva portato con sé ogni sorriso che la gente poteva avere.
Arrivai qualche giorno prima per lavoro.
Sono uno scrittore emergente, e la mia copia piacque abbastanza ad una piccola casa editrice di un paese vicino la grande città, conosciuta per colei che fa sognare i cuori più giovani e marcire quelli più vecchi.

Amavo New York, l'odore di pioggia che si alza dalle strade, l'umidità che restava incastrata tra i capelli e poi, per assurdo, il calore dei locali che ti allontanava da tutto il freddo esterno. Anzi, riusciva ad allontanarmi anche dal freddo interiore.
Arrivai alla destinazione in perfetto orario, ma ciò che mi aspettavo era di gran lunga migliore di ciò che mi si presentò davanti.
Aprii la porta cigolante e un uomo era già seduto sulla scrivania del suo studio. Nessuno era venuto a darmi il benvenuto. Nessuna segreteria. Un'altra truffa. Volevano vendere il mio libro nella speranza di fare soldi e di raggiungere più fama.
-Buonasera signor Styles- mi sorrise e provai una sorta di tenerezza quando non provai la sua stessa gioia.
-Buonasera signor Klynt- allungai la mano e l'uomo la strinse con vigore, regalandomi un altro sorriso e sentendo come la sua mano sudaticcia si attaccò alla mia.
-È un piacere averla qui. Sa, il suo libro mi è piaciuto molto e...-
-Scusi signor Klynt- lo fermai -Non vorrei essere maleducato, ma ho davvero fretta e vorrei sapere qual è la sua offerta- l'uomo sorrise appena e annuì con il capo.
-Non posso darle un anticipo. Ma le darò il 90% del guadagno e, successivamente, le darò un milione in contanti se la vendita andrà bene-
-Se...- dissi, facendogli capire che non era mio interesse ciò che mi stava proponendo.
-Come vede, signor Styles, non ho una somma abbastanza grande per poterla pagare e, contemporaneamente, fare in modo che il suo libro venga copiato e pubblicato. C'è una spesa elevata e lei...-
-Io non accetto. Mi dispiace, ma i soldi mi servono subito- ero certamente deluso da tutto quello. Scrissi un buon libro all'epoca, e il fatto che nessuno gli avesse dato una chance mi rendeva così triste.
Pensavo di aver scritto il libro giusto, quello grazie al quale avrei potuto raggiungere la fama che avevo sempre desiderato, ma ancora una volta era solamente un sogno.

Uscii dall'edificio salutando e ringraziando, ma continuando ad impilare l'ulteriore delusione che ricevetti sopra le altre, trovandomi nuovamente con le mani vuote.
Era buio pesto quando arrivai in un pub in fondo alla strada. Entrai e mi sedetti a prendere una birra bionda alla spina, assaporando il sapore amaro e fresco che mi faceva sempre superare le mie paranoie.
Avevo la camicia appena sbottonata davanti e tolsi la giacca perché cominciai ad avere caldo.
Il barista mi sorrise e io ricambiai, non trovando malizia nel gesto ma solo uno sguardo di sostegno. Tanti baristi fanno da psicologi, e questo sembrava volermi aiutare restando semplicemente in silenzio.

E mentre guardavo la schiuma della birra dissolversi lentamente con piccole bollicine, sentii qualcuno sedersi vicino a me, è una voce dolce e calda riempì le mie orecchie.
-Zayn, qualcosa di forte- alzai lo sguardo e vidi il barista scomparire tra le bottiglie di alcol e un ragazzo, poco più grande di me presumibilmente, guardare sconfitto il bancone.
-Brutta giornata?- azzardai, sorridendo e voltandomi un po' verso il ragazzo.
-Brutta vita- rispose, poi alzò lo sguardo e vedendomi sorridere, ricambiò con ardore.
I suoi occhi azzurri erano sprizzanti di passione. Non credetti mai alle parole di mia madre quando mi diceva che gli occhi erano lo specchio dell'anima, ma in quel momento mi ricredetti, perché il ragazzo accanto a me riusciva a parlare solamente tramite uno sguardo genuino, semplice.
Arrivò il drink e il barista disse qualcosa come "vacci piano" ma l'altro si scolò in un sorso il bicchiere, chiedendone subito un altro e "Uno per questo bel ragazzo qui".
Provai a declinare l'offerta, dicendogli che avevo ancora la mia birra, ma la sua mano si posò diligentemente sulla mia spalla e, con un accenno di sorriso, mi disse -Accetta le cortesie, non tutti danno qualcosa senza volere niente in cambio- gli guardai le labbra rosse e lui notò quel dettaglio, infatti le leccò sensualmente senza staccarmi gli occhi di dosso.

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