Doncaster; 2005/12/23
"Urlerò queste parole al vento
Così che possano viaggiare soavi
Silenziose
Passando per orecchie attente
Vogliose d'amore e attenzioni
Che non sentono ciò che ferisce
Ma ascoltano ciò che guarisce
Che queste parole arrivino al tuo cuore
E solo dopo questo
Possano raggiungere la luna"Louis amava sua madre. La amava davvero, per questo quando gli parlò della sua malattia lui si sentì morire dentro.
Johanna era la madre più bella del mondo, diceva sempre Louis, e lo amava così tanto che avrebbe catturato anche la luna per lui.
-Sai amore, la mamma non sta bene da un po'- gli disse una sera, e lui la guardava con i suoi occhi grandi e ormai cresciuti. Aveva quattordici anni, era ancora un ragazzino, eppure era troppo maturo per quell'età. Johanna gli diceva che era cresciuto in fretta, e anche se era un complimento, lui era un po' triste di questa cosa. Voleva restare bambino un po' più a lungo.
-Ma ti riprenderai, giusto?- la donna sospirò e Louis strinse le ginocchia al petto mentre tentava di nascondere la sua tristezza. Si sentiva a pezzi. Aveva capito che sua madre non stava bene, ormai era grande e notava quando qualcuno aveva qualcosa che non andava. Ma quello...
-Ho un cancro all'intestino, Louis. È un posto molto delicato e le cure sono molto costose- il ragazzo le mise le mani attorno al viso e le baciò la fronte.-Vuoi dire che non vuoi curarti?- le chiese.
-Non so cosa fare, Louis. Non riuscirei mai a pagare tutto quel denaro-
-Neanche se lavorassi?- chiese Louis.
-Neanche, piccolo. Si tratta di decine migliaia di sterline. Dovrei anche orrire spesso, perché alcune terapie qui non esistono e...-
-Mamma- la fermò Louis -Ti porterei pure sulla luna se serve. Domani cercherò un lavoro e ti aiuterò, okay?- la abbracciò e Johanna fece altrettanto.-Sei il bambino più dolce e bravo che io potessi mai avere. Non ti merito bimbo mio. Sei troppo troppo buono- il naso della donna accarezzò la guancia di Louis e il ragazzo le baciò ancora una volta la fronte.
-Ti amo mamma, tanto- poggiò il mento sulla spalla della madre e lei lo incitò ad andare a dormire.
-Dai tesoro, è l'ora di andare a letto. Domani sarà una giornata impegnativa- salirono insieme in camera di Louis, e Johanna gli rimboccò le coperte e gli augurò buona notte prima di uscire dalla camera.Louis sentì le scale cigolare mentre la donna tornava in cucina al piano inferiore.
Poi la porta d'ingresso si aprì e le urla cominciarono.
Non era una novità che Mark e Johanna litigassero, lo facevano sempre. Louis era abituato alle grida di casa sua.
Era abituato anche a fermare i litigi.
Ricordò che una volta dovette minacciare di uccidersi perché Mark stava per picchiare sua madre.-Se non la lasci- gli disse all'uomo tenendo un coltello in mano -Mi taglio la gola- aveva sette anni quando accadde. Da lì cambiò qualcosa in lui, come se sapesse che avesse il controllo sulla sua stessa vita e, al tempo stesso, erano le scelte altrui a condizionare ogni sua decisione.
E adesso continuavano a litigare.
Louis uscì silenziosamente dalla camera e si sedette nelle scale, sentendo le grida aumentare d'intensità.
-Non puoi essere seria, Joh!- la voce di Mark arrivava forte e Louis iniziò a tremare.
Non sapeva perché succedesse, eppure ogni volta che litigavano Louis tremava dalla testa alla punta dei piedi. Sentiva freddo, presupponeva. Cos'altro poteva essere?
-E cosa dovrei fare, Mark? Lui ha detto che lo farebbe!-
-Impossibile! È ancora un bambino, non puoi fargli questo. Parli di qualcosa che lo annienterebbe totalmente- ma di cosa parlavano? Si chiese Louis. Cosa avrebbe dovuto fare?
-Fanculo, ti preoccupi di lui come se fosse davvero tuo figlio!- disse la donna -L'hai semplicemente adottato perché te l'ho permesso io! Ha il tuo nome perché quello suo sarebbe stato un disonore-
-E guarda caso vuoi ridarlo a suo padre!- disse Mark. Louis mise entrambi i gomiti sulla ginocchia e le mani sotto al mento, ascoltando e sospirando.Johanna non gli aveva mai parlato del suo vero papà. Insomma, Louis sapeva che non era Mark, ma era cresciuto con lui, dunque non trovava il motivo reale per sapere qualcosa del suo padre biologico.
-Devo curarmi, Mark!-
-Allora mettiti per strada e fai la puttana, ma non toccare il bambino!- la voce dell'uomo si incrinò e Louis non capì se stesse piangendo o era solo stanchezza -Ha quattordici anni. Non puoi condannarlo a quella vita-
-È suo figlio. Ha già quel lavoro nel sangue- "che lavoro?"
-Sei schifosa. Una puttana- e quando sentì qualcosa sbattere contro il muro Louis si precipitò giù.Trovò Mark troppo vicino a sua madre e allora urlò.
-Papà!- lo prese per la giacca e l'uomo, per la prima volta, non oppose resistenza. Si lasciò portare via dal ragazzino.
-Tesoro, vai a dormire- disse Johanna, ma Mark gli mise un braccio attorno alle spalle e se lo portò addosso. Lo abbracciò forte e si abbassò sulle ginocchia per parlargli meglio.
-Lou, piccolo, non lavorare. Ci pensa papà a pagare le spese di mamma, okay?- gli disse, e Louis socchiuse gli occhi.
-Non hai tutti quei soldi, pa'- Mark prese le mani di Louis tra le sue.
-Li troverò, ma non andare. Fallo per papà- lo pregò l'uomo -Non sono io il cattivo, Louis. Credimi. Credimi-
Johanna si mise in mezzo e ordinò a Louis di andare via. Il ragazzo uscì, entrò in camera e chiuse la porta.-Devi andare via da qui- disse Johanna.
-Come?-
-Se non lo fai ti denuncio per aggressione. Non ti voglio più in questa casa e, tanto meno, vicino Louis. Domani faremo una fottuta sceneggiata e tu andrai via. Gli dovrai dire che non gli vuoi bene, oppure ti consegno alla polizia, e con il tuo passato sappi che in prigione ci vai sicuro- iniziò a pulire casa e Mark rimase destabilizzato da quell'atteggiamento.
-Che ti prende Joh? Davvero stai vendendo tuo figlio? Il tuo bambino?- ci furono attimi di totale silenzio, nei quali era possibile distinguere il loro battito cardiaco. Infine Johanna scoppiò a piangere.
-Non voglio morire- ammise -Louis è forte, ne uscirà alla grande-
-Lo stai vendendo a un uomo che fa prostituire i ragazzini. Svegliati!- la prese per le spalle e la scosse.
-Cosa cazzo sei diventata? Io ho sposato un angelo e questa...questa non sei tu!-
-La mia vita è più cara di quel bambino- disse -Non voglio morire. Ora lasciami sola-
-Ma...-
-Se non vai via ti denuncio adesso. Non pensare tu sia migliore di me, Mark, perché non è così. Tu non sai cosa significa stare per morire- Mark le voltò le spalle, ma anziché salire in camera, andò via.Era tutto segnato: il suo futuro, la sua vita. Louis non sarebbe stato più lo stesso.
Quando Johanna si fece ricoverare di sua spontanea volontà, Louis iniziò a lavorare per quell'uomo, se così si poteva chinare.Era il due gennaio e Johanna gli parlò un'ultima volta.
-Devi fare un favore a mamma, tesoro. Niente di grave, ma mamma deve curarsi...capisci?-
-Certo mamma, per te farei di tutto- Lei gli sorrise.
-Bene- disse, poi Richard entrò -Lavorerai con Rich, piccolo. Sarà un lavoro divertente, solitamente alla tua età si inizia ad apprezzare questo genere di cose- Louis sorrise.
-Va bene mamma- le baciò la fronte -Ti amo tanto-
-Il mio bimbo- sussurrò la donna.
Poi Richard gli porse la mano.
-Andiamo bambi?- chiese l'uomo.
-Sì. Sì, andiamo- strinse la mano con la sua.-Imparerai molte cose, ma sappi che ci sono diverse regole. Ma una è importante- aprì la porta dell'ospedale e si incamminarono verso il parcheggio -Non devi mai dire il tuo vero nome. Per la tua sicurezza- arrivarono in auto e Louis si sedette davanti, allacciando la cintura -E non provare a chiedere aiuto- Louis sbarrò gli occhi.
-perché dovrei chiedere aiuto?-
-Non a tutti piace questo lavoro. Ma sono convinto che a te piacerà. Me l'hai mostrato diverse volte quanto ti piace- Louis sentì il voltastomaco.-No, no Richard- gli tremava il mento -Non sono sicuro...-
-Hai accettato tu, Louis. Io non ti ho forzato a fare nulla-
-Non lo voglio fare-
-E non pensi a tua mamma? Vuoi che muoia?- Louis guardò in basso, poi scosse la testa.
-Bravo bambi. Sei sempre stato un bimbo intelligente- poi l'auto partì.E oltre a lasciarsi dietro la sua casa, si lasciò dietro la sua vita, la sua infanzia.
Si lasciò dietro chiunque fosse stato e si preparò a diventare una persona nuova, sicuramente orribile.
Sicuramente debole.
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Headspace
Fanfiction"Se continuo a sprecare tempo cercando di cambiarmi, cosa mi assicurerà che, quando succederà, non sarà già troppo tardi? Non posso combattere per sempre con qualcosa che è più forte di me. Non posso vincere contro il mio passato e non posso immagi...