Londra; 2013/03/02

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Londra; 2013/03/02

Organizzare un funerale fu impossibile in quel periodo. Era appena inizio marzo e Londra a corto di lavoratori ma non li accusavo. In realtà, speravo che se non avessimo trovato nulla ci sarebbe ancora stata la possibilità di un suo risveglio. Era appena iniziato un nuovo anno e, dopo accuse di infamia e brutte parole, riuscii ad organizzare un piccolo funerale per le persone più strette.
Quando uscii di casa mi ritrovai avvolto da paparazzi che mi fotografano e facevano milioni di domande, ma una, più forte delle altre, colpì le mie orecchio.
-Si è ammazzato perché era da solo. Per fortuna l'ha fatto- alzai gli occhi e guardai l'uomo che lo disse, ma non aggiunsi nulla. Provare a difenderlo era inutile, ognuno aveva le proprie idee e nessuno sarebbe mai riuscito a cambiarle.

Arrivai in auto con fatica, mi sedetti e partii. Piansi per tutto il tragitto. Guidavo senza riconoscere cosa avessi intorno, e nel mentre pensavo a lui. Al perché l'avesse fatto.
Pensai che fosse tutta colpa mia. Ne fui certo, in realtà.
Quando arrivai al cimitero erano già tutti lì: Zayn, il papà di Louis e infine lei, la donna che lo aveva condannato a una vita che non gli apparteneva. Era immobile, nascosta nel suo cappotto mentre cercava di essere invisibile. Parcheggiai e scesi, raggiungendo gli altri.
Zayn aveva degli occhiali da sole che nascondevano il suo dolore, e quando mi vide mi abbracciò forte.
-Mi dispiace tanto- sussurrò. Già, dispiaceva anche a me.

Vidi il padre di Louis, ma contrariamente a quanto pensassi non provai rancore verso quell'uomo, infondo lui aveva veramente cercato di salvarlo. Allungai la mano, ma anziché parlare e presentarsi, mi strattonò verso il suo corpo e poi mi abbracciò.
-Pensavo stesse andando bene- mi disse all'orecchio -Pensavo voi due foste una coppia forte- poggiò la guancia sulla mia spalla e io mi scusai.
-Non devi scusarti- mi disse -Non è colpa tua. Niente di tutto questo lo è- si allontanò e mi diede qualche pacca sulla spalla. Zayn mi prese per il braccio e ci incamminammo verso la bara.
-Gli ho parlato di te, ma già ti conosceva. A quanto pare Louis non ha mai smesso di parlare con suo padre in questi anni-
-Okay- fu la prima parola che dissi ad alta voce quel giorno. "Okay". Non riuscivo a pensare a nulla, ma quell'okay era come un "sono qui. Sono davvero qui anche se non sembra". Se Louis fosse vicino a me avrebbe detto: "Harry, ho bisogno di sapere che ci sei davvero. A volte sembri assente, ma io devo essere sicuro che, finché sarai con me, sei davvero qui" e io ero davvero lì. Ero davvero lì per lui.

Quando arrivai davanti alla bara sentii il peso del mondo addosso. Poggiai la mano sul legno lucido e, quasi inaspettatamente, iniziai a piangere. Fu come toccare i miei ricordi; fu come se ripresi la mia anima e poi, dopo un attimo, tornò dove era sempre stata: con Louis.
Mi inginocchiai e poggiai la fronte sulla bara, singhiozzando qualche scusa mentre tentavo di non cadere totalmente a pezzi.
Mi trovavo in un momento basso della mia vita. Uno di quelli in cui rialzarsi sembra impossibile.
Capii di essere rimasto solo in tutto quello, o quasi. Zayn mise la mano sulla mia spalla.
-Harry, è l'ora di lasciarlo andare- ma io mi aggrappai con tutte le forze al legno e scossi la testa.
-Non sono pronto-
-Non hai altra scelta- sentii la sua mano tra i miei capelli -Non tornerà più. Non c'è modo di rivederlo-
-Non mi ha neanche lasciato un fottuto bigliettino- il mio petto sobbalzò a causa di un singhiozzo, sentii la mia gola stringersi e il respiro mancarmi. Stavo avendo un fottuto attacco di panico mentre dovevo dire addio all'unica persona che avessi mai amato in tutta la mia vita.

-Lou, ti prego. Mi dispiace- piansi e mi aggrappai a lui nel vano tentativo di vederlo comparire da qualche parte -Mi dispiace- poi mollai la presa e iniziarono a posizionarlo nella fossa che avevano scavato. Era in una zona nascosta, perché sapevano che qualche persona l'avrebbe torturato persino da morto. Ma Louis non lo meritava. Non lo meritava nemmeno quando era in vita.

Mi alzai da terra e il padre di Louis si mise su una sedia che si trovava lì al cimitero.
-Scusate- disse -Vorrei dire due parole, e vorrei lo faceste anche voi dopo di me. Un ricordo, una piccola parola, non chiedo di più- poi congiunse le mani l'una sull'altra e iniziò -So di non essere stato mai un bravo papà, ma non mento quando dico che Louis è stato il figlio che ho sempre desiderato. Quando iniziai a convivere con Johanna, l'idea di un piccolo marmocchio non mio tra i piedi mi terrorizzò da morire, infatti i primi giorni evitavo di venire quando lui era sveglio e non li andavo mai a trovare al parco dove Louis era solito andare da bimbo.

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