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[...]

«mi stai dicendo che ti sei lasciato manipolare da uno di quelli?!» mi riproverò minho.

«peggio ancora: dal leader» intervenne qualche istante hyunjin, per poi riprendere ad amoreggiare con jeongin, il suo ragazzo.

«ragazzi lo so che siete delusi da me, ma vi giuro che ha ragione e la sua idea ha senso» provai a convincerli.

«ti sei innamorato di quello? no no, giuro non sembri tu. lee felix che si fa plasmare da qualcuno?».

«minho smettila! sapevo che non avrei dovuto dirvelo, siete pazzi. la squadra l'ha scoperto ieri pomeriggio per chat, subito dopo che ero tornato da scuola. voi non dovevate neanche saperlo oggi a quanto pare».

«lixie, sto scherzando avanti, ti sei fatto manipolare ma non per forza ti piac- aspetta aspetta, ma è quel ragazzo lì?» indicò proprio il soggetto di cui stavamo discutendo, riconobbi le sue spalle robuste ed il suo taglio di capelli, dunque annuì.

«perfetto, devo farci due chiacchiere» si incamminò rapidamente verso di lui.

«seo changbin chi cazzo ti credi di-» venne bloccato. non solo da me che gli tiravo la maglia per impedire di raggiungere l'altro, ma anche da qualcuno del suo trio di amici.

«basta venire incazzati da noi per la sala di danza!» disse con una voce flebile e piuttosto bizzarra, un ragazzino dalle guance grandi.

«"da noi"? non so neanche chi sei, io volevo parlare con lui» appena minho fece cenno a changbin, mi avvicinai all'ultimo per evitare che minho potesse aggredirlo.

«io sono jisung, quello sulle scale è christopher. changbin non è l'unico ad aver creato questo disastro okay? c'entriamo anche noi, quindi basta prendervela con lui» continuava ad impedirgli il passaggio.

«ma che ha questo ragazzo che riesce a manipolare tutti quanti per difenderlo, persino te felix!» arrossì non appena sentì lo sguardo di changbin puntato addosso dopo che minho aveva detto quella cosa.

«io non mi faccio manipolare, sto dicendo la verità. perché arrabbiarsi con lui solo perché caposquadra?» d'un tratto suonò la campanella e i due litiganti dissero in contemporanea di dover andare al corso di pittura.

si squadrarono malissimo prima di rassegnarsi ed andarci assieme: «mi raccomando felix, non farti comandare da questo qui!» impose il più grande.

ero così in imbarazzo, ero rimasto solo con lui; e sebbene ci fossero tante altre persone per il corridoio a chiacchierare quindi non si avvertisse il silenzio, era come se quando restassi con lui tutto pesasse il doppio.

figuriamoci se mi andava di guardarlo negli occhi dopo che minho aveva detto che mi ero lasciato manipolare da lui.

«hai corsi da seguire?» mi chiese mentre osservavo altrove.

«uhm, no- non penso» abbassai la testa.

«neanche io, vuoi venire a vedere i miei allenamenti?» propose.

«eww, neanche per sogno, puoi scordatelo» lo guardai disgustato.

«hai un motivo preciso?»

«non mi piacciono i cestisti».

«te li farò piacere, ora vieni» mi tirò con se e ci chiudemmo in palestra.

quanto volevo provocarlo o trattarlo male, ma era così difficile vista la situazione precedente.

«io che dovrei fare qui?!» sbottai.

«puoi guardarmi se vuoi, poi mi dai un'opinione. sappi che nelle ore libere non avrai molte scelte su cosa fare, se non questo. quindi facci l'abitudine» si tolse la maglia.

o porca merda.

non riuscivo a staccare gli occhi da quel fottuto circuito di linee che pervadeva la sua pancia. sembrava un mosaico, perché era così definito.

«stai bene?» mi chiese prendendo un pallone dalla cesta.

scossi la testa e deglutì: «sì sto benone...»
il ragazzo si allontanò verso il campo non curante, come se la mia reazione fosse stata del tutto normale.

da dietro, i muscoli della sua schiena erano ancora più definiti di quanto paiano dalla maglia.

mi sedetti sugli spalti, e rimasi ad osservarlo. solo un'ora, l'ultima ora di scuola, quanto poteva esser noioso dai?!

se solo fosse stata un'altra persona a giocare a basket, forse neanche mi sarei obbligato, ma in un certo senso minho aveva ragione: lui aveva qualcosa di tremendamente attraente che mi costringeva a fare cose senza impormele.

vederlo correre mentre batteva continuamente quella balla al pavimento, e la scambiava tra una mano e l'altra, mi faceva venire idee così malsane che potevano essere impensabili...

sembrava così voglioso di centrare col pallone quel buco, quando avrei voluto essere quel buco, o meglio, quando avrei voluto essere quel pallone che si passava con agilità.

questo faceva di lui una persona brava a sculacciare? nel senso- non so, influiva?
secondo me era bravo a letto.

quando si appendeva al canestro e le braccia rimanevano qualche istante verso l'alto, riuscivo a vedere meglio i suoi pettorali.

cazzo vorrei sprofondarci la faccia dentro e neanche lo conosco-

e se gli chiedessi di avere dei preliminari? no okay, è evidentemente etero non posso.

ma dai felix l'hai chiesto a così tante persone, cosa cambia adesso?

cambia eccome, non so il motivo.
poi se venisse a sapere che sono conosciuto per essere bravo nel sesso orale? ohh mi starebbe ancora di più alla larga.

però sembra così sexy, e secondo me è anche dotato. chissà...
DIO MA A CHE STO PENSANDO!

«hai visto felix?!» mi chiamò d'improvviso.

finsi di aver capito qualcosa, e tornai con la testa alla realtà: «ehm- s-si sei stato br- mi aspettavo un po' di meglio».

si grattò la testa. «oh- se lo dici tu...»

che avevo detto di tanto strano? che aveva fatto lui di tanto eclatante da chiamarmi? se avessi fatto una figuraccia?

«adesso? ti è piaciuto?» chiese nuovamente.

«già meglio», sbuffai e mi alzai dagli spalti per uscire.

ero dieci minuti in anticipo ma non ce la facevo più, mi sentivo di esplodere tra le gambe.

se fossi rimasto anche solo qualche istante in più sarei andato fuori di testa e avrei cominciato a strusciarmi sui suoi pantaloni, è meglio che non succeda ecco-

«hey te ne stai andando?» mi raggiunse prima che aprissi la porta, era l'ultima cosa che speravo.

«sì, mi sono rotto il cazzo sinceramente» gli sorrisi con disprezzo.

«mh, va bene» abbassò gli occhi, non so perché, sentivo come se avendo gli occhi abbassati avesse notato l'erezione enorme che stavo avendo. ma certo non potevo coprirla, avrebbe capito che la stavo avendo.

«cosa stai fissando?» mi imbarazzai.

«nulla, ci sono rimasto un po' male», annuì e me ne andai, così, senza aggiungere altro...

Strippers | changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora