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sapevo hyunjin a quest'ora fosse libero e lo stavo cercando per raccontargli cosa fosse successo, ma incontrai minho poco dopo parlare con jisung.

«minho, sai dov'è hyunjin?» gli chiesi interrompendo la conversazione accesa che stavano avendo i due; si vedeva quanto si odiassero già da lontano.

«non è venuto a scuola, ha dormito con jeongin e ha detto che voleva divertirsi con lui quindi non è venuto...non lo capisco proprio» si infastidì solo a raccontarlo.

«va be, speriamo si stiano divertendo per una volta. io volevo raccontargli una cosa ma visto che non c'è...»

«e a me non la vuoi dire?» storse la testa.

«sì, ma non ora» gli feci cenno della presenza di han Jisung.

annuì rassegnato, e mi fece capire che a breve avrebbero smesso di discutere e che avrei potuto parlargliene.

quindi aspettai col telefono in mano riflettendo sul pensiero di mandare un nudo o no a quel ragazzo...

[...]

- hyunjin's pov

sbattei il ragazzo contro il muro e lo tenni fermo con una mano sul collo, cominciai a giocare con i suoi capezzoli con la lingua e far vagare la mano libera nelle sue mutande.

il ragazzo non gemeva, tratteneva ogni stimolo, non aveva voglia di eccitarmi in nessun modo e ad un certo punto cominciai anche a sentirmelo moscio, rallentando di volta in volta, il ritmo con il quale stavo procedendo.

ero stanco di questa situazione...

per una volta che ero almeno riuscito a stare in intimo con lui e ad avere la casa libera per darci dentro, lui come sempre non sembrava volesse andare oltre, eppure io cercavo di stimolarlo in ogni modo.

tolsi la mano dal suo collo e mi allontanai dal suo corpo lasciandolo in piedi perplesso.

«jeongin dillo: non vuoi fare sesso con me? vero?» il ragazzo non rispose neanche vedendomi in quelle miserevoli condizioni.

«ti prego dimmelo...ti piace essere supplicato? se è sì, stai raggiungendo il tuo obbiettivo quindi ti prego ora dammela vinta per un po'» lo guardai negli occhi sperando di centrare il punto ma sembrava così a disagio.

tirò un sospiro: «v-va bene, hai ragione. se ti va possiamo sederci e parlarne meglio» lo ascoltai e mi sedetti al suo fianco.

«provo a spiegare con calma, è difficile anche per me dirlo, perché è una cosa su cui ci ho riflettuto a lungo, e riguarda per di più le mie emozioni, i miei sentimenti, e sai che per me non è facile esternarli. non lo è mai stato».

«io penso che ci siamo fidanzati perché tu mi sapevi proteggere, e mi piaceva questa cosa, anzi continua a piacermi. stare con te era come un'assicurazione: se qualcuno mi avesse fatto del male, dopo avrebbe dovuto vedersela con te».

«e forse mi sono innamorato così tanto di questa cosa che ho dimenticato totalmente il resto, sai, con te ho sperimentato tutto: il primo bacio, il primo appuntamento, la prima frequentazione ed anche relazione...»

«forse per questo mi sono accontentato di ciò che mi piaceva di te senza considerare quello che cercavo veramente, per esempio qualcuno che mi eccitasse sessualmente cosa che con te continua a non funzionare, ma non voglio offenderti il problema sono io: forse mi piacciono le ragazze e non lo so perché non ci ho mai provato-»

«mi stai dicendo che ho buttato 9 mesi della mia vita per una menzogna? ho dato il mio amore ad un bambino che si comporta come se non avesse mai sentito la parola amore! prima di me avevi altri 17 anni per capire se ti piacessero gli uomini, e non te lo sei mai chiesto finché non ti ha fatto comodo avermi al tuo fianco!» cercai di trattenere il pianto, ed allo stesso tempo la rabbia.

«no, io sono stato benissimo in questi mesi non direi mai che sono stati sprecati: ma mi piacciono per le attenzioni che mi dai, la cura che ti prendi di me, quasi come farebbe una mamma, e tu lo sai che ciò colma un vuoto che ho di lei... purtroppo non mi sono mai sentito, e ancora non mi sento abbastanza maturo da distinguere i bisogni da i sentimenti ed ho ingigantito la visione che avevo di noi, illudendoti».

«mi stai lasciando innie, non è vero? a cosa vuoi arrivare con questo discorso dove insinui di avere bisogno di me, anche se non mi ami».

«no hyunjin, non voglio lasciarti io, ma sto chiedendo a te di farlo, per stare bene, per il tuo bene: per vivere un amore vero, che non riesci a provare in modo completo con me. tu sei omosessuale, io non lo so ancora. tu hai già una vasta idea di un qualcosa che ti piaccia, che ti ecciti, che ti renda felice, io no. quindi se ci tieni a me, ma soprattutto a te stesso, abbi il diritto di rimpiazzarmi subito, e scegliere un uomo che ti completi».

tra di noi partì un lungo silenzio, era finita, era ovvio per entrambi. non c'era bisogno neanche di ripeterlo per renderlo chiaro.

continuai a guardare il pavimento, sapevo che se avessi incrociato il suo sguardo avrei pianto, ma sentivo che il suo puntava su di me, forse aspettava gli parlassi.

inspirai rumorosamente: «questa è stata una bella botta, devo ancora metabolizzare...»

jeongin parlò: «forse ora non sembra, ma ci sono stato male anch'io, solo che mi ero rassegnato all'idea. è stato doloroso per me prendere questa decisione, voglio solo che tu sappia che quello che abbiamo provato fino ad ora è vero, e che non hai perso tempo. tu sai che ti amo, giusto?»

cedetti totalmente a questa parola, spazientendomi ed uscendo da quel silenzio di riflessione.

«come ti viene da dirmi che mi ami, magari l'hai fatto, ma dopo tutta questa merda come ti viene da dirlo! tu forse ti sei sentito completato in questi 9 mesi ma io no. rimanevo con te perché ero accecato dall'amore ma ti giuro che vivevo una merda, perché non c'era passione, non c'era eccitazione, non c'era affetto di fidanzati ma materno più che altro. erano meccanismi malati di cui mi stavo convincendo, non ho mai cercato altro oltre te, ma è giusto che ora lo faccia. mi hai fatto rimanere come uno stronzo: ti ho dato tutto, e non voglio neanche ribadire di averti amato, tu lo sai cosa ho fatto per te e tu cosa non hai fatto per me. se non lo sai fatti un esame di coscienza, ma non passerò mai più un secondo della mia vita con te», finì di vestirmi.

«hyunjin so che sei arrabbiato ora, ma ti prego non dire così, non è vero...non voglio che pensi questo di me, ma soprattutto di noi».

lo ignorai, lo lasciai in intimo sul divano ad osservarmi mentre mi preparavo.

presi ogni cosa che mi apparteneva e me ne andai in ciabatte, perché per allacciare le scarpe ci avrei messo troppo, e lui avrebbe potuto avere tempo di parlarmi...

dovevo avere la mia vendetta, dovevo fare sesso sfrenato una notte intera e farglielo sapere in qualche modo, ma soprattutto godermelo, per il mio bene.

dovevo vivere la vita che lui mi aveva fatto disprezzare.

[...]

Strippers | changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora