t w e n t y s e v e n

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- christopher's pov

era bellissimo anche in quelle condizioni in cui non avrei mai definito qualcuno tale, era perfetto nel momento in cui nessuno sarebbe riuscito ad esserlo.

per quanto mi tentasse, non potevo sfiorarlo, sapevo la fiducia che aveva perso nei miei confronti, sapevo la confusione che stava vivendo adesso.

riguardai il mio pugno arrossato a causa di prima, ma sentendo i lamenti del ragazzo in sottofondo, tornai con lo sguardo su di lui, importandomene delle nocche spaccate a sangue.

«jinnie, mi senti, vero?» domandai sottovoce, il piccolo annuì ad occhi chiusi.

«ricordi quanto hai bevuto?» chiesi ancora. dovevo assicurarmi che avesse bevuto tanto per sentirsi così, in caso contrario, avrebbe voluto dire che qualcuno si stava approfittando di lui, e successivamente avrebbe messo una sostanza nell'alcolico del piccolo.

fortunatamente, la sua risposta, anche se vaga, fece intendere per bene la quantità di alcol ingerita.

«hai mangiato qualcosa prima di bere?».
«un pochino, due fette di pane a casa» parlò con lentezza.

«okay...» spontaneamente vidi le sue mani cercare le mie, e gliele scaldai chiudendole tra i miei palmi. «...come mai a casa hai mangiato così poco?».

«non-non lo so, forse avevo litigato con mamma», annuì alla sua confessione.
«sei molto affannato, hai anche la pelle pallida e umida, sei sicuro di sentirti bene?».

il ragazzo non rispose, anzi, pareva stesse per addormentarsi. lo chiamai quindi più volte per tenerlo sveglio.
«jinnie, non dormire adesso okay? non finché non sarai a casa».
«ma io non voglio tornare a casa mia, voglio stare con te» conversò con incoscienza.

sospirai, cazzo era così dolce.
«ho freddo chri» tremò. diamine, stava sudando fino a poco fa, adesso aveva freddo improvvisamente.

ero consapevole della responsabilità che mi stavo assumendo, ma per lui avrei rischiato.

«riesci a metterti seduto? così posso vestirti».
«s-se continui a tenermi le mani, sì» mi rassegnai e lo aiutai a tenersi più sollevato.

riuscì ad infilargli la maglia, e slacciare quella giacca che gli avevo avvolto in vita; ma vestirlo sotto, era un'impresa.
portandomi il suo braccio lungo le spalle, lo tenni in piedi, e riuscì almeno ad infilargli l'intimo.

«jinnie, non riesco» lo posai sulla tazza, mentre quasi chiudeva gli occhi.
«non riesci a rimetterli da solo, o almeno ad alzare le gambe?», il ragazzo in silenzio optò per la seconda scelta e riuscì a mettere l'ultimo indumento, aggiungendo al suo vestiario la mia giacca sulle sue spalle, per non farlo sentire altro freddo.

non era un problema per me rimanere senza maglia, soprattutto se era per non farlo congelare.
«grazie» mugolò la sua voce spezzata.

«ti è mai capitato di stare così dopo una sbronza?» gli domandai.

«mh- si- hai voglia, quante volte. ma lo stomaco mi gira fortissimo adesso, non ricordo se era così anche le altre volt-» tossì.

«vuoi che chiami l'ambulanza? forse corri meno rischi se passi la notte in ospedale, no?», non so il perché gli stessi facendo scegliere se neanche era lucido, avevo così tanta paura di deluderlo ancora.

«no no, ho paura di stare lì, da solo, non voglio. voglio solo te, voglio stare a casa tua se ti va bene ospitarmi, così ci baciamo tutta la notte», pronunciò in modo parecchio disordinato e confusionario.

«o-okay, seguirò la tua decisione...vuoi andare già?», scosse la testa: «no, non voglio. prima baciami un po'».

«ma- ma- jinnie non posso... ora sei brillo non hai controllo di ciò che dici di volere» arrossì.

Strippers | changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora