t h i r t y f o u r

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di fretta interrompemmo ciò in cui eravamo impegnati, ci alzammo gli indumenti munendoci di censure, ed uscimmo dalla stanza poco dopo aver sentito la porta di casa chiudersi.

changbin si gettò con le ginocchia per terra e nervoso batté il pugno contro il pavimento: «che ho fatto di male», mi accovacciai verso di lui.

«io sono il suo cazzo di figlio unico, perché mi ha disconosciuto in così poco tempo? le è bastato così poco per capire di non amarmi più? ma l'amore di un genitore non dovrebbe essere incondizionato scusa?!» mi sentì in imbarazzo ad assistere ad un momento così brutto e privato, magari non voleva io assistessi a ciò.

tra l'altro non sapevo che dire, io volevo esserci per lui, ma come?

«binnie, ti prego non piangere, veramente. magari quando dirà della sua decisione a tuo padre, lui si opporrà e la convincerà ad accettarlo-»

«non voglio andarmene di casa, ma neanche rimanerci sapendo che la mia presenza infastidisce qualcuno» confessò.

«è tutta colpa mia, non avrei dovuto scattare quella foto, non avrei dovuto litigare con mamma, scappare di casa o deluderla a tal punto da dover alloggiare qui... sono stato egoista».

«ma che dici- sei cambiato totalmente da quando ti ho conosciuto, sei il ragazzo più dolce e spontaneo che io conosca. è vero, sei abbastanza polemico, forse anche un po' arrogante, ma queste cose fanno parte di te ed io le apprezzo tutte dalla prima all'ultima» mi tenne le mani.

fu dannatamente romantico quando non ebbe paura di guardarmi negli occhi anche se erano evidentemente lucidi ed arrossati, si stava mostrando così debole e demoralizzato davanti a me, quando prima non aveva neanche il coraggio di dirmi cosa provasse per me.

salì sulle sue gambe asciugando col pollice quelle guanciotte intrise di lacrime: «anche a me piacciono tante cose di te, soprattutto che trovi sempre una soluzione per tutto e sei paziente ad aspettare che le cose si risolvano. quindi che ne dici se adesso pensiamo un po' a cosa fare nel mentre invece di piangere sul latte versato?» il ragazzo mi guardò un po' deluso.

«dai binnie, capisci il mio discorso. il fatto che lei sia turbata non dipende da te, tu non stai sbagliando nulla. dato che è una cosa cominciata da lei, aspetta che la porti avanti e la concluda pure, tu nel mentre pensa a te stesso, per quanto possa farti male non avere il suo supporto...me ne rendo conto, sai che ci sono passato e lo sto ancora vivendo no? e credi che la sera quando dormo abbracciato a te e non a lei, come facevo quando fuori pioveva, non mi venga da piangere? certo che sì, ma il mio pianto non cambierà la situazione, semmai il contrario. sorridendo la supererai, ci penserai di meno, e quando avrai un confronto diretto con lei sarai sicuro esponendo cosa vuoi veramente».

il più grande sorrise e mi tenne stretto al suo petto: «amore sai che prima ti ho sentito discutere con tua mamma, no?» annuì.
«quando le hai detto di essere innamorato di me, di esser stato a letto con me, e di aver trovato finalmente la persona giusta, mi sono veramente sciolto» arrossì.

«ohh- speravo non lo sentissi, mi imbarazza che qualcuno mi senta quando parlo d'amore, soprattutto se la persona di cui sono innamorato è proprio chi ha sentito» si colorò di rosso anche lui, quando con entrambe le mani mi alzò il volto, e fece incontrare le nostre labbra, anzi i nostri sorrisi ancora intimiditi dalla situazione...

«che ne dici se chiedessimo al preside di alloggiare per un po' nel dormitorio della scuola? nel mentre troveremo un'altra sistemazione» fece oscillare la punta del suo naso col mio. ormai era come se convivessimo da anni, dormire separati non era neanche una delle opzioni.

ripensai riguardo la sua idea: «mh, ma se ci trasferissimo lì, gli altri studenti ci sentirebbero quando facciamo sesso… già sul blog parlano abbastanza di noi, poi ci manca pure che lo facciamo a scuola» ridemmo assieme.

«per una settimana potremmo farne a meno, non è questo il problema, smettila di pensare solo a quello» mi prese in giro pizzicandomi il capezzolo.

«ahia! stronzo-» mi alzai dalle sue gambe infastidito, lui ne approfittò per colpirmi il sedere. «ahia! eddai!» lo guardai male.
«comincia a telefonare alla segreteria e smettila di darmi fastidio» ringhiai.

«che antipatico che sei» sorrise alzandosi, e prima di correre in cucina a prendere il telefono, mi schiaffeggiò di nuovo il culo.

«oh! guarda che mi vendico coglione» gli urlai dietro.

pensai ad un piano prima di scendere al piano di sotto dove lui era già pronto in chiamata.

«salve vorrei chiedere delle informazioni» disse al telefono mentre mi accostai al suo corpo fingendo di volere un abbraccio.

pensare persino che aprì le braccia credendo di dovermi stringere.
capì subito il piano elaborato dalla mia losca mente non appena mi abbassai mantenendomi per i suoi fianchi.

slacciai la sua tuta, scoprì la zona di cui avevo fame, e continuai il servizio che avevo lasciato in completo poco prima.

mi ressi ai suoi glutei sodi per prenderlo tutto in bocca e farlo gemere nel mentre.
era tanto grande che dovetti cacciare al lingua fuori per dargli spazio.

al ragazzo piacque dopo un po' che ci prese l'abitudine, e mise una mano nei miei capelli per aiutarmi: «q-quindi- mh- non è possibile?» trattenne tutto ciò che la sua anima voleva urlare, quando attaccò il telefono furioso.

«felix» mi chiamò più volte.
«felix! smetti un attimo!» mi staccai.

«il dormitorio non è accessibile perché le nostre scuole si divideranno di nuovo...»

Strippers | changlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora