8. Il cuore bipolare di Aura

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Mi sta piacendo questa nuova quotidianità. Svegliarmi, prendermi i miei tempi e trovare sempre caffè pronto giù. Quando arrivo al bancone Helena è seduta sul lato 'sbagliato', quello della clientela, con dei fogli in mano. È così concentrata che sposta documenti senza alzare lo sguardo, come a voler occupare il posto accanto a lei in maniera poco raffinata.

"Scusa, mi stai cacciando o mi dai già ordini per le Dionisie?!"

Lei drizza la schiena poi scatta girandosi verso di me con gli occhi sgranati.

"Oddio no! Ti stavo tenendo il posto, tu mi servi come il pane. Hai visto che liste interminabili?" Mi fa indicandomi la montagna di scartoffie. "Abbiamo quella per gli stand, per il beverage, per l'intrattenimento. Ancora le richieste al comune, il calendario promozionale... Da quando Dion ha delegato tutto è un delirio. Lui ormai firma soltanto. Ah, e sceglie anche i vini in lista. Ovvio, l'assaggio è una delle sue consuetudini da fondatore." Quest'ultima frase sembra proprio sarcastica.
"Allora da cosa vuoi cominciare stamattina?" Già mi gira la testa con tutte queste cose da fare. "Spiegami un sevizio alla volta, però. Mi stai già mandando in tilt!"

"Per prima cosa raccattiamo tutti i fogli. Stavo giusto aspettando te. Mi sono presa la giornata libera. Ora andiamo al quartier generale, devo parlare con Dion. Poi assegnerò i compiti aggiornati."

Helena infila tutto in borsa, poi continua "E... Ragazza, datti un contegno davanti al capo. Non vorrai fare una brutta impressione proprio il primo giorno?"

Io non rispondo neanche, alzo gli occhi al cielo sorridendo. Ho capito che non la smetterà così facilmente.

Durante il tragitto a piedi mi racconta qualcosa delle passate edizioni. Una delle cose che apprezzo di Arachova è che le macchine qui sono pressoché inesistenti. Durante gli spostamenti tutti si salutano e si fermano a chiacchierare.

Com'è possibile innamorarsi così profondamente di un posto? Emozionarsi a pelle con un luogo senza averlo mai vissuto? Arachova riesce a farmi questo effetto.

Poi lo vedo lì, appoggiato sullo stipite di una porta in legno. Ho un sussulto così forte che lo avverte anche lui. Che pessima figura. Sento il suo sguardo che mi avvampa addosso, mentre continua a parlare con un tipo. Io invece ho le gambe inchiodate di sicuro ho preso di nuovo colore in viso.

Dentro di me si battono due forze opposte: non so se mi vergogno di più per le sue occhiate o per l'ennesima trasformazione in pomodoro. Che caspita. Da lontano sento Helena che civetta.

"Buongiorno ragazzi! Che fortuna trovarvi entrambi, ho proprio una questione da sottoporvi."

I ragazzi alzano un sopracciglio mentre si guardano. Sicuramente meditano la fuga. Ma lei fa finta di niente e continua.

"Prima di tutto da oggi ho un'assistente. Trattatela bene, perché non ha ancora la minima idea del lavoraccio che l'aspetta! Se me la spaventate avrete un braccio in meno, ve lo spezzerò io." Si ferma, aprendosi in un sorriso eccessivo... Troppo eccessivo. A quel punto i ragazzi non hanno scelta, partono in coro. "Abbiamo capito."
"Bene. Allora Dion, quelle autorizzazioni..." Helena non gli dà tregua, io per fortuna sono riuscita a mettere due passi avanti. Quando vedo il tipo accanto a lui dirgli qualcosa sottovoce. Si allontana da Dion per venire verso di me.

"Ciao, io sono Marcus. Mi occupo del planning, anche se con Helena divento un tutto-fare. Tu non sei mai venuta qui in sede? Non ti ho mai vista."

"Giusto, è la prima volta. Io sono Aura. Forse ci siamo visti l'altra sera al bar? Oddio, memorizzare tutti gli amici di Helena non è semplice, eravate in troppi!"

"Esatto, ricordi bene." Risponde Marcus, infilandosi le mani in tasca. "Se ti va ti faccio vedere come ci siamo organizzati."

"Va bene, ti seguo. Comunque sinceramente non ho ancora capito il mio ruolo qui."

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora