27. Il tramonto sul golfo

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Il sole è ancora caldo sul golfo di Corinto. Gioca col proprio riflesso, sulle piccole increspature create dal vento.
La gente ha cominciato a dileguarsi, la spiaggia prende respiro.

E anche io.

Stesa sull'asciugamano chiudo gli occhi e porto le braccia dietro la testa.
Mi devo rilassare, non riesco a smettere di pensare a Dion e a cosa diavolo sta combinando!
I ragazzi sono andati al bar a farsi una birra ghiacciata. Io non riesco neanche ad immaginare di ingoiare acqua, tanto è grosso il magone che ho in gola.
Odio essere così emotiva.

Mi copro gli occhi con le mani, per cercare di schiacciare anche i pensieri che vorticano.

Da quando conosco Dion non ho mai affrontato una giornata tranquilla.

All'improvviso sento profumo di caffè.
Di scatto sollevo le spalle dall'asciugamano e sobbalzo dallo spavento.
Dion con passo felino è arrivato fin qui.
È in piedi a gambe divaricate su di me, col sole alle spalle che gli crea un'aura di luce così forte da sembrare sovrannaturale. Ha in mano un caffè che mi porge senza dire una parola. Mi sta fissando.
Io perdo ogni progetto di vendetta in un solo sguardo. Quegli occhi mi soggiogano ogni volta.

"Ehi." Bisbiglio.

"Ciao forestiera." Si inginocchia su di me, poggiandomi il caffè accanto, sulla sabbia.
Abbassa il viso verso di me, protendendo le labbra. Me le bagna con la sua linfa, come fosse un tranquillante mi calma.

"Sei arrivato."

"Sono qui... Ho fatto più veloce che potevo. Ho lasciato Sileno che borbottava ancora." Le sue labbra si aprono in un sorriso sincero.

Punto il palmo delle mani verso le sue spalle, lo spingo indietro sulla sabbia.
Sto cercando di tornare in me.
Mi guarda spaesato, senza capire che sta succedendo. Corruga la fronte, i suoi occhi si fanno più piccoli.

"Kore mi diceva che le hai detto dei tuoi spostamenti oggi. Molto simpatica, eh?" Cantileno senza pudore. A sentire la mia voce mi darei della paranoica!

Lui mi guarda con una smorfia un po' divertita. "Perché sei gelosa?" Mi chiede, accavallando le caviglie, le gambe allungate sulla sabbia.

"Tu, invece, perché sei geloso?"

"Io non sono geloso." Dice pacato. Con le mani dietro la testa si mette comodo, allargando i gomiti. "Sono possessivo, nessuno tocca ciò che proteggo io. Ora rispondi tu alla mia domanda."

Poggio le mani sui suoi pettorali, fino a posare i gomiti su di lui. Anche io mi metto comoda sui suoi addominali, seduta sulla camicia di lino colorata.
"Non mi piace vedere la fila dietro di me.” Confesso.

Dion non proferisce parola, ma mi osserva, senza distogliere mai lo sguardo dai miei occhi.
Come una calamita le mie labbra cercano le sue. Fin quando delicate si accarezzano morbide, e la mia voglia di lui torna, pura e semplice.
Mi sollevo appena per osservarlo.

Ma appena sentiamo le voci degli altri di ritorno dal chioschetto ci giriamo entrambi in quella direzione. Ormai sono ad un passo da noi.
Sono disorientata, non posso farmi trovare così... Non mi piace essere alla mercé dei commenti di chiunque.
Alzo una gamba per togliermi da quella posizione, ma Dion è più veloce di me. Mi afferra la coscia in aria e la rimette dov'era poco fa. Ora sono bloccata, entrambe le sue mani sui miei fianchi. Lo guardo confusa.

"Cosa diranno?" Mi esce, con un filo di voce.

"Che sei mia." Mi accarezza con i pollici la pancia. "Così evito di doverlo ripetere a suon di nocche sui denti." La sua risata è quasi crudele. Mi spaventa.

"Cos'hai fatto?"

"Tranquilla, qualcuno già sa che deve tenere le mani a posto." Il suo sorriso mi intimorisce, ha già fatto qualcosa a qualcuno. Il mio sguardo, vacuo, riflette la domanda che mi sto ponendo. Non ho contatti con molte persone, anzi...non esco che con le mie amiche. Chi crede che mi abbia toccato? O ci ha solo provato...
Cazzo, Marcus.

"Dion!"

"Non ti preoccupare, gli ho solo parlato, per ora. Non ti importunerà più." Mi legge nel pensiero.

Helena affretta gli ultimi passi verso di noi, lasciando di poco indietro gli amici. "Ehi, voi!"

"Com'era la birra?" Cerco di fingere non-chalance.

"Ci serviva...voi non perdete tempo!" Scherza lei.

"Se volete potete tornare a farne un'altra, anzi, dopo portatene una anche a me. Io ho da fare." Ordina Dion tirandomi a sé.

I ragazzi si siedono sui loro asciugamani, non danno peso a ciò che sta dicendo. Le ragazze invece sono verdi di rabbia. Mi mettono a disagio. Provo a spostarmi ma lui non me lo permette ancora. Mi inchioda con lo sguardo.
"Lasciale stare." Mormora.

Mi abbraccia stringendomi. Io sono bloccata piacevolmente sul suo petto. I miei capelli sono sparsi, sulle sue braccia, sul suo viso, in piccole ciocche ancora umide. E mi ritrovo a sentire tutto il suo profumo, così intenso.

Chiudo gli occhi in quella posizione e mi lascio andare alla luce del sole, per la prima volta, a effusioni così intime.

Quando provo ad alzare la testa per parlare mi anticipa lui. "Io vado a fare un bagno, Aura, vieni con me."

"Ma io..."

"Tu vieni con me." È intransigente.

Mi tira su come se fossi fatta di carta, con due dita. Si sfila velocemente la camicia senza sbottonarla. Quando si mette in piedi, e solo allora, capisco perché ha insistito senza farmi parlare. Gli occhi mi sono caduti sul costume e, cavolo, sarebbe stato meglio non farlo!
Per lo spavento mi è uscito un mugolio che ha fatto girare Alexis e l'altra ragazza alta del gruppo.
Sono pietrificata. Non sono abituata ad affrontare scene del genere, e non so gestirle. Ha il pacco che risalta senza ritegno.

Dion mi prende per mano e cammina spedito verso le onde, trascinandomi letteralmente, per impedire che altri vedano ciò che ho visto io.

Quando mi lascia la mano si tuffa in profondità, e non lo vedo più.

Entro in acqua lentamente, mantenendo solo gli occhi fuori, come un ippopotamo. Cerco di ascoltare con attenzione i rumori intorno a me. In mare ci siamo solo noi.
Di colpo qualcosa mi afferra le gambe, sale sui glutei e mi accarezza la schiena.
Trasalisco.

Poi lo vedo attraverso l'acqua cristallina, mi gira attorno per riemergere di fronte a me.
Mi bacia ancora grondante d'acqua salmastra. Le nostre lingue giocano soffici, catturano le labbra, poi tornano ad avvilupparsi. Mi avvolge ancora con le sue braccia e io, a mio agio nascosta in acqua, ricambio l'abbraccio.

Quando mi lascia andare guarda verso la spiaggia.

"Ci fissano ancora tutti." Gli faccio notare con un po' di amarezza.

"Che t'importa?" Dice ridendo.

"Non ti senti a disagio?" Gli chiedo.

"No. Tu?"

"Si." Sorrido timida.

"Lasciali fare. Non ti godi mai niente se hai sempre paura di ciò che dirà la gente..."

Giusto.

"Credo di non essermi mai goduta niente nella vita, allora."

"Io posso insegnare a rilassarti." Mi dice all'orecchio, avvicinandosi col bacino.

"Dai..."

"Che cosa c'è?"

"Cosa fai?"

"Non faccio niente. Io mantengo le promesse. Ma non ti ho mai detto che non ti avrei stuzzicato. Tu mi provochi anche solo respirando accanto a me." Mi guarda intensamente. "Io ti voglio, farò di tutto per averti."

Ed io ormai sono persa, come se non ci fosse nulla attorno a noi.
Dion sfiora delicato le mie labbra con le dita, accarezzandomi il viso. Poi si allontana verso il largo, lasciandomi bollire, afflitta, nel mio stesso brodo.

Prevedo un fantastico pomeriggio ricco di tanta frustrazione!

Dai, me la sono cercata.

Provo a seguirlo a larghe bracciate, ma di lui non c'è traccia.
Decido di esplorare questo piccolo bacino roccioso, che si allunga verso il largo da entrambi i lati. Continuo a nuotare ancora e ancora. Finché lo vedo. Ha solo la testa fuori dall'acqua, sembra immobile. Quando gli sono dietro lo avvolgo con le mie braccia, che lui stringe subito a se.
Il sole sta scendendo sempre più giù, lasciando scie di colori sulla superficie. Il silenzio è rotto solo dai gorgoglii creati dai nostri leggeri movimenti.

Con Dion avviene una magia. Tutto ciò che vivo è fuori dal comune.

"Non ho mai vissuto un tramonto in acqua." Oso dire io.

"È una esperienza che ti rimane dentro." Dice, senza distogliere lo sguardo da questa meraviglia.

"Quante volte lo hai visto?"

"Da qui? Neanche una." Si gira ad osservarmi, senza lasciarmi allontanare.

"Avrai avuto così tante occasioni...quante vite hai vissuto?"

"Ho smesso di contarle." Mi tira appena per farmi ruotare davanti a lui.
Nuotando mi avvinghio al suo busto con le gambe, stringendomi a lui.
Questo contatto mi dà un fremito e lui se ne accorge. Sorride, sapendo che anche io sto soffrendo un po', dopotutto.

"Le leggende che si narrano da secoli su di te non ti rendono giustizia." Lo tormento un po' giocando con le labbra sulla pelle del suo viso. "Dovresti ribellarti a certi schemi che ti vogliono pazzo e fuori controllo. Il resto però sembra veritiero."

Mi solletica sui fianchi a quelle parole, agitando appena il flusso d'acqua.

"Come osi, sei al cospetto di un Dio!" Bisbiglia sulle mie labbra, sorridendo delicato. Mi prende in giro. "Nella mia natura divina ho vissuto pochi momenti davvero degni di essere apprezzati. La pazzia mi ha reso più aggressivo, certo. Ma non mi porterà mai via il desiderio che ho di te."

"Cosa potrei darti io, che mi lascio intimidire da un solo sguardo."

"Esattamente questo. Le tue emozioni vibrano intorno a te. Sono vive. E mi hanno risvegliato quando ho aperto quella porta la mattina che sei entrata alla taverna."

"Tu sei il Dio greco che è più vicino ad un umano di chiunque altro." Rido, ripensando a quello che mi ha appena detto.

"Ah! Aura... sei tu che mi manderai al manicomio!" Con un sorrisetto furbo mi prende per mano, nuotando con l'altra.

Cominciamo a tornare indietro, lentamente, giocando sotto l'acqua.

Comincio a capire perché sono partita senza meta quel giorno.
Inizio a comprendere come far combaciare i pezzi del puzzle della mia vita.
E prima o poi saprò perché ho incontrato sul mio cammino Dioniso.
O come abbia fatto lui a trovare me.

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora