22. Dion al tappeto

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"Aura!" Urla Dion. "Aura fermati!" Prova ancora.

Io ho solo un pensiero: non farmi prendere.

"Aura, cazzo, cosa è successo?" Mi insegue.

Continuo la mia folle corsa guardandomi indietro. Finché non mi sento prendere e sollevare completamente da terra. A quella stretta improvvisa il panico ha la meglio. Strillo così forte dallo spavento che, quando rimango senza fiato, riesco solo a far uscire lacrime.

"Aura, come stai? Sei tutta intera? Cosa cazzo ci fai qui?" Un leggero tono di turbamento trapela dalla voce di Dion. Ma io piango, senza parlare.
Lui mi tiene avvolta fra le sue braccia, mi culla, mi lascia fare. Quando i singhiozzi si calmano, mi allontana dal suo petto e mi guarda negli occhi.

"Cosa ti ha sconvolta?"
Riesco solo a dire "Tu."

Mi stringe ancora. "Cosa ho fatto?" La sua voce sembra addolcita.

"Dimmi chi sei, chi è Apollo? Cosa centra l'Olimpo? Chi ti cerca?" Dico tutto d'un fiato.
Lui mi guarda, sembra in trappola. Cosa avrà nascosto di così terribile?!

Per qualche secondo sembra voler misurare le parole, ma forse il mio viso gli sta chiedendo pietà. Non so quale espressione io abbia.
Lo vedo sospirare vistosamente. Per qualche secondo interminabile evita parole, il suo viso si contrae, rassegnato.

"Il tuo gioco si è fatto pericoloso, fratello. Fossi in te mi libererei di un peso." È Febo o Apollo a parlare. Che strano, proprio come i due nomi del Dio che traina il sole...

"Vieni con me, tu sei pericolosa qui in giro." Una risatina isterica colora le sue labbra.

Gli occhi del fratello mi fissano buoni. "Aura, ascolta ciò che il suo cuore cela al mondo, è qualcosa che ha voglia di urlare solo alla tua anima, ma in confidenza: non ce la fa, ha bisogno di un aiutino."  Con un sorrisetto ci saluta e si allontana a passo mesto.

Dion mi prende in braccio, portandomi fino al falò. Mi sistema con una coperta accanto al fuoco. Lui si posiziona a terra, davanti ai miei piedi. Piano, comincia a parlare.
"Io sono Dion, per gli amici, ma il mio vero nome è Dioniso. Questa è casa mia, mi dovrebbe spettare un posto nell'Olimpo ma io, per ragioni che ormai tutti sanno, l'ho rifiutato."

"Ma di cosa parli?? Non ti capisco!" Lo interrompo un po' alterata.

"Aura, io sono Dioniso." Riprede con voce più dura. "Il dio nato due volte, il dio dell'ebrezza e dell'irrazionalità, il dio folle." Si ferma a controllare che io sia ancora attenta. "Ho bisogno di te. Guardami negli occhi." Cerca la mia concentrazione, perché non sono in me.

Sembra serio, eppure non può esserlo.
"Cosa..." Sto per cominciare a balbettare.

"Lo so, ascoltami bene: sembra assurdo, ma sono serio." Ripete ancora.

"Tu sei cosa?" Sono rimasta un po' indietro nel discorso, pietrificata. "Non ti azzardare a prendermi in giro perché ti ammazzo con le mie mani!"

Tento di prenderlo a pugni, ma ovviamente è più rapido e calcolatore di me e mi anticipa le mosse bloccandole.
Alla fine cedo sotto la fatica dei colpi che mando a vuoto. Col fiatone mollo tutto e Dion approfitta per abbracciarmi ancora.

"Tu... Vuoi credere che io mi beva questa storia?" Gli domando disgustata. Ma cos'ha in mente? Come crede di convincermi? È un folle... "Sei un folle! Non ti permetto di deridere la mia intelligenza, e neanche la mia pazienza. Sei solo un immorale, un dissoluto, un figlio di..."

"Mia madre!" Mi interrompe secco spingendomi indietro, sul terreno. "Una madre assassinata prima che io nascessi!" Ha le narici allargate dall'ira.

Mi tiene i polsi bloccati a terra e mi ha agganciata puntando un ginocchio in mezzo alle mie gambe. Mi guarda a pochi centimetri dal mio viso. Anche se è troppo vicino per poterlo picchiare io ci provo. Tento qualche ginocchiata nelle costole: non va a segno. Sono disorientata e voglio solo allontanarmi il prima possibile da lui ma il suo respiro su di me non me lo permette, mi ipnotizza.

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