3. Incontri

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La giornata di ieri è stata piena di sorprese, in questo paesino mi sento a mio agio. Uscire e passeggiare per i vicoli, mangiare in taverna, per me è tutto nuovo. Questa libertà mai provata è come un sogno.
E poi c'è la ragazza della taverna: vispa, amichevole, un po' su di giri a volte ma mi mette sempre a mio agio.
Ecco perché quando Helena, dopo avermi servito l'ennesimo pasto ha deciso che ho bisogno di uscire e vivermi la gente del posto. Mi propone di passare con lei la serata e io accetto molto volentieri.

"Ti faccio conoscere un po' di amici svitati. Ma se ti sembra troppo, tranquilla, non ti tratterrò."

A questa proposta sono felicissima. Ho sempre avuto un carattere espansivo, ma spesso da piccola facevo fatica a venire fuori dal mio guscio. Questa lotta intestina perdura ancora oggi, nonostante io riesca a gestirla meglio agli occhi di chi mi sta intorno.
Helena fa un occhiolino d'intesa. Ho capito che con lei andrò d'accordo su tante cose.

Così, quando mi chiede del tempo per darsi una sistemata e riposarsi, io ne approfitto per girare in paese e godere ancora un po' dell'autonomia che negli ultimi anni mi è mancata finché incontro Helena nel tardo pomeriggio.

Riflessi rossi e dorati si diramano ovunque, irradiati dall'orizzonte. Il sole sta tramontando sul golfo di Corinto, a pochi chilometri in linea d'aria dal villaggio, quando ordiniamo la seconda birra. I tavoli del locale accolgono i ragazzi fuori, in strada c'è un via vai incessante. Sembra che tutti i ragazzi di Arachova abbiano appuntamento in quella strada.

Helèna fa le prime presentazioni man mano che il gruppo si sistema su sedie recuperate da qualsiasi angolo della via. C'è chi le chiede, come ogni sera, fermandosi davanti al portoncino di legno accanto alla vetrina del bar, parlando del tempo con l'anziana signora ferma sull'uscio. C'è chi arriva e si sistema sui gradini di fronte, con il suo drink già in mano.
Io riprendo la mia birra dopo le presentazioni, faccio un lungo sorso fresco.

"Ragazzi, non credo di ricordare tutti i nomi, stasera abbiate pietà di me." Li imploro.

"E sarà la tua unica possibilità, da domani sarai interrogata!" Sento dal tavolo di fronte a me. Ridono tutti di quell'assurdità.

La ragazza coi capelli ricci e nerissimi continua. "Non ti crederei umana se fosse il contrario. Se vuoi puoi affibbiarci dei nomignoli. Ognuno di noi ha già dei soprannomi, forse ti aiuterebbero nell'impresa."

"Fantastico! Allora posso ordinare altro da bere, tanto sono già brilla." Ormai ho abbastanza alcool in circolo. "E se posso anche non sforzarmi di memorizzare i nomi... Io ti avevo avvisata, Helena..."

"Hai ragione, ma non credevo fossi seria. Sei peggio di un criceto. Dai, ragazza, non reggi l'alcool! Bisogna rimediare a questo inconveniente." Helena è sempre sul pezzo.

"E tu credi che continuando a bere, l'allenamento darà i suoi frutti?!"

"Un giorno...forse..." Una voce calda attira la mia attenzione. Mi giro curiosa. Un ragazzo mi osserva sornione, appoggiato al palo di pietre che sorregge lo spiovente del locale. Ha le braccia conserte che gli ingrossano otticamente le spalle già larghe. Ormai è calato il buio e i lampioni fanno una luce troppo fioca.

Con maturità, negli anni ho cominciato a perdere quel disagio che mi caratterizzava negli incontri sociali. Ma questo ragazzo... Ha qualcosa nel suo essere che mi crea un imbarazzo differente. Qualcosa che mi sta facendo colorare di rosso carminio la pelle chiara. Pochi secondi di silenzio e il rossore si diffonde velocemente, dal viso si espande.

Fisso i suoi occhi senza emettere un fiato. Sono color cioccolato, come i suoi capelli che gli cadono liberi ai lati degli occhi. La barba che gli avevo visto stamattina è appena accennata, lo fa sembrare più un uomo che un ragazzo. Ciò che non avevo ancora notato sono due lividi sul viso: uno zigomo e la mascella hanno una macchia scura ciascuno.

Cos'avrà fatto per guadagnarseli?

Nonostante l'ombra che creano i capelli spiccano due piccoli orecchini d'oro a cerchio ai lobi delle orecchie, lo fanno sembrare virile, ambizioso e... Non lo ammetterò mai a voce alta, ma mi turba piacevolmente e non poco. Senza che me ne accorga il respiro si è fatto veloce, e più lo guardo più mi sento avvampare in un crescendo di desideri indecifrabili.

Mi rendo conto di star vagando un po' troppo con la fantasia quando Helena mi riporta alla realtà.

"Ehi Dion, ti presento Aura. È arrivata oggi. Avremo tutto il tempo di testare il suo condizionamento alcolico!"

"Ciao forestiera." Mi contempla mentre mi saluta.

"Ehm, ciao." Rispondo boccheggiando quasi smarrita, abbassando lo sguardo.

Helena continua. "Non ti fischiavano le orecchie oggi pomeriggio? Ti vorremmo chiedere se sei disponibile per una escursione sul monte in questi giorni."

"Sei proprio sicura di voler salire? L'ultima volta a quando risale? Alla gita delle medie?" Chiede lui perplesso.

"Oh no, io no! Puoi stare tranquillo... Non verrei neanche morta. Tu saresti capace di lasciarmi lì senza pensarci due volte se non mantenessi il passo. È Aura che vuole andarci e l'unico in grado di districarsi lassù se tu." Sorride lei, mantenendo lo sguardo di Dion, come se stesse continuando un discorso telepatico.

Senza pensarci ho di nuovo sollevato gli occhi sul ragazzo, lo osservo come se stessi studiando una creatura mitologica, con le labbra socchiuse, sorpresa. Seguo i lineamenti del suo fisico asciutto e muscoloso. Ne apprezzo le forme. Per la prima volta lo osservo realmente, con desiderio. È una strana sensazione mai provata, che mi ha messo in sciopero il cervello, ormai scollegato.

"Ieri mattina eri alla taverna, giusto?" Chiede lui, scrutandomi. Abbassa leggermente la testa per inchiodare il mio sguardo.

"Certo, sono arrivata presto in paese. La taverna è stata la mia prima tappa. Ho conosciuto Helena che mi ha suggerito di soggiornare lì."

"Quindi alloggerai alla taverna?" Mi soffermo sulle sue labbra.

"Eh, già." Rispondo, ma senza capire bene.

"Allora so dove trovarti quando ti verrò a prendere per accompagnarti su al monte..." Dion mi sussurra all'orecchio scandendo piano le parole. Poi mi da una rapida occhiata e si allontana con la bottiglia di birra in mano.

Il cuore mi va a mille come ad una ragazzina. Ma che caspita mi prende?! Ho ventun anni e non ho mai sentito niente del genere bollirmi dentro.

Helena mi osserva in disparte e mi viene incontro agitando le braccia. "Ehilaaaa, bionda. Sei sulla terra?"

"Credo di no." Dico con un filo di voce.

"Meno male che ti avevo avvertita."

Scuote la testa ridendo e quasi le trabocca il bicchiere pieno, finendomi sul braccio. La birra ghiacciata mi fa tirare un sospiro profondo dallo spavento. Helena ride di gusto nel guardarmi.

"Ragazzi!" Urla al gruppo attorno a loro, agitandosi per attirare l'attenzione di tutti. "Un brindisi ad Aura che comincia ad esplorare gli angoli più reconditi di questo paese e dintorni!"

Le urla si levano nella stradina stretta. Sono frastornata, ma anche un po' alcolica. Dopo quest'ultimo sorso cerco di prendere le misure del bicchiere, senza riuscirci. È così che capisco che è il momento di mangiare qualcosa, o mollare definitivamente il bicchiere. Non sono ubriaca, ma ormai ho superato il livello di alcol consentito dal mio cervello.

La serata continua tra le risate, chiacchierando con tutti. O meglio: ridendo con tutti. Mi guardo attorno ogni tanto, senza trovare il ragazzo della montagna. Lo cerco desiderando ancora quella voce così vicina, quegli occhi che sembrano ormai attendermi.

Ma che diavolo penso? Forse mi sto per prendere la prima sbornia?

La ragazza riccia si avvicina e mi toglie il bicchiere dalle mani, ma protesto. "Mary, era solo soda!"

"Io ed Helena stavamo pensando di rientrare." Dice lei.

"Ma perché l'hai chiamata Mary?" Chiede Helena.

Replico parlando lentamente.

"Assomiglia alla vergine Maria. Vedi, ha anche il velo blu sulle spalle. Me l'avete detto voi che potevo usare dei nomignoli..."

"Certo! Ed io oggi sarò la tua Mary. Sempre che tu lo ricordi domattina." Mi guarda dubbiosa la riccia.

"Ah, guarda, non ti so dire. È la prima volta che bevo così tanto." Mi appoggio a lei.

"Allora prendi nota, così sai fin dove arrivare la prossima volta. Hai bevuto: tre birre, un gin lemon, e poi?"

"Una soda." Rispondo.

"Oh, ma dai! Sei già arrivata al limite? Sarà divertente scoprire le tue prossime sbronze allora!" Helena è la più divertita. Tra le due lei sembra la più casinista, mentre 'Mary' la più pacata e razionale.

Mi prendono per mano e mi trascinano via ridendo. Io incespico sulla strada antica di pietra. Camminiamo scendendo lungo il viottolo per qualche minuto, finché arriviamo davanti al portone, nella stradina laterale in cui si affaccia la finestra della mia stanza. Ci salutiamo e ognuna torna nel proprio letto.

Io, appena mi chiudo la porta alle spalle, infilo la mia t-shirt lunga dei Nirvana, socchiudo il finestrone e mi stendo sulle lenzuola fresche. E poi... più nulla.

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora