17. complici

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«Perché hai chiesto a Lorella di cancellare il duetto su Abbi cura di te

La domanda arrivò dritta come una lama nel petto per Nicolò.

Si sentì mancare il terreno sotto i piedi, la gola era secca e il cuore gli balzò allo stomaco. Era ovvio che la sua decisione sarebbe arrivata, prima o poi, alle orecchie di Livia e, automaticamente, avrebbe dovuto essere preparato. Ma la verità è che fra la miriade di pensieri che attanagliavano la sua mente non ci fu spazio per allestire quella conversazione; perciò, Nicolò dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per cercare di non fuggire a gambe levate da quella situazione che gli pesava come piombo sul ventre, sul cuore e sulla testa.

«Non mi sentivo pronto a farla in puntata» rispose, mentre estraeva la custodia delle Airpods dalla tasca dei suoi jeans. In qualche modo sperava che il banale e rapido gesto di riporre le cuffie appena spente dentro la scatolina potesse distrarlo o impegnarlo in maniera tale da non dover per forza incontrare gli occhi verdi della sua compagna di classe. Ma era una speranza a dir poco chimerica.

«Ma che dici?»

Livia non aveva in corpo la stessa calma piatta del ragazzo davanti a sé. Voleva una spiegazione rapida, chiara e cristallina che desse una giustificazione a quel repentino cambio d'umore.

«Non mi sentivo pronto. Non mi piaceva come stava venendo fuori, lo sai che sono un perfezionista.»

Nicolò era fermo nella sua posizione mentre lasciò scivolare la scatolina bianca nuovamente in tasca e si strinse nella sciarpa leggera. Pregò che quella spiegazione potesse bastarle ma in cuor suo sapeva che non era così, e lo sguardo irritato di Livia glielo confermò.

«Ma se le prove stavano andando benissimo... anche le barre che avevi scritto erano perfette» ribatté la bionda, scostando i capelli dietro le orecchie e lasciando che la fresca brezza di un inizio gennaio insolitamente non troppo gelido investisse le sue gote.

«A me non convincevano» insisté lui. Poi si voltò e fece per dirigersi verso la casetta, ma la mano di Livia che afferrò prepotentemente il suo braccio sinistro lo bloccò nelle sue intenzioni.

«No, scusa eh. Ma che modo è?»

Le iridi chiare della sua compagna di classe, solitamente trasmettitrici di calma e serenità, erano in quel momento devastate da una tempesta di fulmini e non riversarono altro che inquietudine in lui, che dovette barcamenarsi per non perdere l'equilibrio e scivolare in un oblio mentale senza rimedio.

«Mi hai fatto fare una figura di merda con Lorella,» continuò la ragazza «quando me l'ha detto sono rimasta senza parole come una scema. Te ne rendi conto, sì o no?»

«Mi dispiace, non era assolutamente mia intenzione».

«Mi spieghi che c'hai? È da dopo Natale che sei strano». La richiesta della romana risuonò come una supplica. «E non mi dire che hai solo nostalgia di casa perché non me la bevo più. Non dopo questa cosa che hai fatto».

Nicolò abbassò la testa e conficcò le mani nei suoi capelli ricci, come a cercare un interruttore che potesse teletrasportarlo lontano da quella scena pietosa.

«So che c'è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi. Per piacere, parlami.»

È a quel punto che il ragazzo si ritrovò a un passo dall'impazzire.

«Ma che cosa sai, esattamente?» urlò, alzando il capo e facendo penetrare le sue pupille in quelle di Livia. «Tu pensi di sapere sempre tutto, pensi che io sia chissà quanto forte ma la verità è che non hai idea di chi io sia e nella lettera di Natale hai scritto un mucchio di scemenze.»

𝐫𝐚𝐯𝐞, 𝐞𝐜𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢 ☽ | Amici22Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora