33. orgoglio

867 36 3
                                    

Diversi giorni dopo la registrazione della puntata la situazione tra Livia e Samu non era migliorata, semmai era peggiorata. Non si rivolgevano la parola, o meglio lui non le rivolgeva parola. La romana aveva tentato tantissime volte di approcciarsi al ballerino, anche solo per qualche chiacchiera di circostanza. «Hai visto come piove oggi?», «Siamo già a marzo, come vola il tempo!», «Come sono andate le lezioni oggi?». Ma davanti a sé trovava il Muro di Berlino. Anche i turni delle pulizie, che continuavano a condividere, scorrevano nel silenzio più assordante. Livia lo guardava, il suo viso era sempre contratto, attraversato da nuvole grigie, i suoi occhi verdi non emanavano più quella calma che le faceva dimenticare il mondo attorno.

Ogni tanto lo spiava attraverso la porta della sala danza, quando terminava le sue prove. Lo vedeva volteggiare nell'aria, leggero come una piuma, nei suoi movimenti fluidi che mal si accostavano al suo umore nero.

«Sei deconcentrato oggi, che succede?» aveva sentito dire una mattina da Emanuel Lo, che aveva interrotto la musica.

«Scusami, ho tanti pensieri.» aveva risposto il palermitano, col fiatone.

«Posso immaginarlo... ma quando sei in sala dovresti cercare di lasciar fuori la tua vita privata.»

Samu aveva annuito, sorseggiando dell'acqua dalla bottiglietta.

«Non ti sto rimproverando, prendilo come un consiglio paterno.»

«No, no, hai ragione. Continuiamo.»

Samu si buttò a capofitto nella vita didattica per non fermarsi a pensare. Avrebbe potuto rilassarsi qualche giorno, visto e considerato che era al serale, ma lavorò più duramente di quando ancora possedeva la maglia azzurra. Condividere il tetto con Livia era diventato una tortura, per non parlare di tutte le volte in cui incrociava lo sguardo di Nicolò. Sapeva bene che il suo orgoglio stava rovinando ogni cosa, nonostante la colpa principale di tutta quella storia fosse di Nicolò. In fondo, era stato lui a baciarla, lei non aveva ricambiato, anzi – a detta sua – era rimasta completamente spiazzata. Ciò che proprio non riusciva a perdonarle era l'avergli celato tutto per più di una settimana. Se quel bacio non ha davvero significato nulla, come asseriva lei, perché nasconderlo? Perché non essere sincera e dirgli tutto subito? Su questo argomento si sfogò con Alessio e Mattia, una sera in giardino.

«Io sono sicuro che abbia agito in buona fede, Samu» Mattia espresse la sua opinione dopo un lungo monologo del suo amico, poggiando la testa sullo schienale del divanetto. «potrei metterci la mano sul fuoco.»

«Anche io la penso così.» aggiunse Alessio, sbuffando una nuvola di fumo. «Conosco poco Livia, ma l'ho sempre vista innamorata persa di te, se ti ha nascosto il bacio è solo perché non voleva ferirti.»

«Senza contare, poi, che è stata colpa di quel cretino di Mezkal se tutta questa storia è venuta fuori.» Mattia osservò Samu, che nel frattempo faceva avanti e indietro per il giardino, in maniera frenetica.

Furono proprio quelle parole a bloccare il palermitano sul posto. Si voltò verso il biondino. «Appunto.» batté energicamente i palmi delle mani.

«Appunto che?» Alessio inarcò un sopracciglio, non capendo dove volesse andare a parare.

L'allievo di Emanuel Lo si avvicinò al divanetto. «Vi rendete conto che se non fosse stato per quel bigliettino del cazzo io non avrei saputo nulla? È stato quello a scatenare i sensi di colpa in Livia, altrimenti non avrebbe mai confessato.»

«Non è mica detto che non abbia provato sensi di colpa dopo il bacio, casomai quel bigliettino l'ha spinta a dirti tutto.»

«Io purtroppo non riesco a passarci sopra.» il ballerino si rivolse ad Alessio. «Conosci poco Livia ma conosci tanto me, sai che di fronte a una bugia non riesco a fare finta di niente.»

𝐫𝐚𝐯𝐞, 𝐞𝐜𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢 ☽ | Amici22Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora