Chapter 36

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*Pov's Caroline*

Sono passati alcuni anni dalla nascita della mia piccola principessa Sophie. Esattamente quattro. Adesso ha quattro anni e quattro sono anche gli anni che io e Tom stiamo insieme.
Le cose tra di noi vanno benissimo. Cresciamo Sophie come se vivesse in una vera famiglia, quella che d'altronde siamo. Tom è un padre amorevole ed affettuoso e noto che Sophie è molto attaccata a lui.
Le voglio un mondo di bene, è la mia vita.
Più cresce e più diventa bella. Però z più cresce e mi ricorda il padre. Da lui ha preso gli occhi e la forma del naso, gli assomiglia molto, troppo. Il giusto per farmi diventare triste alcune volte. Da me, invece, ha preso la forma del viso e delle labbra. I capelli li ha castani chiari, lunghi e boccolosi.
Abitiamo sempre nella solita casa, vicino a Leo e a Kate. La loro relazione è molto stabile, si amano ogni giorno di più.
Oggi, per e Tom è il giorno di anniversario, il giorno anche di battesimo, quattro anni fa, di Sophie. Leo e Kate le hanno fatto da padrino e madrina. Li ho scelti io.
Tom mi ha anche detto che stasera mi avrebbe portata in un posto molto elegante a cena e mi ha ribadito di indossare un abito molto elegante e fine.
Sophie abbiamo deciso di lasciarla a Leo e a Kate. Sarà una cena intima.
Ho prenotato, per oggi pomeriggio alle 17:00, una puntamento dalla parrucchiera e, alle 18:00, dall'estetista.
Ho già comprato il vestito per l'evento. È un abito celeste lungo fino alle caviglie a cui abbino delle scarpe bianche con tacco a spillo.
L'appuntamento è alle 20:30 in un ristorante lussuosissimo. Tom mi ha detto che mi passerà a prendere un taxi alle 20:00 qui a casa.
Dovrò essere puntuale.
Adesso, sono a casa, con Sophie abbracciata a me, sedute sul divano. Tom è fuori per recitare nel suo nuovo film.
"Mamma, papà quanto tornare?"
Mi chiede.
È una bambina molto intelligente e furba, ha iniziato a parlare ad un anno.
Ridacchio al suo errore.
"Si dice 'torna', tesoro. Nel tardo pomeriggio andrai da zio Leo e zia Kate."
Le dico.
Le spunta un sorriso in faccia.
"Davvero? Yeeee, zio mi ha detto che avrebbe insegnato una cosa a me."
Afferma, commettendo, vista la sua età, un altro piccolo errore al quale ridacchio.
Le accarezzo i capelli ricci dolcemente.
"Ah sì? E di cosa si tratta?"
Le chiedo amorevolmente.
"A suonare chitalla."
Dice.
"Ah, ti insegnerà a suonare la chitarra? Ma non sei troppo piccola per farlo?"
Dico.
Ed ho ragione, ha solo quattro anni.
"Zio dice di no."
Dice.
Annuisco.
"Oggi ci parlo io con zio. Comunque, cosa vuoi mangiare, amore di mamma?"
Le chiedo visto l'orario.
Sono le 13:30.
"Carlbonala."
Risponde entusiasta.
"Vuoi la carbonara?"
Le chiedo.
Annuisce sorridendo.
"E carbonara sia. Vieni, andiamo a prepararla."
Dico.
La faccio sedere a tavola e chiamo Lucy. Dopo qualche minuto arriva.
"Ciao zia Lucy!"
Esclama Sophie correndo ad abbracciarla.
Oggi l'avrei lasciata a lei, ma ha un impegno. No, non si è ancora trasferita a San Francisco. Mi spiego meglio, si era trasferita, ma poi, dopo un anno, è tornata. Ha detto che non si trovava bene e non le piaceva stare da sola in casa. Beh, adesso abita qui con me.
"Ciao tesorino!"
La saluta lei.
"Lucy, baderesti a lei mentre preparo da mangiare?"
Le chiedo.
"Ma certamente!"
Esclama.
Le sorrido e la ringrazio.
"Resti a pranzo, come ringraziamento."
Affermo aimutoritaria.
"Oh, va bene."
Afferma.
Preparo la carbonara e, dopo venti minuti, porto i piatti a tavola.
Mi siedo accanto a mia figlia e, tra una forchetta ed un'altra e quattro chiacchiere e risate, arrivano le 14:35.
Lucy si alza dal tavolo.
La guardo.
"Adesso devo scappare. Ho questa visita medica, come ti ho anticipato ieri."
Mi dice.
Annuisco.
"Certamente, buona giornata. Tienimi informata, ok?"
Affermo sorridendole.
Annuisce.
"Naturalmente, piuttosto, tienimi informata tu, riguardo all'appuntamento di stasera."
Mi dice.
"Ahahah, ci puoi contare!"
Esclamo ridendo.
Mi sorride.
Ricambio.
"Ciao ciao!"
Ci saluta.
"Ciaoo ziaa!"
La saluta Sophie.
"Ciao, tesorino."
La saluta Lucy per poi andarsene.
Torno, seguita a ruota da mia figlia, a sedermi sul divano. Accendo il televisore e metto su un canale dove fanno cartoni per bambini. Guardiamo diverse puntate dell''Ape Maia, il cartone preferito di Sophie.
Si fanno le 16:40. Spengo la TV.
"Tesoro, andiamo a cambiarci? Dopo ti devo portare da zio Leo."
Affermo porgendole la mano che subito viene afferrata.
Annuisce sorridendo.
La porto nella sua cameretta e le faccio mettere un maglioncino rosa e dei leggings neri. Un paio di scarpe Geox e le lego i capelli in una coda.
"Perfetto, amore mio, sei pronta. Adesso ti porto dallo zio."
Dico.
"Va bene, mamma."
Dice.
Le accarezzo le guance.
Usciamo di casa e andiamo a casa di Leo.
Busso e ci viene ad aprire lui.
Appena ci apre, neanche il tempo di salutare, Sophie gli salta addosso.
"Ziooooo!"
Esclama contenta.
Ridacchio.
"Ciao, principessina mia!"
Esclama Leo baciandole la fronte.
"Ciao anche a te, bellezza!"
Mi saluta con un sorriso sul volto.
"Ciao, Ciccio. Te la affido. Sophie comportati bene, ok? Stasera mangia tutto quello che ti preparano gli zii."
Le ribadisco.
"Certo, mamma. Zio, mi insegni a suonare?"
Chiede euforica a Leo.
"A proposito, non è un po' piccola per suonare la chitarra?"
Chiedo a Leo poggiando le mani sui miei fianchi.
"Non credo, l'altroieri, quando me l'hai lasciata, l'ho sentita dtrambazzare qualcosa con la mia chitarra. Le vorrei insegnare qualcosa."
Mi spiega Leo.
"Oh, e va bene. Ve la faccio passare liscia. Adesso vado. Ciao, tesoro di mamma!"
La saluta dandole un bacio sulla guancia.
Abbraccio Leo, che ricambia.
"Grazie per tutto, ti voglio bene, anche a Kate naturalmente. Salutamela!"
Esclamo.
"Sarà fatto. Ciao!"
Mi saluta lui.
Sorrido ad entrambi e me ne vado.
Prendo la macchina e parto. Direzione parrucchiere.
I capelli decido di farmeli fare ricci, con la piastra. Per fare il tutto, la parrucchiera ci mette quaranta minuti. Sono soddisfatta per l'effetto finale. Pago ed esco dal centro.
Adesso, devo andare dall'estetista.
Appena arrivo, una ragazza mi fa accomodare ed arriva l'estetista.
Le unghie decido di farmele fare blu oceano, abbinate con il vestito che indosserò questa sera.
Per fare il suo lavoro, la giovane estetista ci mette un'ora e un quarto. Poi, pago e torno a casa. Sono le 19:15.
Cavolo, mi devo sbrigare. Devo cambiarmi e truccarmi.
Inizio con lo svestirmi per poter indossare l'abito. Successivamente, metto le scarpe.
Vado in bagno e mi trucco. Opto per un trucco abbastanza semplice: mascara, eyeliner, matita per gli occhi nera, un rossetto rosso su cui passo il lip gloss e basta. Direi che sono pronta. Controllo l'orario. Giusto in tempo. Sono le 19:55.
Prendo una borsina, il telefono, le chiavi e poi esco di casa.
Aspetto il taxi che arriva dopo cinque minuti.
Entro e saluto cordiale l'autista.
"Buona sera, signorina. La porto dove il sig. Cruise mi ha indicato."
Mi dice guardandomi dallo specchietto.
"La ringrazio."
Dico.
Parte.
Dopo venticinque minuti arrivo a destiy.
Scendo dal taxi e mi avvio verso l'entrata.
Entro nel ristorante. Mi viene incontro un giovane ragazzo, un cameriere.
"Come la posso aiutare, signorina?"
Mi chiede cordialmente.
"Oh..beh.."
Cerco di dire.
"La signorina è con me."
Sento dire da una voce alle mie spalle. Mi volto. È Tom.
Gli sorrido. Ricambia.
Mi poggia una mano sulla schiena.
"Un tavolo per due a nome Cruise."
Dice il mio compagno.
Il cameriere annuisce e ci porta al nostro tavolo.
Ci sediamo.
Questo posto è meraviglioso.
"È bellissimo qui. È troppo per me. Per una donna come me."
Dico guardando Tom.
Mi prende le mani e le stringe tra le sue.
"Niente è troppo per una ragazza fantastica come te."
Afferma sorridendomi.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi e sento di essere arrossita. Sono in imbarazzo.
"Mi vuoi dire il perché di questo appuntamento?"
Gli chiedo.
Sono curiosa.
"Più tardi, adesso ordiniamo da mangiare."
Mi dice.
Prendimi il menù e vedo cosa propone.
Ordiniamo i tacos.
Dopo trenta minuti li portano ed iniziamo a mangiare.
Tra chiacchiere e risate, li finiamo. Ordiniamo anche un dolce, la torta di mele. La portano e la mangiamo.
"Siamo praticamente a fine serata, Tom. Mi vuoi dire cosa succede?"
Gli chiedo.
"Sei una ragazza fantastica, questo l'ho capito dal primo momento che ti ho vista, seduta accanto a me alla prima di 'Titanic'. Poi è successo quel che è successo ed ho capito di essermi affezionato realmente a te. Poi, l'arrivo di Sophie mi ha aiutato a capire quanto tenessi a te, quanto veramente ti amassi. Sei una ragazza, speciale, unica, so che sono cose che ti ho già detto alla proposta di fidanzamento, ma ci tengo a ribadirtele perché noto che sei abbastanza insicura di te. Non lo devi essere. Devi essere orgogliosa di te stessa. Io ti amo, Caroline. E tu vorrei chiedere una cosa veramente molto importante, soprattutto per me. Per rendere ancora più unita quella che, ormai, è la nostra famiglia, il nostro piccolo nucleo familiare."
Afferma.
Si alza dalla sedia e mi viene vicino inginocchiandomi.
No, non può essere. Sono letteralmente stupita, confusa, felice e triste. Mi copro le labbra con entrambe le mani e sgranò gli occhi quando tira fuori dalla tasca destra della giacca una scatolina e la apre. C'è un anello di cristallo.
"Tom, io...sono letteralmente senza parole... è grazie a te se sono riuscita ad andare avanti dopo ciò che è successo quattro anni fa ed è grazie a te se Sophie sta crescendo con un uomo che le vuole bene, tanto bene, come un padre. Sì, come un padre, perché ormai sei suo padre."
Dico.
"Mi vuoi sposare rendendomi l'uomo più felice al mondo?"
Mi chiede sorridendomi con amore.
Ricambio il sorriso e, proprio quando sto per rispondergli, qualcuno parla alle mie spalle.
"E così mi hai rimpiazzato bene, a quanto vedo."
Dice una voce fredda e dura. Un tono comunque conosciuto. Mi blocco. Lo riconosco.
No, non è possibile.
Tom alza lo sguardo e lo incrocia con colui che è alle mie spalle.
Vedo il suo sguardo indurirsi. Si alza e posa la scatolina in tasca.
"Come osi venire qui dopo tutto ciò che le hai fatto?!"
Chiede nervoso, arrabbiato, Tom.
Mi volto. È Lui. È Brad.
"Il ristorante non è solo tuo, ci possono venire anche altre persone, mi risulta. O sbaglio, Tom?"
Afferma Brad serio.
Adesso, non so più cosa pensare e cosa dire. Sono letteralmente confusa. In panico. La proposta di matrimonio, la dichiarazione. Il suo ritorno.
"Io ti consiglio di andartene, sei riuscito a rovinare una cosa che mi sta veramente a cuore."
Dice duramente Tom guardandomi di sottecchi.
Mi sento osservata anche da Brad.
"Comunque, non stavo parlando con te, ma con lei."
Dice Brad posando il suo sguardo su di me.
"Allora? Non mi rispondi? Non ne hai il coraggio? Forza, una risposta me la merito."
Dice freddo.
"Non ti meriti proprio niente "
Riesco solo a dire a denti stretti per la rabbia e la confusione che provo in questo momento.
"Ah no, dici?"
Dice lui.
Vuole litigare, davvero?
"Lasciala stare."
Dice Tom serio. Lo vedo stringere i pugni.
"Se no, cosa mi fai?"
Lo sfotte Brad guardandolo duro.
Tom non dice niente, gli tira un pugno in faccia, tanto forte da farlo cadere a terra. Brad si rialza, si asciuga il sangue che gli scende dalla narice e dalle labbra e guarda Tom.
"Tutto qui? Non sai fare altro? Pensavo meglio."
Lo sfotte ancora.
Stavolta è Brad, però, a tirare due pugni in faccia a Tom.
Praticamente, stanno litigano mentre si fanno a botte. Pugni nello stomaco, in faccia, ai fianchi.
Basta. Non ce la faccio più. Mi sono stancata di osservare. Mi sono stancata di essere la causa di questo litigio. Perché sono io la causa.
Mi alzo dalla sedia e sbatto le mani sul tavolo.
Mi metto ad urlare per la rabbia.
"BASTA. BASTA. BASTA. BASTA LITIGARE PER ME. MA VI SIETE VISTI?! SEMBRATE DUE BAMBINI CHE LITIGANO?! DUE BAMBINI CHE SI FANNO A BOTTE PER UNA RAGAZZA. MA NON VI VERGOGNATE ENTRAMBI?! IN UN RUSTORANTE, POI. ADESSO BASTA. NON SONO INTERVENUTA PRIMA, MA ORA SÌ. MI SONO STANCATA DI ESSERE LA CAUSA DI QUESTO LITIGIO. QUINDI, O LA SMETTETE IMMEDIATAMENTE DI COMPORTARVI DA INMATURI OPPURE ORENDO LE MIE COSE E ME NE VADO!"
Urlo.
Si zittiscono e si fermano.
Sbatto di nuovo le mani sul tavolo.
Mi avvicino a Brad e gli tiro uno schiaffo.
Prendo Tom sottobraccio e lo porto fuori dal ristorante.
"È LUI CHE HA INIZIATO, RICORDATELO!"
Lo sento urlare.
Non mi importa. Sono troppo incazzata.
Torno dentro e pago. Torno fuori da Tom e chiamo un taxi, che dopo cinque minuti arriva. Saliamo. Dico al tassista lancia di casa mia. Partiamo.
Chiamo Leo. Sophie resterà da loro a dormire, ho deciso.
*Chiamata iniziata*
Io: "Leo?"
Leo: "Baby, dimmi tutto."
Io: "È un problema se Sophie resta da voi a dormire questa sera? Ho una questione importante da sistemare e non penso che Sophie l'accetterebbe."
Leo: "Con piacere. Cos'è successo? Hai un tono troppo duro. È successo qualcosa di brutto?"
Io: "Estremamente, ma in chiamata non ci capiresti niente. Prima sistemo questa cosa e, domani, quando passerò a orende mia figlia, ti racconterò tutto. Promesso."
Leo: "Va bene. Buona serata. A domani."
Io: "Grazie per la comprensione. A domani."
*Chiamata terminata*
Poso il telefono nella borsa.
Silenzio. In taxi restiamo entrambi in silenzio.
Dopo venti minuti, arriviamo a casa. Apro la porta e, dopo che siamo entrati, la chiudo sbattendo. Tom si siede sul divano.
Vado in bagno e prendo disinfettante, garze, cerotti e bende per guarirgli le ferite.
Mentre gli disinfetto le ferite, non proferisce parola. Meglio. Per me e per lui. Dopo gli devo fare un bel discorsetto.
"Mi ami?"
Mi chiede all'improvviso.
Lo guardo truce.
"Penso di sì, ma dopo quello che hai, avete fatto, non so più che pensare."
Dico fredda.
"Lo so, non dovevi reagire così. Ma in parte lo ha voluto lui. Tu hai visto come mi stuzzicava."
Mi dice.
"E, secondo te, assecondarlo picchiandolo era la cosa giusta da fare?!"
Esclamo alterando il tono di voce.
"No, affatto. Mi sono fatto prendere dalla rabbia e mi dispiace."
Si scusa.
"Non lo so, ci devo riflettere, alla proposta, dopo ciò che è successo."
Dico.
"Mi ami? Davvero, ho bisogno di saperlo."
Insiste.
Lo guardo e gli accarezzo una guancia.
"Se non ti amassi, non mi sarei messa con te quattro anni fa, no?"
Dico.
"Ne sono consapevole. Però, ho notato un piccolo cambiamento in te quando è tornato. Io ho bisogno di sapere se, adesso, i tuoi sentimenti per te sono messi in dubbio dal suo ritorno."
Dice ancora.
"Sì, sono messi in dubbio. Non ti so dire con certezza cosa provo per te e per lui ora. Ho bisogno di riflettere e pensare, Tom."
Affermo.
Annuisce.
"Capisco."
Dice duro.
"Ma sappi che ti voglio bene e ci tengo a te. Ciò non vuol dire niente, voglio continuare ad essere tua amica."
Dico.
Annuisce.
"Certo."
Dice.
"Cambiando discorso. Ti brucia questo taglio?"
Gli chiedo toccandoli con un dito un graffio, o meglio, taglio sulla sua fronte.
"Aah... sì, fa male..."
Dice.
Annuisco e lo disinfetto.
Dopo dieci minuti, finisco di curarlo.
Si è fatto molto tardi, ho detto a Tom che può restare a dormire qui, ma nella camera degli ospiti, a patto che domani se ne vada. Ho veramente bisogno di pensare. Pensare a cosa fare. Ai miei sentimenti. Si miei dubbi. Alla mia persona. E, soprattutto, pensare al bene di mia figlia, Sophie.
Mi addormento con tutti questi pensieri nella mente.

I Will Always Love You❤️ ~Brad Pitt~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora