Capitolo 3-6

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Finalmente libero di potersi ritirare dal banchetto, Jin Ling corse a rinchiudersi dentro ai propri appartamenti, lasciando che il suo corpo stanco riposasse sul soffice e accogliente materasso, divenendo un tutt'uno con le calde coperte dai toni dorati e cremisi, mentre chiudeva gli occhi e pregava che il sonno lo cogliesse subito. Ma due ore passarono e la stanchezza venne sostituita dalla pressante ansia del sopraggiungere del domani.
Quando i suoi occhi tornarono a fissarsi sul soffitto, ma le immagini ora erano sfocate e confuse: stava piangendo.

Silenziosamente, lontano da occhi e orecchie indiscrete, Jin Ling riuscì a liberarsi della pressione che da ore interminabili gli aveva gravato sul cuore, tramutandola in numerose lacrime che ricadevano come pioggia battente sul suo cuscino. Emise un sospiro pesante, sentendosi esausto più dello stare fermo e immobile a piangersi addosso che dall'aver gestito almeno una trentina di Clan diversi tutti insieme.

Si tirò su a sedere, tamponandosi il viso con le maniche della veste, provando a riorganizzare i propri pensieri e darsi un contegno.  Durante il banchetto, Jin Ling venne trascinato a destra e a manca dai richiami dei vari Cultori, Capi Clan e Gran Maestri che si contendevano la sua attenzione, ognuno dei quali aveva riservato al giovane delle lodi identiche tra loro, che si parevano ripetersi all'infinito al punto da poter divenire un nuovo mantra.

Grazie al prezioso consiglio delle due Giade di Lan, Jin Ling iniziò a prestare molta più attenzione ai modi che quei Cultori avevano di rivolgersi alla sua persona.
Purtroppo per loro, tra le cose che suo zio Jiang Cheng era riuscito ad insegnargli era il saper cogliere le lievi smorfie che i volti di quegli uomini e di quelle donne, segnati sia dall'età che da antiche battaglie, cercavano di mascherare dietro a dei sorrisi tirati.

Ovviamente, non tutti quei Cultori celavano i loro sporchi interessi dietro a quelle maschere di ipocrisia, ma non erano certamente pochi quelli a saper cantare armoniosi complimenti e poi sputare in terra non appena avessero girato la faccia.

Fata uggiolò, richiamando l'attenzione del suo padrone, neanche lei capace di addormentarsi: avvertiva l'agitazione di Jin Ling e di conseguenza non riuscì ad abbassare la guardia. Ma quando una carezza sulla testa la raggiunse, Fata tirò fuori la lingua, appagata dall'affetto che il suo migliore amico le dimostrava.

«Ti sto facendo preoccupare, vero? Mi dispiace, piccola mia», il tono di voce del ragazzo risuonava dolce unicamente per le orecchie pelose del Cane Spirituale.
Ad essere onesti, Fata era l'unica creatura con la quale Jin Ling potesse concedersi di essere una persona amorevole e "zuccherosa".
Nessun altro, le persone attorno a lui soprattutto, era a conoscenza di quel suo lato più intimo e riservato.

Dacché Jin Ling poteva ricordare, i suoi coetanei avevano sempre cercato di allontanarlo o di denigrarlo in ogni modo fosse di loro conoscenza.
La sua unica colpa? Essere un orfano.

Per quante volte avesse sentito parlare con riverenza gli anziani Maestri Jin di suo padre o di sua madre, Jin Ling comprese molto presto e con dolore che dei semplici racconti non avrebbero mai e poi mai potuto eguagliare l'esperienza di vivere e crescere assieme a quelle due persone.
Una dura lezione che negli anni si trasformò nella sua più intima paura, talmente recondita nei meandri del suo cuore da essere riuscito ad affrontarla soltanto quando incontrò il loro assassino: Wei WuXian.

Al tempo, sotto le "mentite spoglie" di Mo Xuanyu, Wei Ying era riuscito ad avvicinare uno spocchioso e schivo Jin Ling di appena sedici anni che sprizzava diffidenza da tutti i pori, trattandolo però con gentilezza e premurandosi per lui come pochi erano riusciti a fare.

Jiang Cheng, (neanche a dirlo) era stato una figura adulta ma emotivamente distante, autoritaria e per niente amorevole nella vita di Jin Ling.
Quando era bambino, Jin Ling riuscì con fatica a strappare rare volte allo zio dei momenti fatti di tenerezza, o a riempirlo di orgoglio.
Ma nello scorrere del tempo, anche quegli unici attimi di solarità finirono per svanire, lasciando unicamente a Jiang Cheng il ruolo di un tutore rigido e allo stremo dell'iperprotettività che preferirebbe vedere suo nipote rinchiuso nella Torre della Carpa Dorata pur di risparmiarlo dai pericoli del mondo. 

The Rise of the Yiling Laozu (Mo Dao Zu Shi FF)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora