Capitolo 3-9

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La quiete che quel giorno attorniava Lanling veniva percepita in due modi completamente differenti: se per i cittadini era segno di massima protezione e sicurezza, per i Cultori che già si erano ritrovati ad affrontare l'impensabile prima di giungere alla Torre, una simile calma avrebbe potuto portare ad esiti preoccupanti.
Per coloro che invece non si erano ancora interfacciati con i pericoli della Dianfu (ma che ne riconoscevano la pericolosità) i giorni che avrebbero trascorso sotto lo stemma della Peonia "Scintilla tra le Nevi", simbolo del Clan Jin, non sarebbero passati con la serenità in cui speravano quando avevano ricevuto i loro inviti. 

Inoltre, i loro timori si estendevano ben oltre le possibilità di venir colpiti da un'antica energia latente: tra i "peccati" di cui l'uomo finiva immancabilmente per macchiarsi, vi erano certamente quelli legati ai beni materiali.
I Capi Clan e i Gran Maestri ospiti di Lanling si sentivano angustiati all'idea di poterci rimettere in qualche modo a livello economico se i loro Clan e le loro Scuole fossero stati coinvolti in maniera troppo diretta in tutta la faccenda della Dianfu. 
Il loro unico appiglio (neanche troppo solido a dire il vero) era soltanto un giovane ragazzo che proprio quel giorno avrebbe preso in mano la sua vita alla guida del suo stesso Clan, dinnanzi a tutti i suoi futuri alleati politici, o ai suoi più prossimi nemici. 

Molte più persone di quante Jin Ling ne avesse viste appena il giorno prima affollarono la Sala delle Fragranze, tutte impazienti e curiose di assistere ad una Cerimonia di Successione tradizionale e degna di questo  nome.
Nonostante avesse già ricevuto il suo "battesimo del fuoco", il cuore dell'erede Jin non aveva accennato a dargli un attimo di tregua, tremando all'idea di poter compiere un altro errore senza che se ne rendesse conto.
Lo strafalcione del suo precedente discorso lo aveva reso più vulnerabile di quanto già  non fosse, riducendolo ad un vero e proprio bersaglio mobile per chiunque avesse potuto minare sulla sua inesperienza diplomatica.

Jin Ling dovette costringere la sua mente a liberarsi di quei nuvoloni neri che stavano annebbiando  i suoi pensieri, cercando piuttosto di concentrarsi sulla Cerimonia, la quale si era appena aperta con una sfilata di doni provenienti da ogni Clan, Scuola e regione. Un sorriso dietro l'altro, un inchino alla volta, i Cultori si avvicinavano a lui e porgevano al ragazzo il loro presente, i quali variavano dai più pacchiani incensieri ai meno ricercati ciondoli con nappa incisi nella giada, come se lui non ne avesse già in abbondanza di quei gingilli.

I doni più interessanti, però, arrivavano nientemeno che dai Clan Gusu, Yunmeng e Qinghe: Lan XiChen gli fece dono di un'antica reliquia del Clan Lan di Gusu, una pergamena custodita in uno scrigno in levigato legno di ciliegio, dentro alla quale vi erano elencate, con un raro inchiostro rosso, le più importanti virtù dell'uomo (si dice scritte dal loro stesso fondatore, Lan An);

Jiang Cheng donò al nipote un nuovo arco, con tanto di faretra di cuoio e frecce in legno di abete. Questo nuovo arco appariva molto più flessibile di quello che Jin Ling già possedeva, mentre la faretra era stata rivestita di numerosi filamenti dorati, rivestita, inoltre, di gemme e diamanti (particolare molto apprezzato dagli anziani Maestri del Clan Jin), mentre le penne d'oca che stavano sulla parte finale delle frecce, erano tra le più pregiate della loro regione;

Ed infine, il Capo Clan di Qinghe offrì a Jin Ling un prezioso arsenale da scrittura. A partire soltanto dai bastoncini di inchiostro nero, ogni singolo oggetto che Nie Huaisang aveva diligentemente riposto in una scatola di legno scuro e dalle bordature dorate, era tra i migliori sul mercato (e solo un fanatico della poesia e dell'arte come Huaisag sapeva dove trovare i migliori pennelli con setole di pelo di lupo).

The Rise of the Yiling Laozu (Mo Dao Zu Shi FF)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora