CAPITOLO 50

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Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
 (Oriana Fallaci)

E' lunedì 28 novembre, la temperatura è crollata tutto d'un colpo questa notte, riportandosi sotto la media stagionale, l'aria è frizzantina, ma un timido sole fa comparsa in lontananza.

Federico mi ha chiesto un passaggio in centro, ha appuntamento dal notaio con i suoi genitori: dopo la morte della nonna lo scorso anno e le infinite pratiche burocratiche della successione ancora in corso, pensa che vogliano cedergli le quote dell'agenzia di viaggi.

Fede è figlio unico, nel suo lavoro è molto bravo, ha appreso molte conoscenze dai genitori, dando però anche un proprio contributo tecnologico ed introducendo l'uso dei social network, cosa indispensabile di questi tempi.

Personalmente avrei passeggiato un po' a piedi per il centro, ma essendo Fede ancora vincolato all'uso delle stampelle, decido di scendere nel parcheggio interrato della Cittadella, più comodo per lui a raggiungere lo studio notarile.

Finite le pratiche dal notaio Fede andrà a pranzo con i suoi, mentre io stamattina passerò prima nella filiale della banca e poi a casa di Ginevra, per mettere nero su bianco i nostri progetti.

Entrando in filiale incontro Elisa, una mia compagna di classe delle scuole medie, che insiste ad accompagnarmi in ufficio del direttore per ritirare gli originali di alcuni documenti. E' sempre stata una secchiona, ma soprattutto una gran chiacchierona, noto che non ha perso l'abitudine neanche da adulta: faccio fatica a seguirla e ad immagazzinare così tante informazioni in così poco tempo.

L'ufficio del Dr Visentin è vuoto, ma Elisa insiste a farmi accomodare nelle poltroncine, dicendo che il direttore è uscito per un caffè e che sarebbe arrivato tra qualche minuto. Mi mette al corrente delle scelte di vita, lavorative e familiari fatte dai nostri vecchi compagni di classe, è incredibile come sia informata di tutti, quando viene richiamata dai colleghi e mi lascia da sola nell'ufficio del suo capo.

Gli occhi mi cadono inavvertitamente, sulla cartellina appoggiata sulla scrivania, che riporta in testa l'oggetto "Finanziamento Juliet", l'importo di 400 mila euro, il nome del richiedente "Dr. Milani" e la data della domanda "24 Novembre 2022". Apro la pratica e trovo solo documenti del papà di Ginevra, di me e dei miei originali, nessuna traccia. Una strana sensazione mi assale, quando sento dei passi provenire dal corridoio, così chiudo in velocità la cartellina, mi allontano dalla scrivania e resto in piedi nell'angolo opposto, con aria indifferente, facendo finta di guardare il telefono.

Ad entrare è l'impiegata che era stata presente al nostro primo incontro, di cui mi sfugge il nome.

«Buongiorno Signorina Martini, Elisa mi ha detto che è passata a ritirare dei documenti».

«Buongiorno, sì in effetti pensavo di ritirare gli originali, credo che non vi servano più, se potesse accertarsene gliene sarei infinitamente grata».

«Dunque vediamo, il finanziamento del "Juliet" giusto?»

«Sì, sono stati apportati dei cambiamenti nella pratica di affidamento originaria, per via della Crif di Ginevra, è subentrato il Dr. Milani, ma non ho capito esattamente se vi servono anche delle firme da parte mia, mi deve scusare, ma non sono pratica di queste cose».

«Non si preoccupi, capisco, è una materia alquanto ostica, ma vedrò di aiutarla io. Vediamo, c'è giusto qui la cartellina. Le confermo che adesso la pratica è solo a nome del Dr. Milani, lei non compare né in qualità di richiedente, né come fidejussore, pertanto le confermo che non necessitiamo più della sua documentazione, e neppure delle sue firme. Ah, ecco, ho trovato la vecchia pratica, tenga, questi sono gli originali che cercava».

Furto di Cuori in Alto MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora