Capitolo 3

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Vediamo però di volgere il nostro interesse al regno vicino, quello di Animalia. Non erano passate che poche ore dal discorso pubblico di re Bisante che pure questo si trovò con centinaia di pellegrini uscenti dal regno. Perlopiù erano maschi e non uno solo di loro lo faceva per fare un piacere a re Bisante di Plantea, ma tutti quanti erano interessati solo al delizioso premio. Entro trenta giorni la missione sarebbe terminata, che fosse perché qualcuno era riuscito nell'intento di recuperare la lira, oppure perché la principessa era morta, dunque tanto valeva partire e tentare. In altre parole, nessuno si preoccupava della sorte del regno di Plantea, che era invaso dall'epidemia, ma tutti volevano la ricompensa che Bisante aveva pubblicamente promesso: la mano di sua figlia.
Tra questi uomini, uno in particolare era partito per la spedizione, si trattava di Soccante, il principe di Animalia, che aveva radunato un piccolo esercito per la sua spedizione. Soccante era figlio del re, che a sua volta era fratello di re Bisante; dunque, aveva lo stesso sangue di sua cugina: Filomena. Ahimè, l'amore ai tempi era così forte che superava pure i legami di sangue! Nessuno aveva mai osato giudicare Soccante per essersi innamorato e, lo ricordiamo, aver quasi sposato sua cugina, perché il principe era una persona molto irascibile e la sua ira spesso si traduceva in impiccagioni pubbliche.
Fatta questa premessa iniziale e avendo ora un'idea generale del tipo di uomo che fosse il principe, e quanto poco fosse gradito dai cittadini di Animalia, ci sorge spontaneo chiederci come abbia reagito quando re Bisante aveva deciso di annullare le nozze tra lui e Filomena. Ebbene, provò in quel momento una rabbia omicida nei confronti dello zio e gli avrebbe volentieri tagliato la testa, se non fosse che era uno dei pochi uomini più potenti di lui. Visto che a tanto non poteva arrivare, si rassegnò e decise di ricorrere ad un altro piano per conquistare la sua amata principessa, che era tanto bella quanto disgustata da quel matrimonio: sarebbe partito alla ricerca della lira di Apollo.
Soccante aveva dunque formato un piccolo gruppo di guerrieri, eleggendo anche un'improbabile generale per la spedizione: la guerriera Pirenea. La ragazza non era un'improbabile generale di guerra per via delle sue scarse capacità, anzi, tutt'altro! Semplicemente, in una società prettamente patriarcale, era raro vedere una donna ottenere simili privilegi. Ma Pirenea era diversa; era nata e cresciuta ad Atene, era sempre stata un maschiaccio e non si faceva mettere i sandali in testa da nessuno.
Si narra che un giorno, mentre passeggiava appena fuori dalla sua città natale, si fece attaccare da un cinghiale. Non aveva armi con sé e se fosse stata una tipica damigella in pericolo, probabilmente sarebbe scappata via strillando, ma non lo fece e guardò il cinghiale dritto negli occhi con una fredda calma. Lottò con la creatura a mani nude per ore finché esso non cadde a terra sfinito, pronto a ricevere il colpo di grazia. Pirenea tornò in città con la testa del cinghiale sotto il braccio (come aveva fatto a tagliargliela se non aveva armi con sé non ve lo so proprio dire) e con un sorriso vittorioso dipinto sul viso. Era sicura che la gente l'avrebbe acclamata e che sarebbe stata la nuova eroina della città ma così non fu. Le donne la guardavano dall'alto in basso per come si era conciata e gli uomini la indicavano e la sbeffeggiavano perché troppo pieni di sé per riconoscere di essere meno forti di una donna. Pirenea fuggì dalla città e per puro caso capitò al regno di Animalia. Decise di rimanerci, non perché le persone lì erano più buone che ad Atene, ma perché appena mise piede nel regno, cadde perdutamente innamorata del principe.
Pirenea si arruolò nell'esercito del re e lì fece carriera, ma il culmine della sua vita fu quando Soccante le propose di accompagnarlo nella ricerca della lira di Apollo, guidando un manipolo di soldati. Ovviamente il principe non si era mai accorto delle attenzioni riservatogli dalla guerriera perché troppo preso dal suo amore per Filomena, non poteva dunque immaginare che Pirenea lo volesse accompagnare solo per assicurarsi che lui non sarebbe mai riuscito a riportare indietro la lira.
Il piccolo esercito partì dunque verso Nord, allontanandosi dal regno e addentrandosi negli insidiosi boschi che li separavano dalle alte montagne, dove con ogni probabilità c'era il magico strumento di Apollo. Camminarono a lungo, facendosi strada tra radici ed arbusti, finché non incapparono in una larga palude fangosa.
"Ci conviene aggirarla" commentò Pirenea, ma Soccante non voleva perdere tempo.
"No, l'attraverseremo" cinquanta soldati procedettero dunque in quella poltiglia marrone, che arrivava loro fino alla vita, arrancando a fatica dietro al principe e al loro generale. 
Passarono pochi minuti, che uno strano gorgoglìo iniziò a risuonare nella palude, come se l'acquitrino attorno a loro stesse ribollendo. Pirenea ordinò ai soldati di fermarsi e rimase in ascolto. Il suono si faceva sempre più insistente.
"Principe, dobbiamo tornare indietro" gli disse, preoccupata.
"Noi non torneremo indietro, generale. Capisco che in quanto donna non siate abituata ai rumori della natura selvaggia, ma vi posso assicurare che questo suono è del tutto normale e naturale."
Soccante ordinò quindi di continuare ad avanzare e Pirenea dovette eseguire l'ordine, a malincuore. Per quanto il suo istinto le dicesse che stavano prendendo la strada sbagliata, non poteva permettersi di disobbedire agli ordini di un principe. Questo fu il primo di una lunga serie di errori che commise la ragazza, perché dopo soli pochi altri passi, il gorgoglio divenne un ruggito e una gigantesca onda di acqua putrida travolse Soccante e il suo esercito. Qualcosa di gigantesco era appena fuoriuscito dall'acqua, proprio davanti a loro. Si ruppero i ranghi e tutti i soldati caddero, colti di sorpresa. La prima a reagire fu Pirenea, che, rimessasi in piedi e avendo tirato indietro una ciocca di cappelli sporca di fango che le si era appiccicata alle ciglia, diede l'ordine di prendere le armi e di proteggere il principe a tutti i costi.
Purtroppo, però, nessuno aveva visto dov'era atterrato Soccante. Infatti, quando quel mostro gigantesco era uscito dall'acqua, lo aveva urtato in pieno e lo aveva scaraventato in uno spiazzo dove il fango era meno denso e l'erba più alta. Tutto dolorante, si era rimesso in piedi e aveva afferrato l'elsa della spada che portava al fianco, ma un altro terribile ruggito, seguito dalle urla disperate dei suoi soldati rimbombò nella palude.
Preso dall'angoscia, Soccante rinunciò all'idea di correre in battaglia e, tra le alte erbe che lo nascondevano, fuggì lasciandosi alle spalle i suoi guerrieri. La sua corsa terminò solo quando sotto i piedi sentì di avere la terra ferma e alle sue spalle regnava il silenzio più assoluto. Non rimpianse nemmeno per un istante la sua scelta di fuggire, tant'è che, appena si avvide che la sua compagnia era probabilmente stata divorata da un feroce mostro, ad altro non pensò se non di seguire la sua rotta verso Nord, lungo un sentiero che sembrava essere più sicuro di quella palude da cui era appena scappato.

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