Capitolo 26

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A palazzo tutto procedeva nella norma, o almeno così pareva, perché in realtà ognuno dei nostri aveva uno o più segreti da nascondere. Il sacerdote Smarrante ad esempio si era chiuso nei suoi alloggi, lontano da tutti quanti e nessuno lo vedeva più da un bel po' ormai. Dava la colpa della sua assenza alla malattia, alla sua scarsa salute, ma in realtà voleva evitare che si sapesse che era diventato sordo come una campana. Lo teneva nascosto perché aveva paura che la gente iniziasse a dubitare del suo legame con gli Dei, andando forse a pensare cose assurde come il fatto che la sua improvvisa sordità era colpa di una maledizione divina.
La principessa Filomena dal canto suo si nascondeva per altre ragioni. Anche lei ovviamente accusava la malattia per la sua assenza, ma in verità stava solo cercando un modo per nascondere la sua gravidanza. Passava le sue giornate nelle sue stanze a riflettere. Non faceva altro ormai e non trovava niente che potesse aiutarla a non avere quel bambino. Inoltre, anche se ancora non si notava che fosse incinta, aveva il terrore che uscendo allo scoperto qualcuno capisse il suo segreto, magari una di quelle donnacce che avevano avuto una dozzina di figli, o una vecchia megera che si spacciava per una veggente, come quella che aveva fatto rinchiudere nelle segrete tempo prima.
Re Bisante invece appariva agli occhi di tutti triste e sconsolato per la sorte della figlia. Questo sentimento però sembrava essere sparito come per magia quando le guardie lo incrociavano per le scale dirette alle segrete. Visitava ormai quotidianamente Dimitrea nella sua cella e vi posso assicurare che più tardi mi ringrazierete per non avervi mai fornito i dettagli di quello che i due anziani facevano. Ciononostante, mi sembra giusto che ne abbiate un'idea generale, sennò che razza di narratore sarei? Tanto vigorosi quanto disgustosi, i due anziani passavano almeno un'ora al giorno insieme e mentre questo faceva sentire il nostro re di nuovo giovane e forte, la veggente ne approfittava per avere certi favori da parte sua.
Quando l'ora dei due amanti finiva e lui partiva, Dimitrea ne approfittava per tirare fuori la sua sfera di cristallo e scorgere qualcosa riguardo l'imminente battaglia che si sarebbe scatenata nel regno di Plantea. La veggente lo faceva di nascosto e la maggior parte delle volte funzionava e riusciva a vedere bene cosa sarebbe successo. Era persino riuscita a risalire alle causi scatenanti della battaglia (cause che non aveva intenzione di condividere col re o con chiunque altro, sia chiaro). A volte però le sue visioni potevano essere un po' più sfocate e venirle a sprazzi, causandole un gran mal di testa che durava tutto il giorno.
Un uomo che esce dalle macerie di una valanga, giurando vendetta verso qualcuno.
Una donna dalla malvagia bellezza, con in mano la lira di Apollo.
Un centauro che scocca una freccia.
Uno stregone a cavallo.
Un lupo che ringhia.
Un satiro svenuto.
Un nano ferito.
"Basta!" Gridava la veggente a gran voce quando succedeva.
Un giorno era successo un episodio simile. Bisante se n'era andato da poco e lei aveva messo le mani sulla sfera chiudendo gli occhi. Una visione frammentata le apparve e lei dovette allontanarsi con forza dalla sfera, con un gran mal di testa.
"Brutta storia quella del terzo occhio, vero?" le chiese una voce nel buio, al di là delle sbarre. Dimitrea sobbalzò, non si era accorta che qualcuno la stesse osservando. Filomena uscì dall'ombra. Portava un vestito lungo e dei guanti che le coprivano le braccia, ma la veggente sapeva che il suo intento era quello di nascondere la malattia e non di apparire elegante.
"Bel vestito" commentò.
"Bella sfera" ribatté la principessa "mi è familiare."
"Siete qui perché la rivolete indietro?" domandò Dimitrea.
"No, puoi tenerla" rispose Filomena.
"A cosa devo la visita della principessa allora?" per un istante la ragazza si chiese se andare lì fosse stata effettivamente una buona idea, poi però si fece coraggio e le disse:
"Voglio più informazioni."
"Informazioni su cosa?" domandò la vecchia, con un sorriso furbo sulle labbra.
"Lo sai benissimo, megera" rispose Filomena, acida.
"Avete ragione, io lo so benissimo, ma voglio sentirvelo dire" la principessa la guardò in cagnesco e la vecchia sostenne il suo sguardo.
"Informazioni sul bambino che porto in grembo" disse, con fare altezzoso, nascondendo il disagio che quelle parole le creavano e il buco nel petto che sentiva ogni volta che ci pensava.
"Volete sapere chi è il padre?"
"So benissimo chi è il padre, per chi mi hai presa, vecchia?" sì, Filomena sapeva bene chi fosse il padre, ma con un gesto della mano scacciò quel pensiero perché la codardia di Smarrante la faceva uscire dai gangheri.
La vecchia rise.
"Mi dispiace principessa, ma come avete appena constatato, il mio dono al momento non sta dando i frutti sperati."
"Sarà la vecchiaia o la tua cattiveria a non farlo funzionare?" chiese Filomena, sarcastica.
La veggente non trovò la battuta divertente, ma decise di ignorare la principessa.
"Ci sono due altre possibilità però. La prima è di recarsi dall'oracolo di Delfi, che si trova..."
"No, grazie. La seconda opzione?" tagliò corto Filomena.
"L'alternativa è il pozzo che sussurra."
"E che cosa sussurra il pozzo che sussurra?"
"Sussurra la verità, il pozzo che sussurra."
"La verità?" domandò la principessa, scettica.
"La verità" confermò lei.
"Ma io la conosco già la verità."
"Fidati, cara, nessuno sa mai tutta la verità" disse la vecchia, con un ghigno.
Filomena rifletté un attimo su quell'affermazione, poi si convinse che tentare era pur sempre un'opzione.
"Dove lo trovo questo pozzo?"
"In mezzo alla piazza all'entrata del Regno" la principessa rise.
"Penso che lo saprei se dentro il regno avessimo un pozzo magico che racconta la verità alle persone" disse, pratica.
"Non sempre le cose sono come appaiono" disse la vecchia, saggiamente.
"Questa è una frase fatta e quel pozzo è vecchio, secco e inutile" commentò Filomena.
"Inutile?" fu il turno di Dimitrea di ridere "oh cara se qualcuno non parla, non significa che sia muto, a volte basta solo trovare le parole giuste per fargli dire qualcosa."
"Mi stai parlando di una formula magica, vero?" chiese Filomena.
"È sbagliato parlare di formula magica perché quelle hanno effetto solo se dette da maghi, streghe o stregoni, ma sì, vi sto parlando di una frase da dire che sveglierebbe il pozzo."
"Dimmela allora."
"Lozzo pozzo che la verità non dice a metà, sveglia il tuo potere e fai il tuo dovere."
"Sembra l'inizio di una filastrocca per bambini" commentò Filomena, scettica.
"Forse siete un po' troppo chiusa di mente principessa, non so se siete pronta a parlare con il saggio pozzo" Filomena sbuffò infastidita, poi girò sui tacchi e se ne andò indispettita senza aggiungere una parola.
La principessa attese che la notte calasse sul regno, poi indossò (non con poco disgusto) un vecchio abito da paesana, con un cappuccio che si calò sugli occhi. Non voleva farsi riconoscere in nessun caso giù in città e per lei sarebbe stata una tragedia se, oltre a vederla, l'avessero vista vestita così, come una donna del popolo. Pensò bene anche di non prendere un cavallo per spostarsi, ma di farlo a piedi, per non dare nell'occhio. Ricordiamoci che la versione ufficiale era che lei stesse troppo male per uscire da palazzo quindi la sua identità doveva rimanere nascosta.
Camminando furtivamente nell'ombra e prendendo strade laterali per evitare di incontrare persone che tornassero a casa dopo una lunga giornata di lavoro, Filomena più tardi quella notte arrivò in piazza. Il posto era deserto, salvo per un pub aperto, ma le clienti erano poche e di certo troppo ubriache per notarla. Due guardie armate erano sulla muraglia che circondava il regno, proprio lì sopra le enormi porte d'entrata, però la loro attenzione era rivolta verso l'esterno delle mura, non verso l'interno, quindi Filomena poteva muoversi tranquillamente.
Un vecchio pozzo prosciugato, fatto di pietra e ricoperto di muschio, era in mezzo alla piazza e la principessa vi si avvicinò. Ci girò attorno, analizzandolo, poi si affacciò. Era un normalissimo pozzo, non sembrava magico o altro. Filomena raccolse un sasso e lo buttò dentro. Lo sentì toccare terra e il rimbombo risalì. La principessa si sentì presa in giro, ma dato che era lì doveva tentare:
"Lozzo pozzo che la verità non dice a metà, sveglia il tuo potere e fai il tuo dovere" disse.
Inizialmente non successe nulla e Filomena, spazientita, si affacciò sul buco nero.
"C'è qualcuno?" domandò, stizzita.
"Chi è che mi ha svegliata?" sussurrò qualcosa nel buco.
La principessa per poco non prese un colpo, non si aspettava che qualcuno le rispondesse. Con voce incerta, disse:
"Sono la principessa Filomena, del regno di Plantea e sono venuta fin qui per ascoltare la verità."
"Filomena" sussurrò ancora il pozzo e alla principessa sembrò che la voce appartenesse ad una bambina "mia dolce principessa, io posso dirti la verità, se è quello che desideri, ma ricorda che non sempre la verità è ciò che si vuole sentire."
"Ne sono cosciente, pozzo, ma la verità è l'unica cosa che io voglia sentire in questo momento." Rispose la principessa, riacquistando un po' del suo solito temperamento.
"Se sei così sicura di te ponimi le tue domande, avanti" Filomena non sapeva da dove iniziare, così decise da cominciare dall'inizio, dalle cose che infondo sapeva già per vere.
"Io porto in grembo un bambino, vero?"
"Sì" sussurrò il pozzo e la principessa aspettò un attimo, pensando che il pozzo avrebbe aggiunto qualcosa, ma quello rimase in silenzio.
"È un maschio o una femmina?" si lasciò sfuggire.
"È davvero questo quello che vuoi sapere?" le chiese il pozzo, con saggezza.
"No" rispose la principessa "io voglio sapere se quello che mi ha detto Dimitrea è vero, una maledizione perseguiterà questo bambino?" il pozzo rimase in silenzio per alcuni secondi e intanto Filomena si affacciò più giù sull'orlo buio per sentire meglio quello che stava per dirle.
"Il bambino che porti in grembo è maledetto" ancora una volta Filomena si aspettava qualche informazione in più, ma quelle non vennero.
"Cosa posso fare io per lui?" chiese, con un briciolo di disperazione nella voce.
"L'unica cosa che puoi fare è quella di proteggerlo come una madre protegge suo figlio dai pericoli del mondo" rispose il pozzo.
"Ma proteggerlo da cosa, cos'è questa maledizione?" gli domandò ancora Filomena.
"Tuo figlio porterà in lui oscuri poteri che gente malvagia di questo mondo potrebbe voler usare per scopi funesti."
"Mio figlio sarà malvagio?" Filomena ebbe un tuffo al cuore.
"Sta solo a tuo figlio il dovere di scegliere la sua strada, ma l'educazione che gli impartirai potrebbe fare la differenza" la principessa si chiese se si sentisse all'altezza della situazione, infondo lei aveva sempre vissuto solo per sé stessa, non si era mai data per nessun altro.
"Un'ultima domanda" disse "da cosa deriva la maledizione, perché tra tutti tocca proprio mio figlio?" a Filomena parve di scorgere un movimento nelle profondità del pozzo.
"La maledizione non è stata lanciata da nessuno, se è quello che vuoi sapere. Una combinazione di fattori ha portato a questo: come ti sei comportata da quando sei nata fino ad oggi, la persona con cui hai deciso di giacere, il modo in cui l'hai fatto, la malattia di Apollo e molto altro. Niente e nessuno è responsabile per questo, ma al contempo tutto e tutti lo sono" Filomena d'un tratto si sentì tremendamente in colpa, sentiva che se in vita si fosse comportata un po' meglio, forse suo figlio non sarebbe stato costantemente in pericolo e avrebbe potuto vivere una vita normale.
Improvvisamente, una piccola mano d'un bianco latteo scaturì dall'ombra e afferrò Filomena per i capelli, da sotto il cappuccio. Iniziò a tirarla verso il pozzo e la principessa, reggendosi con le mani ai bordi, gridò:
"Lasciami! Cosa vuoi?" il viso di una bambina uscì dall'ombra.
Aveva i capelli neri, fradici. Tutta la pelle era rugosa e bianca, come se non vedesse la luce del sole da diversi anni (cosa che probabilmente era vera dato che viveva in un pozzo).
"Tu mi hai svegliata, povera sciocca e ora prenderai il mio posto qui dentro" le disse.
Filomena gridò e cercò di tirarsi fuori facendo forza con le mani. Ma la bambina non voleva lasciarla andare e si aggrappò a lei selvaggiamente, tirandola ancora più forte. Filomena sentì che per lei era la fine, non era abbastanza forte per resistere ancora e sapeva che stava per lasciare la presa sul bordo del pozzo e cadere nel baratro buio. Quindi cacciò un ultimo grido disperato di aiuto, prima che le sue braccia cedessero inevitabilmente.

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