Si coprì le braccia annerite con le maniche del vestito ed infilò i guanti, che si era sfilata durante il rituale con Smarrante. Il sacerdote era appena uscito e Filomena aveva visto un certo orgoglio nei suoi occhi prima che uscisse dalla sua stanza.
La principessa si alzò dal letto e si affacciò alla finestra, fuori vedeva le donne lavorare come fossero uomini. Le piaceva guardarle da lì. Vedeva che si muovevano come sciami di formiche in un grande formicaio. Quelle persone non lo sapevano, ma tutti i loro sforzi erano dediti solo per loro stessi e alla loro sopravvivenza, ma servivano anche a tenere in piedi il regno, almeno fino al ritorno degli uomini. Questo pensiero, rendersi conto che le donne da sole erano in grado di sostituire la manodopera maschile in un regno intero, le mosse qualcosa nelle viscere. Forse, pensava, un giorno ci sarà una donna a capo di un regno. No, non una donna, ma lei. Lei voleva avere la reggenza di un regno, lei voleva essere adulata e ammirata come lo erano i re. Infondo, le formiche hanno una regina, non un re, no?
Filomena non aspirava affatto al potere, voleva solo rafforzare la sua immagine, la sua bellezza, alimentare il desiderio che gli uomini avessero di lei. Lei amava e voleva essere amata, ma non voleva sposarsi, non voleva che le persone pensassero che fosse impegnata con qualcuno, perché una scoperta del genere avrebbe certamente causato un disinteresse generale degli uomini nei suoi confronti.
Quasi tutti gli uomini dei regni di Plantea e di Animalia erano partiti alla ricerca della lira, con la vana speranza di tornare vittoriosi e di chiedere la sua mano. Filomena si fece scura in volto, lei non avrebbe mai sposato il primo che le capitava a tiro, piuttosto, una volta guarita, avrebbe provveduto a far sparire dalla circolazione l'eroe che avrebbe riportato la lira. Avrebbe poi giustificato la sua scomparsa dicendo che erano stati gli Dei a rapirlo perché non ritenevano fosse un buon partito per lei. Il popolo ci avrebbe creduto, infondo, se anche avessero dubitato di qualcosa, il pensiero che lei, la bellissima principessa Filomena, non si sarebbe sposata e sarebbe rimasta nubile, non poteva far altro che allettarli.
Un sorriso le si dipinse sulle labbra, sapeva che giocando bene le sue carte sarebbe potuta guarire e avrebbe potuto vivere la sua vita come voleva lei, facendosi adulare dal popolo per l'eternità e senza essere vincolata dal matrimonio con un uomo che avrebbe rovinato la sua immagine. Infondo, tutti coloro che si erano avventurati nella foresta, lo avevano fatto per lei, per la sua rinomata bellezza e le sue esorbitanti ricchezze e questo era senz'altro positivo, perché significava che nessuno aveva ancora perso interesse nei suoi confronti.
È forse lecito chiedersi quali fossero le preoccupazioni di Filomena riguardo la malattia che le stava risalendo inesorabilmente verso il cuore. La principessa non se ne preoccupava, si sentiva un po' più debole del solito, certo, le era capitato di avere qualche attacco di nausea, ma per il resto non viveva malamente la sua situazione. Ovviamente continuava a fingere di stare molto peggio di come si sentiva realmente, sennò avrebbe dovuto rinunciare alla compagnia delle ancelle e avrebbe dovuto iniziare a occuparsi del suo aspetto da sola. L'unico momento in cui era sincera era quando si trovava in compagnia di Smarrante, che, malato almeno quanto lei, era a conoscenza di quale fosse la sua reale situazione. Principessa e sacerdote avevano forse in comune una cosa: nessuno dei due sembrava preoccuparsi che quella malattia li avrebbe potuti portare alla morte. Entrambi avevano un certo ordine tra le loro priorità e la morte non sembrava essere in cima alla lista. Le loro immagini, le loro reputazioni e le loro bugie erano probabilmente le cose a cui tenessero più di tutto il resto.
Filomena, ancora affacciata alla finestra, sentì la porta alle sue spalle aprirsi e poi richiudersi e si voltò per vedere chi fosse entrato senza bussare.
Un'anziana signora gobba e dai capelli grigi le sorrideva, mostrandole i pochi denti gialli ancora attaccati alle sue gengive. Il suo sguardo era penetrante, al punto da incutere un certo timore nella principessa, sentimento che però non diede a vedere. Portava un lungo vestito rattoppato e se ne stava in piedi, senza dire nulla. Filomena la guardò con sommo disgusto.
"Esci di qui vecchia megera, i poveri sono laggiù a lavorare non qui al castello" disse.
"Io sono..." disse l'anziana.
"Non mi interessa" l'interruppe Filomena "non so come tu abbia fatto ad intrufolarti nel castello e venire fin qui, ma così come sei arrivata, ora te ne andrai oppure chiamerò le guardie."
"...Dimitrea" concluse l'altra, senza lasciarsi intimorire "sono una veggente e vengo a rendervi visita su ordine del re."
Filomena sbuffò, infastidita.
"Mio padre è un uomo vecchio e la mia malattia deve averlo sconvolto" commentò.
"Vuole che io guardi nella sfera di cristallo per vedere come evolverà la vostra situazione, principessa" continuò Dimitrea.
"Oh Zeus" imprecò la Principessa "quanto devo pagarti per che tu te ne vada?"
"La mia presenza qui non è negoziabile."
"Posso darti tutto quello che mio padre ti ha promesso, e anche di più."
"No, non potete, fidatevi" sghignazzò la vecchia "ora sediamoci, non sarà una cosa molto lunga, ve lo prometto."
Filomena maledisse suo padre e prese posto su una sedia attorno ad un tavolo rotondo su cui era solita farsi portare la colazione. Dimitrea prese posto di fronte a lei e appoggiò una piccola sfera trasparente al centro del tavolo.
"Ora datemi le vostre mani" la principessa non voleva visibilmente avvicinarsi a quella donna, figuriamoci toccarla!
La veggente notò la sua esitazione.
"Dai su, non mordo mica!" le disse.
Le narici di Filomena fremettero e, ripromettendosi che se le sarebbe lavate in seguito, porse le mani a Dimitrea. La vecchia le afferrò con una presa sorprendentemente ferrea e le posò sulla sfera. In seguito, chiuse gli occhi e restò immobile.
"E adesso?" chiese Filomena, osservando la veggente, accigliata.
"Fate silenzio."
"Come osi dirmi..."
"Shhht vi ho detto, sto vedendo qualcosa" la zittì bruscamente la Dimitrea.
Poi, con voce falsamente velata, aggiunse:
"Io vedo... vedo che voi guarirete... vedo il fiore della vita crescere in voi."
"interessante" disse Filomena, sbadigliando "Abbiamo finito?" ma l'anziana donna non sembrava aver finito, anzi, il suo viso si fece grave e la sua faccia tradì un sentimento di sorpresa.
"Qualcuno tornerà glorioso con la lira di Apollo, ma porterà altro nel regno con sé."
"Che cosa?" chiese la principessa, stancamente.
"Orrore e distruzione, gli incendi divamperanno e le spade scintilleranno, il sangue sgorgherà da profonde ferite e la vita di tutti sarà messa in pericolo" Dimitrea era riuscita a cogliere l'attenzione di Filomena, che si irrigidì sulla sua sedia.
Qualcosa nella voce della veggente le suggeriva che la profezia potesse essere reale, ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, così, con finta noncuranza, le domandò:
"E questo cosa c'entra con me?"
"Oh principessa, la vostra vita sarà salva, ma forse avreste dovuto sperare il contrario perché il vostro futuro sembra essere pervaso dal tormento" le labbra della principessa si fecero sottili.
"Che cosa vuoi dire?" chiese con la mandibola serrata.
"Io vedo un bambino nel vostro futuro, il vostro primo figlio. Nascerà maledetto e voi cercherete in tutti i modi di salvarlo dai demoni che lo pervadono" Filomena non fu turbata da questa notizia più di quanto un cavallo non viene turbato da una mosca.
"Cosa c'entra questo con la mia salute?"
"C'entra perché... perché... perché..."
"Perché?" chiese la principessa, spazientita, ma subito la vecchia riaprì gli occhi e ritrasse le mani, lasciando quelle di Filomena.
Con un gesto fulmineo si alzò in piedi e la guardò, visibilmente scossa.
"Che succede?" esclamò la ragazza, spaventata dal gesto improvviso.
"Abbiamo finito" disse Dimitrea, allungando la mano per riprendere la sfera di cristallo sul tavolo.
La principessa però fu più veloce e l'agguantò per prima.
"Che succede?" ripeté, allungando la mano e tenendo sospesa la sfera, come a minacciare Dimitrea che se non le avesse risposto, l'avrebbe mandata in frantumi.
Una goccia di sudore scivolò lungo la tempia della veggente, che per un attimo si chiese se rivelare quello che aveva visto nella sfera fosse davvero meno importante della sfera stessa. Filomena la guardò, aspettando una risposta.
"Giuro che se non mi dici quello che hai visto, io..."
"Eh va bene!" esclamò Dimitrea, messa alle strette "ve lo dirò."
"Sì, me lo dirai e lo farai subito." Disse la principessa.
"Il bambino... il bambino maledetto della visione..."
"Sì?" la spronò Filomena.
"Voi portate in grembo il seme del padre di quel bambino."
"Vuoi dire che sono..." le parole morirono in gola alla principessa.
"...incinta" concluse Dimitrea.
"Non è possibile" disse Filomena riprendendo un po' del suo temperamento "tu menti."
"Non sto mentendo, l'ho visto nella sfera."
"Sì, invece, tu menti ed è un reato mentire ai propri sovrani!"
Prima che Dimitrea potesse spiegarsi o fare qualcosa, Filomena Esclamò:
"Guardie! Aiuto!"
Subito la porta si spalancò e re Bisante, seguito da una manciata di donne in armatura, fece il suo ingresso. Il re vide il viso di Filomena, sconvolto, e senza indugiare fece arrestare Dimitrea.
"Tenetela stretta, è più agile di quel che sembra" ordinò.
"Vostra figlia..." disse la veggente, ma Filomena la interruppe, minacciosamente.
"Prova a proferire ancora una sola parola sull'argomento e manderò in frantumi la tua amata sfera di cristallo" la veggente tacque "rinchiudetela nelle segrete" ordinò poi alle guardie.
La vecchia fu subito trascinata fuori dalla stanza, e il re rimase da solo con sua figlia.
"Cosa è successo?" le chiese.
"Niente" rispose Filomena, rimettendosi a letto.
"L'avete fatta arrestare, che cosa vi ha detto?" Insistette lui.
"Sto bene, potete uscire dalle mie stanze" quello della principessa era più un ordine che una richiesta.
"Non finché non sarò sicuro che state realmente..."
"Sto bene" disse Filomena, irritata.
"Parlatemi figlia mia, ditemi quello che vi ha detto quella orribile megera" insistette Bisante, infuriato all'idea che la veggente potesse aver fatto del male a sua figlia.
"Mi ha detto che devo riposare" mentì Filomena "quindi vi prego di lasciarmi da sola, padre."
Bisante capì che qualcosa turbava sua figlia, ma aveva afferrato il messaggio, perciò si congedò. Un attimo prima che si richiudesse la porta alle spalle, però, sentì la voce di sua figlia richiamarlo:
"Padre, vogliate essere così gentile da chiedere udienza al sacerdote Smarrante da parte mia, devo confessargli una questione che mi sta a cuore."
Bisante non rispose e chiuse la porta, ma Filomena sapeva che l'aveva sentita così come sapeva che la veggente aveva ragione: lei portava in grembo un bambino e il padre altri non poteva essere che Smarrante stesso.
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La lira di Apollo
FantasyUna principessa in pericolo, un antagonista malvagio, un improbabile eroe e un avventuroso viaggio in una foresta maledetta. Sembra l'inizio di una fiaba per bambini, vero? Beh, ricredetevi perché questo racconto non è una fiaba e di certo non va ra...