Capitolo 36

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"Tre arpie hanno attaccato il regno e mia figlia è caduta in un sonno oscuro da cui non si desta, è questa la grande battaglia di cui mi parlasti?" Bisante lo aveva chiesto con durezza, sorprendendo Dimitrea.
Da quando la principessa era svenuta nella folla, non si era più svegliata. Più volte al giorno il re andava a farle visita nelle sue stanze. Non le portava mai fiori perché riteneva che regalare fiori era una cosa che si faceva ai funerali, non alle persone malate. Bisante le faceva visita e piangeva sul corpo lungo disteso della povera principessa. Le aveva affidato le cure migliori e aveva riscontrato alcuni miglioramenti. La febbre era sparita ad esempio, ma nonostante questo, la principessa non si svegliava e la maledizione di Apollo si estendeva sul suo corpo a vista d'occhio, giorno dopo giorno.
Certo, modernamente non diremmo che la ragazza era sprofondata in un sonno da cui non si svegliava, ma diremmo che è in coma. Il re però era convinto che gli dèi l'avessero graziata in modo che i suoi ultimi giorni non li passasse soffrendo, ma anche qui si sbagliava. Non so esattamente cosa fosse successo a Filomena, ma ipotizzo che tutte le preoccupazioni che l'assillavano: il bambino, la maledizione che gravava sulla sua testa, Smarrante, la malattia, la ricerca della lira, il padre che la cercava disperatamente, ...; misto agli ormoni della gravidanza e alla malattia che la stava divorando, avevano finito col consumarla a tal punto che alla fine aveva ceduto sia fisicamente che mentalmente, sprofondando in un profondo coma.
Purtroppo, il sospiro di sollievo che aveva tirato quando aveva ritrovato la figlia, non era durato che poche ore, perché quello stesso pomeriggio gli fu comunicato che probabilmente non si sarebbe mai più risvegliata. Allora gli si era spezzato il cuore, ma come spesso succede a chi soffre per amore, questo gli diede una scarica di forza che gli fece ricordare i tempi di quando era giovane e vigoroso. Se avesse potuto fare qualcosa per salvare Filomena, allora lo avrebbe fatto.
Come prima cosa il re fece tenere la principessa sotto stretta sorveglianza, qualunque cambiamento delle sue condizioni doveva essergli comunicato all'istante. In seguito, pensò che l'unico modo per salvarla risiedesse nella lira di Apollo, decise dunque di andare personalmente a cercarla, ma presto dovette ricredersi sulla difficoltà di quella ricerca. Lui era troppo vecchio e la lira risiedeva in un posto troppo lontano, se anche fosse partito e fosse sopravvissuto, non sarebbe mai tornato in tempo per salvare sua figlia. Dunque, decise che altro non poteva fare se non sperare che qualcuno la portasse a regno e mobilitò tutti i soldati che aveva sulle mura. Lo scopo era quello di proteggere gli avventurieri di ritorno dal bosco, in modo che la lira arrivasse sana e salva.
La decisione di mobilitare l'intero esercito rese il clima a regno più teso e incuriosì i grandi nobili del regno, che vollero avere un'udienza col re. Bisante aveva acconsentito, sicuro che, se avesse avuto l'appoggio dei suoi nobili, avrebbe avuto anche maggiori risorse per aiutare la figlia. Così li aveva incontrati. I nobili altro non erano che cinque vecchi dalle barbe lunghe e le tuniche costose. Un tempo erano di più, ma i più giovani erano partiti per cercare la lira e alcuni tra i più vecchi si erano ammalati proprio come la principessa.
Un paio d'ore prima dell'assemblea, Neofante era sbarcato a regno e aveva lottato contro Celeno, a fianco di Ercolea. Perciò quando il re spiegò loro che aveva mobilitato l'esercito perché una veggente gli aveva detto che la minaccia di una guerra imminente gravava sul regno, loro, che mai prima di quel giorno avevano visto una creatura magica, gli credettero abbastanza in fretta.
Ciononostante, uno dei cinque anziani era rimasto scettico, dicendo che non credeva nella chiaroveggenza, e aveva proposto di andare a parlare con la megera. Gli altri si erano dimostrati essere d'accordo, solo Bisante avrebbe preferito di no. Il re aveva paura che i suoi trascorsi con Dimitrea potessero venire a galla se fossero andati a parlarle, ma poi ripensò alla situazione della figlia e decise che c'erano cose peggiori. Dunque, li condusse nelle segrete, spiegando loro che era stata Filomena a farla rinchiudere.
Quando arrivarono, videro Dimitrea, chiusa nella sua cella, a gambe incrociate, con la sfera di cristallo tra le mani e gli occhi chiusi. Un'aura oscura la avvolgeva. Non una di quelle che si possono vedere, ma una di quelle che si possono sentire. Qualunque cosa stesse facendo era talmente forte che pure i suoi capelli sembravano essere mossi da un vento invisibile. I nobili si guardarono l'un l'altro intimoriti, ma Bisante, che doveva dimostrare di non temere la megera, l'aveva interrotta chiedendole con voce ferma della battaglia che avrebbe infuriato nel regno.
Di colpo Dimitrea aprì gli occhi e guardò la combriccola che era venuta a farle visita. La forza magica che avevano sentito fino a poco prima si placò, così come i capelli crespi della vecchia, che ricaddero nella consueta posizione arruffata.
"Che piacevole sorpresa sire, vedo che avete portato degli amici questa volta" disse, ghignando.
Ma Bisante non trovò la cosa divertente.
"Oh andiamo, stavo scherzando" Dimitrea si alzò e, a piedi nudi, si diresse verso il re.
I nobili fecero un passo indietro nonostante la megera fosse ancora chiusa nella sua cella. Solo Bisante rimase al suo posto, immobile. La donna afferrò le sbarre con entrambe le mani, poi le leccò, tenendo gli occhi fissi in quelli di Bisante.
"Non ti sono mancata?" gli sussurrò.
Il re, come tutti i presenti, era disgustato, ma trovò comunque il coraggio di risponderle in modo calmo ma ferreo:
"Ti ho fatto una domanda Dimitrea: l'attacco delle arpie è la battaglia di cui mi hai parlato? Quella che hai visto nella sfera?"
"Quanto siete noioso sire!" esclamò Dimitrea, mettendo il broncio come una bambina, ma rimanendo attaccata alle sbarre.
"Rispondi" intimò Bisante.
La vecchia sbuffò, ma obbedì.
"Nella mia visione non ho visto arpie" confessò "ma vi assicuro che ve ne accorgerete tutti quanti quando la grande battaglia si scatenerà nel regno."
"Vi basta?" domandò Bisante rivolto ai nobili.
I cinque anziani se ne sarebbero andati più che volentieri, ma il più scettico di loro, quello che aveva proposto di far visita a Dimitrea nella sua cella, fece un passo avanti e pose una domanda:
"Cosa scatenerà la battaglia?"
Lei volse la sua attenzione verso il vecchio, che improvvisamente si sentì ancor più a disagio.
"L'attacco delle arpie, a cosa era dovuto?" domandò Dimitrea.
"Inseguivano un ragazzo che tornava dalla foresta" rispose il re "si tratta di un musicante di corte, se non sbaglio."
"La lira" sussurrò Dimitrea "ce l'aveva con lui?"
"No, perché lo domandi?"
"Perché quando la lira verrà allo scoperto, umani e mostri si batteranno per averla. Altri invece lotteranno per amore, anche se forse è più corretto parlare di illusione."
"La gente si ucciderà per amore?" domandò ancora il nobile.
"Grand uomo, parete sorpreso dalle mie parole, ma non ne capisco il motivo, infondo l'amore è il motivo per cui gran parte delle persone muoiono. Come ne è il caso dei vostri figli maschi, tra l'altro, che sono partiti poco meno di trenta giorni fa per cercare la lira. Poveri giovani ingenui, non sono sopravvissuti nemmeno due giorni in quei boschi."
A queste parole il nobile si fece pallido e sgranò gli occhi per il terrore.
"Oh scusatemi, pensavo che lo sapeste... infondo sono periti molto tempo fa" Dimitrea sorrise perfidamente.
"Dimmi di più sulla lira, qualcuno la porterà effettivamente a regno, faranno in tempo a salvare mia figlia?" si intromise Bisante.
"Non saprei" rispose lei in un sussurro "forse la lira è già qui, solo che mani oscure la occultano ai vostri occhi."
"Qualcuno ha riportato la lira ma la tiene nascosta? A che scopo?"
"Ho detto che forse è così, ma l'unica mia certezza è che quando la lira verrà allo scoperto, io finalmente sarò libera e la prima cosa che farò sarà quella di vendicarmi della principessa per la situazione in cui mi ha cacciata" proruppe lei.
"Non parlare di mia figlia così o ti faccio tagliare la testa seduta stante!" Bisante e Dimitrea si guardarono in silenzio per alcuni secondi.
"Andiamocene, abbiamo sentito abbastanza" mormorò uno dei cinque nobili.
Bisante voleva rimanere a interrogare Dimitrea, anche con la tortura se fosse stato necessario, ma capì che quella vecchietta non gli avrebbe più rivelato nulla, così, senza prendersi nemmeno la briga di congedarsi, se ne andò seguito dai suoi sudditi.
"Date un bacio a Filomena da parte mia sire, mi raccomando!" gli esclamò dietro Dimitrea, scoppiando in una sonora ma orribile risata.
Poi la vecchia si sedette e ricominciò a fare quello che stava facendo poco prima con la sfera di cristallo.

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