Capitolo 21

11 2 0
                                    

Tornando al regno di Plantea, dobbiamo ancora capire il motivo per cui Smarrante si era comportato in modo così bizzarro, chiudendosi a piangere in uno stanzino anziché andare all'appuntamento con la principessa, che lo aspettava nelle sue stanze.
Dunque, il sacerdote ancora non sapeva che Filomena portava in grembo un bambino e non poteva certamente sapere che questo stesso bambino fosse maledetto. Non sapeva nemmeno che la sua amante avesse avuto un colloquio con una veggente, tantomeno che questa dimorava ora chiusa in una cella delle segrete del palazzo. Smarrante era all'oscuro di tutto.
Quel giorno, il sacerdote aveva concluso una delle sue visite giornaliere alla principessa; visite che smetteremo di camuffare sotto il nome di "preghiere". Uscì dunque compiaciuto dalla stanza di Filomena e incrociò lo sguardo di re Bisante e di una vecchietta che, senza saperne il motivo, gli fece correre un brivido freddo lungo la schiena. Smise dunque di sorridere e tirò dritto.
Il sacerdote però non si diresse verso le sue stanze, com'era sua consuetudine fare quando terminavano i suoi impegni con Filomena, ma andò verso il tempio del regno. Il tempio di Plantea non era un luogo dedicato ad un solo Dio, ma era dedicato all'intero Olimpo. La gente si era sorpresa di ciò perché all'epoca ogni città chiedeva protezione ad uno solo tra gli Dei e costruiva un tempio in suo onore, ma nessuno aveva ancora mai chiesto protezione a tutti gli Dei, come Smarrante aveva fatto. Ad essere sinceri però questo era succeso per colpa dell'ignoranza di Smarrante perché quando al sacerdote fu chiesto a quale Dio volesse dedicare il tempio, lui, non conoscendo l'argomento, disse che lo voleva costruire a nome di tutti gli Dei.
"Anche a nome di Ade?" gli avevano chiesto, sorpresi.
"Assolutamente sì" aveva risposto lui, non conoscendo questo Ade.
Quelli erano sbiancati e si erano guardati spaventati. Così, Smarrante, che aveva sì scarse conoscenze in materia teologica, ma che il linguaggio del corpo lo conosceva bene, aveva aggiunto:
"Ovviamente vi sto prendendo in giro, miei cari amici, Ade non lo vogliamo dentro le mura di questa città. Ora, siate voi santificati e costruiamo insieme questo tempio" quel luogo era diventato luogo di culto, frequentato giornalmente dal popolo di Plantea, ma per lui, quel monumento non era altro che una menzogna in più da aggiungere alla lista.
Quel giorno però il sacerdote sentiva di doversi sfogare con qualcuno. Troppi pensieri gli frullavano per la testa, ma le persone con cui poteva parlarne erano poche. Così aveva deciso di optare per una cosa che finora aveva solo finto di saper fare: parlare con gli Dei. Non che lui credesse davvero che ci fosse qualcuno Lassù ad ascoltare le disgrazie della gente, ma aveva notato che tutte le persone che entrava nel tempio, triste o preoccupate che fossero, ne uscissero più tranquille e rasserenate. Il sacerdote aveva dunque pensato che rinchiudersi un attimo nei propri pensieri potesse aiutarlo ad affrontare i suoi timori.
Andò dunque al tempio. Appena si entrava c'era una grande stanza circolare con delle statue disposte a mezzaluna. Ogni statua rappresentava uno degli Dei dell'Olimpo, seduti sui loro troni, con i loro simboli sacri e, questa era stata una richiesta di Smarrante all'artigiano che aveva scolpito quelle statue, una targhetta di bronzo ai loro piedi che indicava chi fossero quei personaggi. Il sacerdote li fece passare uno ad uno, cercando quello giusto: Ares sembrava troppo cattivo, Estia troppo gentile; Efesto era raccapricciante e Afrodite troppo bella per ascoltare un uomo come lui; Artemide aveva l'aria di una selvaggia e ad Apollo non avrebbe confessato un bel niente. Smarrante li fece passare quasi tutti e sembrava sempre meno convinto di quello che voleva fare, ma poi si fermò davanti ad una statua che rappresentava una donna con un viso serio e vigilante che gli dava l'aria di una che sapesse ascoltare. Portava un elmo in testa e una civetta riposava sulla sua spalla, nella mano destra reggeva una lancia, mentre con la sinistra reggeva uno scudo con la testa di una donna che aveva dei serpenti al posto dei capelli, raffigurata sopra. Smarrante si chinò dunque a leggere l'iscrizione sulla targhetta di bronzo.

Atena: Dea dell'architettura e delle arti tessili; saggia e intelligente, Atena porta astuzia e consiglio in tempi di guerre e conflitti, nonché equilibrio tra le parti schierate.

La lira di ApolloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora