Capitolo 6

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Nel frattempo, il nostro musicante di corte, tra una chiacchiera e l'altra col suo nuovo amico dalle gambe caprine, avanzava per il bosco diretto verso Nord.
"Quanto mi piacerebbe suonare la lira di Apollo" fantasticava il Satiro con aria sognante ogni volta che finiva di suonare una qualsiasi allegra melodia col suo flauto.
"Apollo è un Dio molto geloso, non penso che vi lascerebbe suonare la lira" commentava dunque Neofante "almeno finché non saremo tornati nel regno di Plantea."
"Già, la città, non ci sono mai stato" a questo punto Neofante non riusciva a decifrare il tono di Ambrosio, era come se il satiro fosse al contempo eccitato di scoprire nuove cose sugli umani, ma anche un po' intimorito.
"Non vi perdete nulla, credetemi" gli rispondeva dunque.
Nonostante questo, anche a Neofante capitava di fantasticare sulla lira. Si chiedeva come fosse fatta, magari d'oro o di un metallo ancora più prezioso. Si domandava anche se avesse delle note in più, dei suoni che uno strumento normale non può produrre, oppure se aveva dei poteri speciali, come il potere di comunicare con gli Dei, ad esempio.
Un giorno i due amici raggiunsero la sponda di un fiume dove si fermarono per bere e riposare. Si sedettero sui sassi lì al margine e Neofante si tirò su i pantaloni e mise a mollo i piedi nell'acqua. Ambrosio tirò fuori il flauto e iniziò a suonare una melodia tranquilla. Le acque del fiume rallentarono la loro precipitosa corsa, come se volessero fermarsi più tempo possibile ad ascoltare il Satiro suonare il flauto.
"Il vostro flauto" commentò Neofante "è magico, vero? Me ne sono accorto nella radura quando ci siamo incontrati" Ambrosio interruppe la melodia per rispondergli e l'acqua riprese il suo corso naturale.
"Appartiene alla mia famiglia da generazioni, si dice che sia stato un dono offertoci da Dio Pan."
"Che cosa può fare oltre a rallentare i corsi d'acqua e far ballare gli insetti?" domandò il ragazzo, interessato.
"È complicato" rispose il satiro "quando suono una melodia è come se sentissi un'energia scorrermi dentro e riversarsi attorno a me. In un qualche modo amplifica il mio stato d'animo e lo trasmette alla natura circostante, poi il resto non lo posso controllare."
D'un tratto, qualcosa turbò la loro conversazione. Un rumore di ferraglia e di rami spezzati li fece voltare di scatto. I due amici si alzarono in piedi e si lanciarono un'occhiata preoccupata. Un uomo con la faccia ricoperta di graffi sbucò dalla boscaglia. Indossava un'armatura tutta sporca di fango, ma si poteva ancora intravedere il blasone del regno di Animalia dipinto sul metallo: la testa di un orso d'argento che ruggiva su sfondo blu. L'uomo ansimava e si guardava alle spalle come se avesse paura che qualcuno lo stesse inseguendo, ma quando finalmente vide Neofante e Ambrosio, si fermò.
"Calmati per l'amor degli Dei e dicci cosa ti spaventa tanto" disse Ambrosio.
L'altro gli guardò prima le zampe caprine, poi le corna e infine le orecchie a punta.
"Io..." ansimò, ma sembrava troppo sconvolto per riuscire a spiccicar parola.
"Cosa vi è capitato?" domandò Neofante, preoccupato.
"Una missione... un mostro uscito dalle acque... forse mi insegue" Neofante e Ambrosio si scambiarono un'altra occhiata preoccupata.
"Calmati" disse il satiro "anche tu sei alla ricerca del sacro strumento di Apollo per conquistare la mano della principessa Filomena?"
"La lira, sì!" esclamò lo sconosciuto, poi li guardò in modo sospettoso "immagino che non sono l'unico, vero?" Neofante capì che qualcosa non andava.
"Aspettate Ambrosio" sussurrò all'amico quando lo vide aprir bocca, ma il satiro, entusiasta, stava già rispondendo:
"Sì anche noi la stiamo cercando, perché non ti unisci a noi e diventi anche tu mio amico?"
Per capire il seguito della storia può essere utile fare un passo indietro. Dovete sapere che il soldato era uno degli uomini di Soccante. L'uomo stava probabilmente ancora fuggendo dall'idra o da qualche altro mostro, poco importa. Sta di fatto che aveva ricevuto ordini precisi da parte del principe riguardo la missione e uno di questi era di uccidere a vista. Se i soldati avessero incrociato la strada di un altro uomo alla ricerca della lira, avrebbero dovuto ucciderlo per ridurre la concorrenza, comodo vero? Beh, io trovo che sia una cosa sleale e di cattivo gusto, ma onestamente una decisione del genere da parte di Soccante non mi stupisce per nulla visto che infondo era sempre stato temuto dal suo popolo per la sua crudeltà e il suo cattivo umore.
Neofante aveva dunque ragione ad allarmarsi, ma non per questo si trovò ad essere più preparato di Ambrosio quando lo sconosciuto sguainò la spada e, con un urlo di guerra, li attaccò. Il satiro reagì più velocemente del suo compagno e con le sue gambe caprine riuscì a fare un balzo e uscire fuori portata dalla spada del soldato. Neofante invece si buttò a terra per evitare di essere trafitto e il guerriero, colto di sorpresa, non fece in tempo a frenare, che si scontrò con lui. Perse l'equilibrio e ruzzolò a terra. Il bagliore sinistro che l'individuo aveva negli occhi si cancellò quando picchiò la testa su un sasso particolarmente aguzzo. Il soldato rotolò ancora, questa volta inerme, fino a cadere nel fiume. Se fosse stato cosciente ce l'avrebbe sicuramente fatta, ma non era il caso e il peso dell'armatura lo portò a fondo tra le acque scure mosse dalla corrente.
"Ho ucciso un uomo" sussurrò Neofante, pallido in volto.
"Hai ucciso un uomo!" esclamò Ambrosio, ancora più sconvolto.
"È stato un incidente" ribatté l'altro sulla difensiva, come se sentire quelle parole dette da qualcun altro rendessero la cosa ancora più grave.
"Hai ucciso un uomo!" ripeté Ambrosio fissando il punto in cui il soldato era affondato.
"Lui ha provato a ucciderci per primo!" si giustificò Neofante.
"Non si deve mai uccidere! Perché voi umani vi uccidete?"
"La vostra è un'ottima domanda, Ambrosio" rispose Neofante, con voce piatta.
I due amici ripresero dunque il viaggio, ma questa volta fu una camminata silenziosa perché a nessuno dei due andava di parlare di quello che fosse successo. Poveri ragazzi, pensavano che non potesse capitar loro cosa peggiore in quegli insidiosi boschi, ma non sapevano che ciò che li attendeva durante quell'avventura sarebbe stato ben più spaventoso. A cominciare da qualcosa nascosta nell'ombra che li osservava e seguiva con curiosità, sicura finalmente di aver trovato chi le serviva.

La lira di ApolloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora