Capitolo 33

6 1 0
                                    

La pressione iniziava a farsi sentire a corte. La principessa era ancora scomparsa, ma Bisante, che moriva dentro dall'angoscia, continuava a fingere che stesse semplicemente troppo male per uscire dalle sue stanze reali. inoltre, molti giorni, forse troppi, erano trascorsi dall'inizio della spedizione e il re sapeva che la principessa avesse a disposizione solo trenta giorni prima che per lei fosse la fine. Della lira però ancora nessuna traccia. Aveva fatto di tutto per non chiedere aiuto a Smarrante, ma quando la pressione era iniziata ad aumentare a corte e il popolo aveva iniziato a chiedere notizie di sua maestà la principessa, dovette correre da lui per domandargli di distrarre tutti quanti con una preghiera collettiva o qualcosa di simile.
Il sacerdote però era ancora sordo come una campana e dopo l'ultima indesiderata visita fattogli dal re, aveva deciso che per lui sarebbe stato meglio chiudersi a chiave nelle sue stanze, fingendo di non esserci e di essere andato via. Così, quando due guardie, due fanciulle dai capelli biondi, vennero a cercarlo, non lo trovarono. Tornarono dal re dicendogli che Smarrante era sparito e quello sbuffò.
"Poco male" rispose, pensando che non avrebbe comunque dovuto fidarsi del sacerdote.
Doveva però distrarre le persone dalla sparizione della figlia, dunque decise di apparire lui stesso pubblicamente, raccontando che la principessa purtroppo stava molto male ma che i medici erano comunque molto ottimisti sulla sua salute e che di lì a poco sarebbe forse guarita.
Il giorno in cui Bisante faceva questo, Filomena si era svegliata di malavoglia. Era pallida e stanca, il giorno prima aveva badato ai figli di Ercolea fino a tardi e si sentiva debole. Quando andò a fare colazione, Ercolea le chiese se stesse bene e Filomena le rispose che si sentiva alla grande, ma le domandò comunque se non avesse dei trucchi per mascherare le borse sotto gli occhi.
"Oggi vostro padre apparirà pubblicamente" buttò lì la barista.
Filomena si stupì della notizia.
"Pensi che voglia denunciare la mia scomparsa?" domandò.
"Non lo so, ma se dovesse farlo, non so se potrò nascondervi ancora a lungo in questa casa."
Filomena si morse il labbro, preoccupata.
"Allora mi infiltrerò nella folla e se dovesse denunciare la mia scomparsa, come è probabile che faccia, salirò sul palco accanto a lui e dirò al popolo che non è vero, che sto bene e tutto il resto" Ercolea sembrò un po' preoccupata, ma non aggiunse altro sull'argomento.
"Un gruppo di uomini partito per la spedizione è tornato ieri sera e si è fermato qui al pub, il termine dei trenta giorni si avvicina sempre di più" disse invece, lanciando un'occhiata discreta alle zone annerite della pelle di Filomena.
"Avevano la lira?" domandò la principessa, fingendosi disinteressata e mangiando un boccone di pane.
"No, ma hanno raccontato cose pazzesche sulla foresta."
"Ah sì?" disse Filomena distrattamente, ingozzandosi di uova strapazzate.
"Sì, dicono che ovunque si andasse si incontravano mostri o creature pericolose. Hanno detto di aver perso diversi compagni e di aver combattuto anche contro altri uomini che cercavano la lira. Dicono che una volta che entri in quella foresta, se hai la fortuna di sopravvivere, non sei più lo stesso."
"Solo dei selvaggi possono sopravvivere nella natura, fossi in te tratterei coloro che tornano con maggior riguardo" rispose Filomena.
Al che Ercolea la guardò con le lacrime agli occhi.
"E se mio marito non tornasse più?" domandò.
"Meglio così" rispose la principessa, senza tatto "tuo marito ha abbandonata te e i tuoi bambini."
"Infatti" rispose Ercolea sull'orlo delle lacrime "cosa posso dire ai miei figli e come posso vivere zitella? Principessa, io non riesco a separarmi tra il lavoro di mio marito e il mio lavoro da mamma, ho troppe cose da fare e mi rende pazza."
Filomena non era una ragazza molto empatica, ma in quel momento cercò, forse anche un po' goffamente, di rassicurare l'amica:
"Vedrai che troverai il giusto equilibrio e per quel che riguarda i bambini, dirai loro che il padre è morto da eroe a Nord nella foresta selvaggia. Quando diventeranno grandi e si racconterà di come tutti i maschi del regno hanno abbandonato le loro famiglie con la speranza di conquistarmi, giudicheranno da soli le azioni del padre."
Ercolea tirò un sospiro e si riprese un poco.
"L'assemblea è a mezzogiorno in punto, in piazza davanti al castello. Verrò con voi e ne approfitterò per comprare un po' di legumi per la cena di stasera" concluse, andando a lavare i tavoli del pub.
Filomena andò a cambiarsi e a mettere un vecchio vestito di Ercolea, che le andava troppo largo. Ciononostante, decise di non fare nessun aggiustamento al vestito, così poteva coprire ogni parte del corpo annerita dalla malattia. Indossò  anche una tunica con un cappuccio in modo da poter andare in incognito in giro per la città.
Mentre si cambiava, vedeva il suo riflesso in uno specchio sporco di polvere. Le braccia e le gambe erano completamente nere, la maledizione le copriva anche gran parte del petto e si accingeva a coprirle pancia e collo. Per la prima volta anche Filomena sembrò preoccupata della sua situazione e si domandò se mai qualcuno avrebbe fatto ritorno in tempo con la lira. Ma scacciò quell'orribile pensiero e col volto ancora pallido e un tremendo mal di testa, andò ad aiutare Ercolea al pub.
La mattinata passò tranquilla, ma molto lentamente, soprattutto per Filomena che, oltre a stare male, era anche in ansia per quello che avrebbe detto Bisante all'assemblea. Ormai era sicura che suo padre avrebbe denunciato la sua scomparsa, infondo era sorpresa che non lo avesse fatto già da tempo. Inoltre, nonostante quella mattina era apparsa tranquilla e sicura del suo piano quando ne parlava con Ercolea, ora dubitava di tutto. Se fosse apparsa pubblicamente, il padre poi l'avrebbe certamente costretta a rimanere a regno e non avrebbe più potuto vedere Ercolea e i suoi bambini. Ormai l'avrete capito, Filomena non era il tipo di ragazza che si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, compreso il padre, ma su alcune cose, tra cui le regole di buona condotta per stare a corte, persino lui era intransigente con la figlia. Perciò si chiedeva se non fosse meglio non andare in piazza quel pomeriggio e rimanere nascosta a casa di Ercolea, ma sapeva anche che così facendo, se Bisante le avesse scoperte, avrebbe benissimo potuto far rinchiudere o impiccare l'amica per rapimento. Se così fosse stato, la principessa non avrebbe potuto fare niente per salvare la povera donna perché suo padre era l'unica persona a regno che aveva più potere di lei e non poteva contrastarlo così apertamente.
Quando per le due ragazze fu l'ora di uscire, Filomena chiese nuovamente a Ercolea se per caso non avesse del trucco, perché le borse che aveva sotto gli occhi si erano fatte più scure, le guance più scavate e il pallore si era intensificato.
"Se tutto va bene" la rassicurò Ercolea "tuo padre non denuncerà la tua scomparsa e tu non dovrai farti vedere da nessuno."
Ercolea aveva ragione e Filomena si calò il cappuccio sugli occhi. Uscendo vide che il sole picchiava forte e fu abbagliata. Mentre camminava iniziò anche a sudare e si domandò se non avesse anche la febbre. Più volte dovette fermarsi per riprendere fiato e più volte Ercolea le domandò se fosse sicura di star bene, ma Filomena liquidava la domanda con un gesto della mano.
Quando finalmente arrivarono in piazza, videro che era piena di gente. Quasi tutte donne. Alcune erano venute con i loro figli, altre con gli amici, molte avevano pensato di fare la stessa cosa che voleva fare Ercolea, avevano preso un cesto e sarebbero andate a fare compere dopo quella riunione cittadina. Avvicinandosi alla folla, Filomena sentì due donne che spettegolavano tra loro.
"Pensi che voglia comunicarci la morte della principessa?" si domandava la prima.
"Secondo me qualcuno è tornato con la lira, ho sentito dire che ieri sera un gruppo di uomini è tornato dalla foresta!"
"Ma non mi dire, dove sono?" La seconda ragazza si era alzata sulle punte e indicava un punto lontano.
"Laggiù" disse all'amica
"Uffa non li vedo!"
Filomena le avrebbe volentieri fatte rinchiudere nelle segrete del castello solo perché avevano osato supporre che lei fosse morta, ma al momento non poteva proprio farlo; quindi, si morse la lingua per stare zitta. Intanto centinaia di altre persone erano arrivate e ora Filomena era in mezzo alla folla e non riusciva quasi a muoversi. Sentì che l'aria le mancava e iniziò a sudare più di prima, ma finalmente il re, suo padre insomma, fece la sua apparizione, salendo sul palco dove solitamente la gente veniva giustiziata. Venne salutato da tutto il popolo con un inchino. Solo Filomena rimase in piedi e non si inchinò, ma Ercolea le diede un colpetto col gomito e, a malincuore, anche lei seguì l'esempio degli altri. Le veniva da vomitare.
"Popolo di Plantea" esordì Bisante "questi sono tempi bui per il nostro regno, ma non disperate e tenete duro. Da quasi un mese i nostri coraggiosi uomini sono partiti con l'intento di ritrovare la leggendaria lira di Apollo e il loro ritorno è imminente" non tutte le donne furono entusiaste del ritorno degli uomini.
"Speriamo che ritornino con un po' più di muscoli" cinguettò la ragazza che poco prima aveva ipotizzato che Filomena fosse morta.
"Ssssst non farti sentire!" la rimproverò l'amica, ma entrambe iniziarono a squittire dalle risate.
La principessa sentì che le sue gambe non avrebbero retto ancora per molto, era troppo debole. Ma questo non le impedì di pensare a quanto avrebbe voluto strangolare quelle due ragazzine.
"Come ormai sapete, mia figlia Filomena e il nostro sacerdote, Smarrante, si sono ammalati" alcune persone mormorarono preoccupate (più per la sorte del loro bellissimo sacerdote che per quella di Filomena).
"Infatti, sembrerebbe che Smarrante sia sparito, probabilmente si è rinchiuso in un qualche santuario o è partito per un pellegrinaggio importante col fine di pregare per la sua sorte e quella del regno."
"Oppure è scappato perché ha scoperto che presto diventerà padre" sussurrò Ercolea all'orecchio di Filomena.
In un altro momento la cosa l'avrebbe divertita, ma ora stava troppo male, al punto che il bagliore del sole la costringeva a socchiudere gli occhi e non vedeva quasi nulla. Cercava di concentrarsi sulle parole del padre perché sapeva che presto avrebbe parlato di lei. E infatti...
"Per quel che riguarda mia figlia, la principessa Filomena, ahimè il mio cuore duole al solo suo pensiero..." la folla mormorò preoccupata e Filomena sentì una delle ragazzine davanti a lei dire all'amica:
"Te l'avevo detto che è morta."
"... Filomena è una ragazza forte e coraggiosa, ma questa malattia la sta lentamente ed inesorabilmente consumando. Lei non è qui accanto a me perché troppo stanca per spostarsi dalle sue stanze. Ma io le ho parlato e mi ha chiesto di salutarvi e di farvi sapere che vi vuole bene..."
"Ma cosa...?" disse Ercolea, che evidentemente non era abituata a quanto potessero essere falsi i sovrani e quanto facile veniva loro di mentire al popolo.
Ma in quel momento Filomena collassò e le sue gambe cedettero. La ragazza cadde in avanti, addosso alle due pettegole. Fortuna vuole che Ercolea reagì in fretta e la prese prima che potesse toccare terra e farsi male sul serio. L'angoscia prese il sopravvento e pur sapendo che quello che stava per fare avrebbe significato non rivedere più l'amica, gridò:
"Aiuto, la principessa è qui tra noi ed è appena svenuta!"

La lira di ApolloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora