Capitolo 5

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Una cascata d'acqua le si versò addosso e Pirenea perse l'equilibrio, cadendo in quelle acque torbide. Un po' scivolando e un po' tossendo, la ragazza riuscì a rimettersi in piedi, un'immensa ombra le si stagliava davanti.
"Alle armi! Serrate i ranghi e proteggete il principe!" fu il suo ordine.
I guerrieri obbedirono senza la minima esitazione e ricomposero il gruppo, sollevando tutti le loro spade all'unisono. Intanto Pirenea si stava guardando disperatamente attorno, cercando Soccante con lo sguardo, ma non lo trovò.
Davanti a lei un mostro enorme sibilava minacciosamente: aveva il corpo di un serpente d'acqua che terminava con sette orribili teste da rettile. Alcune stavano mostrando i denti da cui colava una densa sostanza verde e la guerriera indovinò che il mostro dovesse essere velenoso.
"È l'Idra!" urlò qualcuno.
Pirenea rifletté in fretta: cosa conosceva dell'Idra? Sapeva che viveva in ambienti paludosi e che nel mito era stata sconfitta da Ercole, che le aveva tagliato tutte le teste e aveva bruciato tutti i colli, ma perché li aveva bruciati? D'un tratto se lo ricordò:
"Non tagliatele le teste!" gridò, ma era troppo tardi.
Il mostro si scagliò contro di loro, e i soldati lo respinsero con le spade. Tre teste di serpente caddero con un tonfo sordo nelle acque paludose. L'Idra ringhiò per il dolore, ma laddove le tre teste erano state mozzate, ne spuntarono altre sei. Un urlo di sorpresa e di timore si sollevò tra i guerrieri, poi l'Idra attaccò. Ci fu un putiferio, i ranghi si ruppero, l'Idra addentò qualche soldato. Nessuno stava più riflettendo e tutti menavano colpi alla cieca. Nessuno prestò attenzione agli ordini di Pirenea e le teste del mostro iniziarono a cadere in una pioggia continua. Ben presto ogni guerriero si ritrovò ad affrontarne una diversa, cadendo invano.
Pirenea urlava ordini e schivava i colpi del mostro, ma nessuno l'ascoltava. Si rese subito conto che non potevano vincere quello scontro così diede l'ordine di scappare:
"Ritirata, adesso!" i soldati aspettavano solo quello.
Come un nido di topi che viene scovato da un gatto, tutti i guerrieri scapparono in direzioni diverse, senza guardarsi indietro, e lo stesso fece anche Pirenea. L'Idra ne inseguì e recuperò qualche d'uno, il che diede agli ultimi superstiti il tempo di scappare e nascondersi.
Pirenea riuscì faticosamente ad uscire dall'acqua, non aveva più forze, ma voleva allontanarsi il più possibile dalla palude. Non vedeva, né sentiva nessun altro, nessun segno di vita da parte dei soldati che erano scappati. Ma la sua mente era altrove. Disperata, Pirenea si stava chiedendo se il suo amato Soccante fosse sopravvissuto, o se lei avesse fatto cilecca nel suo primo compito importante a servizio del regno di Animalia. Subito si immaginò il peggio e mentre arrancava e sbuffava per allontanarsi dalla palude il più possibile, lacrime disperate le solcarono il volto.
Camminò a lungo, finché non trovò uno spiazzo dove la vegetazione non era cresciuta e decise di fermarsi, valutando di essersi sufficientemente allontanata dalla palude. Il cielo si era tinto di arancione e ormai Pirenea, col cuore in frantumi per aver perso l'uomo che tanto amava, era stanca. Trovò un cespuglio sotto il quale si sdraiò e lì si appisolò, con in bocca il gusto salato delle lacrime che ancora versava copiosamente.
Il suo sonno, tempestato da incubi venne però presto disturbato. Pirenea sentì qualcosa muoversi e, con la testa dell'Idra ancora dipinta sotto le sue palpebre, si svegliò di scatto, una mano sull'elsa della spada e rimase in ascolto. Qualcuno, o qualcosa, ormai chi poteva dirlo? Era appena arrivato nello spiazzo di erba dove lei giaceva. La luna era nascosta dietro le nuvole e lei non poteva vedere chi, o che cosa fosse. Si assicurò dunque di non poter essere vista, poi estrasse silenziosamente la spada e rimase in attesa, col cuore in gola.

La lira di ApolloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora