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"No, il primo è meglio del secondo. Devi togliere il secondo vestito dalle opzioni, non è assolutamente adatto", Yui mi istruisce su cosa indossare tramite videochiamata e dopo tre ore passate a farmi sgridare da lei mi arrendo e mi butto di schiena sul letto.

"Che stai facendo, non riesco a vedere più nulla!", grida peggio di mia madre.
"Basta, sono stanca. Non ci vado più all'appuntamento", mi lamento nascondendo la testa sotto un cuscino.
"Sei così pigra che mi pento di non essere venuta a casa tua. Per videochiamata è difficile capire cosa ti stia meglio", si lamenta anche lei e sbuffa come me.

"Mi stai creando ansia e finirò per avere un attacco di panico", dico nervosa alzandomi dal letto e guardandomi allo specchio.
Ho l'impressione che qualcosa andrà storto e quando mi sento così non finisce mai bene.
"Vabbè dai, mettiti il vestito rosso", dice arrendendosi.
"Ora lo metto", sbuffo ancora e lasciando il telefono rivolto verso il soffitto mi cambio velocemente.

"Come è? Fa vedere", dice Yui che guarda ancora il mio soffitto attraverso il cellulare.
"Beh, credo mi piaccia", le rivelo facendole vedere come mi sta mentre mi guardo allo specchio un'altra volta.
È un vestito leggero, tutto di un colore unico con la parte inferiore che copre fino a poco sotto il ginocchio.
Ricorda un'pó lo stile anni 60 ma è davvero bellissimo. Tutto svolazzante e carino.

"Ok non so come siamo arrivate ad avere la tipica scena del vestito bello e della protagonista altrettanto bella dei film per ragazzi, ma sono felice di partecipare", mi fa ridere con quella faccia sconvolta, sorpresa, impreparata al risultato.
"Sì, è proprio il vestito perfetto", dico ammirando il mio riflesso.

"Concordo, ti sta una meraviglia", mi spavento quando entra mio padre sorprendendomi.
"Pap!", esclamo sia per la sorpresa che per lo spavento e vado ad abbracciarlo affettuosamente.
"Ti sei messa il profumo che ti ho regalato due anni fa, lo metti solo per eventi importanti, dove stai andando così preparata?", accidenti non mi ero accorta che poteva riconoscere il profumo.

"Salve signor Covey, come era Yokohama?", Yui sta ancora in videochiamata e si intromette come meglio può per aiutarmi a togliere l'imbarazzo e l'esitazione di dosso.
"Oh ciao Yui, non ho avuto tempo di esplorare ma non era molto diversa da Tokyo", risponde brevemente rivolgendo lo sguardo su di me attendendo ancora la mia risposta.

"Ahm-", comincio già a pentirmi, quando sento il campanello della porta suonare.
"Visitatori! Strano averne", dice papà ridandomi il telefono con Yui perplessa prima di andare ad aprire.
"Credo sia arrivato", sussurro alla mia amica e lei prende la forma di questa emoji '😬' quando le dico che ci saremmo sentite più tardi e finiamo la chiamata.

Sento il cuore che sta per saltarmi fuori dal petto e la testa girare, ma mi raddrizzo come un palo e con coraggio prendo il borsellino che avevo deciso di abbinare al vestito, infilo in fretta l'unico paio di ballerine che ho e mi sbrigo a raggiungere mio padre quando apre la porta e si ritrova davanti un mazzetto carinissimo di fiori.
"Oww", mi sfugge con una risonanza inudibile all'orecchio umano mentre tento di non farmi vedere.

"Nijiro?", chiede il mio genitore ignaro di come reagire o cosa dire.
"Buon pomeriggio signor Covey e bentornato", Niji è tranquillissimo e sorride abbassando i fiori.
"Buon...pomeriggio", tentenna papà.
"Avrei pianificato di portare sua figlia ad un appuntamento se non le dispiace", continua il mio amore con il coraggio che io posso solo sperare di avere.

Papà si volta a guardarmi e mi analizza da capo a piedi, mettendo insieme pezzetti di informazione quando passa a scannerizzare anche Nijiro vestito con eguale eleganza e quel decorativo mazzetto di stupendi fiori colorati che tiene in mano.
"Ahm, s-sì, cioè non mi dispiace, affatto. Sono appena tornato e non ne sapevo nulla ma, certo, certo, andate", indica lasciandomi passare mentre regge la porta aperta ed io gli sorrido ringraziando lui per la bontà d'animo e l'universo per avergli fatto piacere il mio ragazzo.

"Solo, tornate per le nove. È presto adesso e credo vada bene per le nove", dice serio ma dal tono capisco che è ancora sorpreso e deve capire bene cosa sta succedendo.
Avrei sicuramente preferito che mi desse tempo almeno fino alle dieci ma non oso chiedere, temo troppo un rifiuto verso l'intera uscita.
"Grazie pap", gli sorrido così felice che anche lui non può fare a meno di sorridermi.

Ho Nijiro davanti, lo guardo e vedo nei suoi lucidi e brillanti occhi la tenerezza di un cerbiatto.
Accetto i fiori e accattivata dai colori li annuso, hanno un odore di freschezza che mi rilassa.
"Posso tenerli io", aggiunge mio padre allungando entrambe le mani per prendere il mazzo.
"Li metterò in un vaso con dell'acqua", continua.

Ora ho in mano solo il mio borsello e vorrei baciare Nijiro, abbracciarlo, dargli l'affetto di una fidanzata ma con papà che ci guarda provo vergogna e continuo timore.
Il ragazzo mi sorride, è così carino.
"Forza andate, che state aspettando?", adesso sembra che mio padre mi stia cacciando di casa ma vedendo Nijiro che ride mi contagia come sempre.

Saluto con la mano e prendendomi alla sprovvista, mentre vedo la porta di casa chiudersi, la mano di Niji prende la mia condividendo il suo calore col mio.
Presa per mano mi conduce fuori in silenzio, dove vedo una macchina parcheggiata che non immaginavo nemmeno fosse la sua.

Mi apre lo sportello e proprio prima che prendessi il mio posto mi bacia sulle labbra come desideravo facesse prima.
È un bacio unico, dolce, profondo.
È un bacio che da un anno se non da più tempo faceva parte dei miei sogni da fan girl ogni volta che lo vedevo in tv, o sui social, o sul set una volta cominciate le riprese per 'Alice in Borderland'.

"Ti avrei baciata immediatamente se non fosse stato per tuo padre", sorride separandosi lentamente da me e permettendomi di salire in macchina assieme a lui.
Accende e partiamo verso una meta che ignoro.

Alle cinque di pomeriggio, quasi le sei, il sole è in procinto di calare e dona un rosato al cielo che devo assolutamente immortalare.
Prendo il telefono e scatto un paio di foto assicurandomi di averne fatte alcune decenti e scorgo il mio bellissimo fidanzato sorridere.
"Cosa c'è?", gli chiedo sorridendogli indietro.
"Mi ricordi molto il me bambino, spensierato e attratto da tutto quello che esisteva di bello", è focalizzato sulla guida ma riesco ad intuire come nella sua mente adesso si formano ricordi della sua infanzia.

Cupid's Rainbow Arrows~Nijiro MurakamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora