4, Ripetilo

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Lunedì 20 settembre 2021, ore 14:11, Lewes, East Sussex, St. Mary Jane, area comune.

Era ormai trascorsa una settimana dall'inizio delle lezioni. Il St. Mary Jane era rimasto assolutamente identico: nessun ascensore, alcuna supervisione notturna, zero presenze indesiderate durante i brevi ma frequenti incontri al salice. La radura era sempre quieta e disposta a ospitarli con riguardo e festosità, le campane della piccola chiesa rintoccavano a ogni ora con straordinaria puntualità, la signorina Murphy capitolava con la testa penzoloni seduta al proprio sgabello, a ogni pranzo e a ciascuna cena, dietro la vetrata gremita di pietanze della mensa.

Cristian Hernández si era dimostrato seccante come il solito. Louis e il ragazzo avevano bisticciato già quattro volte. Non fosse stato per l'intervento di Harry e Niall, lo scontro verbale avrebbe corso il rischio di svilupparsi in incontro fisico.

Harry non aveva più confessato a Louis dell'attrazione che Cristian covava nei suoi riguardi. Per qualche motivo, temeva che l'informazione potesse peggiorare ulteriormente la sua avversione.

E poi c'era Pauline. Pauline che aveva atteso il loro ritorno con impazienza e che si era catapultata a salutarli, al primo richiamo. Si era lasciata accarezzare per minuti interi, come se avesse realmente patito la loro assenza. Era stato un momento intimo e profondo, che Harry avrebbe di certo custodito nel sacchetto del cuore per l'eternità.

Gemma accusava, un giorno dopo l'altro, la mancanza di Nayeli e di Alyssa, almeno tanto quanto Harry subiva quella di Liam e Zayn, simultaneamente a Louis e Niall. Era tutto diverso senza di loro, più cupo e triste. Certe volte, prima di addormentarsi, gli sembrava quasi di udire la risata di Zayn al di là della finestra, ma non si trattava di altro che di un'illusione. Le loro voci, i loro occhi, il calore delle loro dita, erano tutti dettagli incisi nella memoria e nell'anima. Ed Harry li portava con sé, ogni giorno, e in qualsiasi momento. Passavano ore al telefono, dividendosi tra chiamate e messaggi, e aspettavano con trepidazione l'arrivo del weekend per spostarsi a Londra, dove i tre amici spartivano l'appartamento, un attico di lusso per il quale Harry aveva provato ammirazione e invidia.

Non vedevano Alyssa da mesi, e riuscivano a contattarla sempre di meno. Si era trasferita a Madrid, approfittando della consistente borsa di studio elargita dalla Carlos III, un'influente università del luogo. Un'opportunità incredibile, sì. Ma per quanto ancora avrebbero dovuto attendere il suo ritorno, un suo messaggio, una sua chiamata? Era un tarlo di cui Harry non sapeva liberarsi e che inquinava la sua serenità.

Grazie all'approvazione di suor Julia, e poi quella del preside, Harry e Louis potevano condividere la camera, addormentarsi uno tra le braccia dell'altro, fare l'amore in ogni occasione.

Avevano smesso di occultare quell'amore, malgrado le occhiatacce e i commenti fuori luogo, che di tanto in tanto sbucavano come pioggia passeggera in una lucente giornata di sole.

Era tutto perfetto, in un certo senso. Ma anche la perfezione necessita di una piccola crepa, per definirsi realmente tale.

«Eccomi! Eccomi!» ansò James, occupando un posto sulla panca. Pettinò indietro i capelli mossi e slegò di fretta il grembiule color malva annodato in vita, gettandolo sul tavolo. «Ho solo cinque minuti di pausa. Che cosa mi sono perso?»

«Nie...»

«Louis e Cristian hanno litigato» dissero Harry e Niall all'unisono, interrompendo così la menzogna di Louis.

«Però...» s'impressionò l'amico, rubando una patatina fritta dal vassoio di Gemma. «Qual era il movente, questa volta?»

«Ha cominciato lui» si sbrigò a giustificarsi Louis. «Aveva preso di mira Scheggia! Giuro che lo ucciderei a mani nude» abbaiò, tirando intanto Harry per un braccio.

Lui si alzò, seguendo la traiettoria designata dall'altro, fino a che non si ritrovò seduto sulle sue gambe, con le sue braccia sistemate intorno al torso. Piazzò uno dei propri sulle spalle di Louis, e sorrise, quando incrociò lo sguardo affettuoso e affascinato della sorella.

«È comprensibile che lo faccia, dal momento che...»

«Ti pagano bene in caffetteria?» chiese Harry, solo per troncare la frase di James. Era sicuro che stesse per fare menzione dell'interesse di Hernández nei riguardi di Louis, ed era sua premura che ciò non accadesse.

«Insomma... sì, piuttosto bene» biascicò l'amico, stringendo tra le labbra il filtro di una sigaretta per incendiarne l'altro polo. «E' un lavoro che mi permette di conoscere molti ragazzi».

«Quanti ne hai rimorchiati, finora?» s'impicciò Niall.

«Soltanto tre» rispose l'altro facendo una smorfia, e soffiando il fumo verso il cielo.

«Soltanto» rimarcò Louis.

«E' il privilegio di chi non è sposato» replicò James. «Sei invidioso, per caso?»

«Per niente» rispose il ragazzo a occhi sgranati, per enfatizzare il proprio disappunto.

Rinsaldò la presa sul corpo di Harry per tirarlo a sé, quando si udì la voce sommessa di un ragazzo sconosciuto che passava al loro canto. «Froci» fu ciò che arrivò alle loro orecchie.

Louis scattò come un fulmine in quella direzione e ordinò: «Ripetilo, se hai il coraggio!»

«Lou, calmati» bisbigliò Harry, accarezzandogli la mascella.

Era una vicenda che si ripeteva ormai ogni giorno. Avrebbero dovuto farci l'abitudine; la verità, però, era che non cessava mai di ferirli, benché cercassero di dimostrarsi forti uno con l'altro.

Il ragazzo sconosciuto – presumibilmente più giovane – si fermò a guardarli con uno sguardo impaurito, contaminato da un impacciato orgoglio.

«Avanti, ripetilo» perseverò Louis.

«Io non...»

«Ci hai chiamato froci. Ripetilo».

«Non ho detto...»

«Ripetilo» comandò, scandendo singolarmente ogni lettera.

Seguì qualche fugace momento di silenzio. Fu James a spezzarlo, congedando il giovane sconosciuto: «Sparisci, Mike. E tappati la bocca, per l'amor del cielo».

Il ragazzo – Mike – non esitò a cogliere il suggerimento, dileguandosi alla velocità della luce. Harry poté percepire lo spostamento d'aria causato dal suo volatilizzarsi.

«Per la cronaca» concluse James, «lui è stato uno dei tre».

«Dunque è frocio anche lui» dedusse Louis, rimuovendo dalla fronte la frangetta scompigliata dal vento.

«Non prendertela» sospirò l'amico, sfregando la sigaretta contro il tavolo per spegnerla. Acciuffò un gruppetto di patatine dal vassoio di Gemma per ficcarle in bocca, poi farfugliò, in maniera pressoché incomprensibile: «Torno al lavoro, a dopo».

«A dopo, e buon appetito» augurò Gemma con tono sarcastico.

«Bene, io ed Harry adesso andiamo a scopare» informò Louis, picchiando due colpetti sulle sue cosce per stimolarlo ad alzarsi.

«A studiare» corresse Harry frattanto che si sollevava.

Niall scoppiò immediatamente a ridere, seguito da Gemma, e poi da Louis.

«A studiare, certo» esalò Louis a occhi sbarrati, con un'espressione beffarda intagliata sul volto. Sistemò la giacca della divisa, e impugnò i due versanti dei vassoi impilati, allontanandosi verso l'entrata di vetro.

Harry scosse la testa e si concesse un momento per sbuffare. «Ho sposato un idiota».

«E te ne accorgi adesso?» chiese sua sorella, alzandosi anche lei per avviarsi in direzione dell'edificio femminile.

Aveva sposato un idiota, sì. Quell'idiota, però, era il motivo per cui stava sorridendo, mentre s'incamminava verso la struttura.

St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora