Mercoledì 14 luglio 2021, ore 17:56, Londra, Hyde Park.
«Ne hai ancora per molto?»
Louis lo guardò attraverso i tagli delle due palpebre semichiuse e tentò con scarso successo di scuotere la testa. Le dita celavano la bocca aperta e assorbivano il suono della sua risata puerile. «Sei un disastro» lo schernì con voce stridula, mentre se ne stava inginocchiato al cospetto della panchina sulla quale Harry sedeva.
«Sono solo caduto, succede a chiunque!»
«Non sei solo caduto» contestò il ragazzo. «No, no! Tu hai slittato come se stessi camminando sul burro, e poi sei finito col culo per terra!» narrò, mimando l'azione con tutto il braccio.
Harry sbuffò e roteò gli occhi. Se esisteva qualcosa di davvero insopportabile, erano le derisioni di Louis. Avrebbe potuto proseguire per ore, forse per giorni: non si annoiava mai. Era una sorta di talento. Inutile, a suo giudizio, ma pur sempre un talento.
«Non ho mai conosciuto nessuno che fosse negato quanto te con i rollerblade» perseverò quello. «Anzi, non ho mai conosciuto nessuno che sia negato quanto te in qualsiasi attività motoria. È un miracolo che tu sia ancora tutto intero».
«Te lo ripeto: ho avuto una brutta esperienza con i pattini! Da piccolo sono scivolato, rischiando di rompermi un ginocchio, e da allora mio padre mi ha proibito di usarli!»
«Lo vedi? Eri un imbranato anche da bambino. Non vedo come questa informazione debba giocare a tuo favore, onestamente».
«Intendevo solo dire che...» sospirò. Succhiò aria dalle labbra raccolte, generando un fischio aspro. «Guarda, non m'importa» rinunciò, ritirando la mano dalla caviglia per mostrargli la bustina retta dal pugno. «Il ghiaccio è completamente sciolto, ormai» disse, sventolando il contenitore che gocciolava acqua.
«Ci penso io» si offrì premurosamente Louis, chinandosi a stampare un bacio sulla caviglia rossa e intirizzita dal freddo. Pizzicava, ed era così gelida che Harry poté percepire a stento il calore delle sue labbra. «Ti fa ancora male?» chiese alzando lo sguardo verso di lui, e appropriandosi intanto del sacchetto colante.
«No, sto bene».
«Ok» sorrise l'altro, sollevandosi da terra. «Vado al bar. Ti prendo qualcosa? Un gelato, un lecca-lecca? Un manuale su come camminare senza spiaccicarsi al suolo?»
«Sei davvero uno stronzo!» condannò, lasciando scattare l'altra gamba per centrare uno stinco del ragazzo. «Non è divertente!»
«Oh, lo è eccome!» dissentì Louis. «Se non lo fosse non avrei mica riso, nell'ultima mezz'ora!» aggiunse, indietreggiando sul sentiero di ghiaia.
«Ti odio» ringhiò Harry, dedicandogli un dito medio.
«No, non mi odi» sbugiardò, ostentando una smorfia d'insolenza.
«Voglio un gelato» gridò, mentre l'altro si allontanava sempre di più. In realtà avrebbe preferito non dargli alcuna soddisfazione, ma era una responsabilità che richiedeva una solida determinazione, e lui non ne era fornito a sufficienza. E aveva proprio voglia di godersi un bel gelato insieme al suo fidanzato. L'ultimo pasto consumato risaliva a diverse ore prima, e il gorgoglio dello stomaco stava diventando molesto.
«Burro d'arachidi e caramello salato?» cercò d'indovinare Louis.
«E con gli smarties, possibilmente» annuì Harry. «E facci aggiungere la panna!»
«Ogni tuo desiderio è un ordine, Pippo!» esclamò il ragazzo, appena prima di voltarsi.
«Io non cado tanto spesso!» ribatté a voce alta. Ma Louis era già lontano, trotterellava sul tragitto, e fingeva di non ascoltarlo.
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St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]
Fanfiction«Conosci la leggenda di Zefiro? Era un vento, considerato violento e piovoso nell'Iliade di Omero, ma è ricordato anche come una brezza leggera, messaggera della primavera. Questo vento inveisce contro il mondo e poi se ne pente, si lascia aizzare d...