Lunedì 4 aprile 2022, ore 15:16, Lewes, St. Mary Jane, nel mezzo della radura.
«Capo! Capo! È qui! Lo abbiamo trovato!»
Harry schiuse con difficoltà le palpebre. Le ciglia sembravano cucite tra loro, la carne pesava quintali. O almeno, a lui pareva così.
Quando finalmente riuscì a far sbucare le iridi, fu colpito da immagini che non poté comprendere. Vedeva solo foglie, fasci di erba verde, grumi di terra sputati dal terreno.
Una patina nebbiosa gli impedì di mettere a fuoco ciò che aveva davanti.
Non sapeva dove si trovasse, e neppure come ci fosse finito. Non capiva se stesse ancora sognando o se la realtà avesse davvero intrapreso una piega tanto ambigua.
Non capiva, non sapeva, non elaborava. Quella percezione di incoscienza lo angosciò al punto di scatenare un battito furente nello sterno che gli consigliò di fuggire.
Era sicuramente in pericolo. Come poteva essere altrimenti?
Respirò con affanno, ma una fitta tagliente punse l'addome. Piagnucolò con un fil di voce e infilzò con gli incisivi il labbro inferiore per censurarsi.
Una lacrima si buttò a intridere il suolo.
«Sei tu? Sei Styles?» interrogò una voce.
Non rispose.
Gli girava la testa, era debole. L'ossigeno scarseggiava.
«Harry» ansò un'altra voce, inginocchiandosi di fretta al suo fianco. Una polvere densa di terriccio si levò a infarinargli le orecchie e gli occhi. «Harry? Che cazzo è successo?»
Non disse nulla. Avrebbe voluto articolare una parola – una sola – con tutto sé stesso, ma non poteva farlo. Tutto ciò che cavò dalle labbra fu un verso acre, afono, che morì tra le molecole del vento.
«Harry, sono Niall» informò la voce, poggiando una mano sulla sua spalla. «C'è Gemma qui con me. Che cazzo è successo?»
Si impegnò a indirizzare lo sguardo a sinistra, verso il cielo, ossia la zona da cui proveniva quel suono. Intravide le espressioni sconvolte della sorella e dell'amico, ma non rinvenne alcun modo per comunicare con loro.
Era bloccato in quella scomoda posizione, impossibilitato a compiere qualsiasi gesto.
«Fratellino, che cosa ti hanno fatto?» sibilò la ragazza, tossendo e ingoiando il pianto.
Vorrei spiegarti tutto, sorellina... lo vorrei davvero...
Era stanco, sfinito.
Batté le palpebre un paio di volte. Quando avrebbe dovuto riaprirle, si consegnò invece al torpore opprimente.
«Svegliati! Svegliati!» strillò il ragazzo, pizzicandogli una guancia.
«Oh santo cielo» gemette Gemma, nell'istante in cui lo vide ridestarsi. «Harry, devi rimanere con noi, va bene? È in arrivo un'ambulanza, Louis ci sta raggiungendo. Andrà tutto bene, ma devi restare sveglio, è un ordine».
«Sì...» riuscì a sussurrare per miracolo. Era quasi certo che nessuno lo avesse sentito.
Quello sforzo – da lui ritenuto sovraumano – lo indusse a realizzare quanto dolore stesse fracassandogli il cranio.
«Capo, perché non lo aiutate a stendersi?» s'incuriosì la voce di una persona che non riconosceva.
«Perché non sappiamo cosa gli sia capitato, e se lo toccassimo adesso, rischieremmo di provocargli danni irreparabili» esplicò Niall. «I medici mi hanno assicurato di essere vicinissimi. Dobbiamo solo evitare a tutti i costi che Harry si addormenti».
STAI LEGGENDO
St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]
Fanfiction«Conosci la leggenda di Zefiro? Era un vento, considerato violento e piovoso nell'Iliade di Omero, ma è ricordato anche come una brezza leggera, messaggera della primavera. Questo vento inveisce contro il mondo e poi se ne pente, si lascia aizzare d...