Domenica 13 marzo 2022, ore 13:27, Brighton, casa di Zayn.
Erano davanti al cancello dell'abitazione. Louis lo guardò fremendo e allungò un braccio, pigiando il bottone sottostante alla targhetta rettangolare che presentava "Malik".
Nessuno attendeva il loro arrivo. Sapevano che Zayn, Liam e Nayeli non avrebbero fatto ritorno a Londra prima dell'indomani.
Erano trascorsi mesi dall'ultima volta in cui si erano trovati al cospetto di quella recinzione. L'emozione, l'agitazione e la felicità che provavano erano incalcolabili, sentimenti impossibili da esprimere a parole.
«Chi c'è?» domandò una voce per mezzo dell'interfono.
«Il fattorino» scherzò Louis, certo che chiunque si trovasse al di là dell'apparecchio smascherasse il gioco e riconoscesse la sua voce.
Un esteso ronzio notificò l'apertura della grata.
I due ragazzi oltrepassarono la soglia tenendosi per mano, con due enormi sorrisi recisi sui volti illuminati dall'impazienza, dalla contentezza di essere nuovamente lì, dopo averlo sognato per giorni, per settimane. Lo avevano desiderato talmente tanto che adesso, mentre calpestavano i sassolini del vialetto e inalavano la brezza del mare, avevano l'impressione fosse tutto un miraggio.
Dentro quella casa custodivano decine di ricordi, di scoperte, di pianti e di risate. In quella casa viveva una preziosa porzione della loro grande famiglia. Quelle mura erano frantume indispensabile dell'anima.
Fu Nayeli ad accoglierli. Era in piedi, attorniata dalla cornice della porta principale, a fissarli con uno sguardo sfibrato e bruno, vuoto, ma colmo di stupore. I suoi capelli scompigliati apparivano selvatici come un roveto in fiamme.
Teneva in braccio un bambino. Era accoccolato con la faccia nell'incavo del suo collo e con le gambine allargate sulla sua anca. Il piccolo aveva indosso una tuta di ciniglia color rosa salmone e un bavaglio legato intorno al collo. Era minuscolo, dotato di pochi capelli albini sulla testa. A occhio e croce non raggiungeva un anno di età.
«Avevo ragione, allora: non ho più ordinato quella pizza» esalò Nayeli, inopportunamente terrorizzata.
«E lei chi è?» chiese Louis con una vocina gioiosa, chinandosi a sfiorare il neonato con un dito.
«E' un lui, ed è...»
«Avete ospiti?» si allarmò Harry, appiccicando una mano sul torace. «Mi dispiace, avremmo dovuto avvisare... volevamo farvi una sorpresa!»
«E ci siete riusciti... credimi» sibilò la ragazza, picchiando un paio di colpetti sul sedere del piccolo, come risposta a un suo vagito. «Volete per caso...»
«Chi è alla porta?» interrogò una voce dall'interno dell'attico.
Una voce che conoscevano, ma che non udivano da troppo tempo. Non in quel modo, sgravati dal ricettore deturpante di un telefono cellulare.
Era lì. Era davvero lì. E a Harry, tutt'a un tratto, tremarono le gambe.
«Non venire!» vietò Nayeli, scomponendosi al punto da sballottare il bambino e indurlo a lamentarsi.
«Perché?» si stranì l'altra persona, emergendo – inconsapevolmente – in tutta la sua presenza costituita di carnagione diafana, di capelli biondi, lunghissimi, di occhi ammalianti color petrolio. «Che succede?»
Però, a quella domanda, non seguì alcuna risposta. E fu lei stessa – l'artefice del quesito – a non cercarne una. Diventò superfluo, nel momento in cui quegli occhi grandi, quegli occhi che Harry aveva immaginato di rivedere innumerevoli volte, s'imbatterono nei loro volti scolpiti dallo sgomento più autentico, indomito.
«Che ci fate qui?» spirò, lasciandosi a malapena ascoltare.
Harry e Louis rimasero a bocca spalancata. Era inverosimile, assurdo, che stesse accadendo davvero. Era incredibile che lei fosse veramente lì, davanti a loro.
Alyssa.
Bella come sempre, però più magra, più adulta, con due fasce di occhiaie scure sotto le ciglia e i vestiti stropicciati gettati alla rinfusa sul corpo esile.
Proprio allora, quando Harry aveva quasi trovato la forza di comunicare, il piccolo sbatté le palpebre sugli occhi diluiti dal sonno, mostrandogli il colore straordinario delle sue iridi.
Blu, però un blu violaceo, limpido, ipnotizzante, raro.
Così raro da non poter ipotizzare che si trattasse di una coincidenza.
Aveva le iridi color lavanda.
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St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]
Fanfiction«Conosci la leggenda di Zefiro? Era un vento, considerato violento e piovoso nell'Iliade di Omero, ma è ricordato anche come una brezza leggera, messaggera della primavera. Questo vento inveisce contro il mondo e poi se ne pente, si lascia aizzare d...