VIII, Un Cosmopolitan, grazie

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Mercoledì 25 agosto 2021, ore 01:32, Londra, Bocca Lounge.

Preso posto ai tavoli laccati di nero marmo lucido nel locale, cinti dalle poltroncine di velluto color cammello, Harry scansò la fettina di limone trafitta dal bordo del calice e versò tra le guance un sorso abbondante di Cosmopolitan.

«Mastica, amore» dispose Louis, imboccandogli un mazzo di patatine fritte.

Obbligato ad assecondarlo, Harry addentò vorace il boccone e lo mandò giù insieme all'ennesima sorsata. Ignorò lo sguardo contrariato del marito e convogliò l'attenzione sulla discussione tenuta dagli amici e dalla sorella.

Non facevano che ripercorrere gli avvenimenti più significativi del concerto, benché qualsiasi sciocchezza, in quel momento, apparisse sensazionale e degna di nota, ai loro occhi.

«E' un peccato che voi vi siate allontanati» si rammaricò Liam, rivolgendosi ai due coniugi.

Una fitta di colpevolezza morse Harry nelle viscere.

«Ah, non importa» minimizzò Louis, scrollando le spalle con fare disinteressato. «Si stava bene, laggiù. Si respirava aria pulita, perlomeno».

«Questo lo confermo» avvalorò Harry, accettando un trancio di bistecca offertagli dal marito.

All'interno del locale – l'unico ancora operativo in zona – non c'erano che loro. Lasciare il parcheggio del Wembley aveva richiesto un'ora e mezzo di tempo. Il groviglio di automobili e di pedoni aveva determinato un ginepraio di difficile risoluzione. Per sopravvivere alla carenza di energia, Harry aveva ingollato due bottigliette di acqua. Adesso, però, preferiva accompagnare il pasto con ingenti vagonate di alcol.

Più beveva, e più la stanchezza sopraggiungeva a tramortirlo. Le candide luci soffuse non lo sostenevano nell'ardua impresa di restare sveglio e arzillo.

Aveva stabilito, comunque, che rimpinzarsi di alcol fosse necessario; un espediente che lo avrebbe esonerato dal compito di ficcare due dita in gola e rigettare il succulento, untuoso cibo in fase preliminare di assimilazione. Prima o poi sarebbe finito a vomitare per forza. Non era predisposto a digerire tanto alcol, non se assunto in quantità industriale. Un piano impeccabile, a suo modesto parere.

Appena il cameriere si approssimò a raccogliere un paio di piatti imbrattati di sugo e olio, Harry colse la palla al balzo e comandò: «Un altro Cosmopolitan, per favore».

«No» protestò Louis fulmineo.

Lui si girò a scrutarlo, perplesso. «Sì» insistette, «ne voglio un altro».

«Hai bevuto già fin troppo» osservò l'altro.

«Ma ho sete!» s'innervosì Harry, corrugando una smorfia scocciata.

«Allora ordina l'acqua» decise, rivolgendo un cenno al cameriere per congedarlo.

Questo fece per rintanarsi in cucina, quando Harry ritrattò: «Non è l'acqua che voglio, ho scolato due bottigliette, prima. Mi porti un Cosmopolitan, grazie».

«Acqua» esigette invece Louis.

Il povero malcapitato si bloccò e arcuò le sopracciglia sino all'attaccatura dei capelli rossi. Si schiarì la voce e rischiò: «Perciò... acqua?»

Louis annuì. Il cameriere se la svignò prima che chiunque riuscisse a trattenerlo ancora.

Per alcuni secondi aleggiò un invalidante, scomodo silenzio. Poi Harry sbottò: «Non devi immischiarti, so pensare a me stesso».

«Non sai farlo, o non saremmo qui a discuterne» obiettò l'altro.

Harry scattò in piedi, strisciando fragorosamente le gambe della sedia contro il pavimento. «Vado in bagno» annunciò, incamminandosi. Non gli restava altra alternativa che insinuare quelle benedette dita in gola e rimettere la poltiglia che andava rapidamente decomponendosi nel suo stomaco.

St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora