17, Zara

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Sabato 26 marzo 2022, ore 15:49, Brighton, stanza degli ospiti al piano 1.

Era davanti alla porta da cinque minuti tondi. Ogni volta in cui la lancetta del Calvin Klein legato al polso scorreva verso il trattino successivo, imponeva a sé stesso di non attendere oltre, ma continuava a cascare sempre nel medesimo errore.

Aveva giurato a Louis di fare un tentativo, di approcciarsi a Jaime, denudandosi di qualsiasi pregiudizio che lo tenesse ancorato a una statica freddezza. Non poteva infrangere la promessa.

Da quando avevano saputo dell'esistenza del bambino, due settimane prima di allora, erano cambiate molte abitudini. Louis si rintanava in una costante elaborazione che lo portava ad appartarsi da tutto il resto. Persino da Harry.

Non avevano più fatto l'amore. Ci avevano provato, ma ogni esperimento si era esaurito con un fallimento. Il ragazzo era sempre assente per metà. Lo desiderava, di questo era certo: era Louis il primo a farsi avanti, a cercarlo, a spogliarlo, ed era anche il primo a fare marcia indietro.

Harry aveva l'impressione che alcuni demoni avessero fatto ritorno fra i dedali della sua psiche ingarbugliata. Era probabile che avvertisse – così com'era accaduto in passato – il sesso come una minaccia, e non come un piacere.

Il sesso lo aveva adescato verso quella situazione ineluttabile, perciò era dannoso, un impiccio da scongiurare a tutti i costi.

Ma queste, naturalmente, non erano che supposizioni inventate da Harry, pur di assegnare una decifrazione all'indecifrabile.

Avrebbero sfidato e soverchiato quell'enigmatico, anomalo periodo.

Un giorno sarebbe diventato un ricordo.

Era così. Aveva bisogno di credere che fosse così.

Inspirò profondamente, abbassò le palpebre e deglutì. Quando riaprì gli occhi, il senso di colpa fu alimentato da un nuovo tassello raggiunto. Erano trascorsi sei minuti esatti.

Ed era arrivato il momento di farsi avanti.

Batté due colpi di nocche sul divisorio, e nell'istante in cui ricevette un consenso ne oltrepassò la soglia.

Alyssa era seduta a gambe incrociate sulla poltrona rivestita di velluto color ocra posta accanto alla culla ovale, ricavata da tocchi di pregiato faggio verniciato di bianco. Su un bordo era inchiodata un'asta rampicante dalla quale pendevano gufetti e stelline imbottite di mucchietti di ovatta soffice e voluminosa.

«Vi disturbo?» controllò, prima di addentrarsi troppo nell'ambiente.

«No, affatto» lo accolse la ragazza, rimuovendo dal naso le lenti dalla montatura ampia e rotonda. Chiuse il libro che aveva tra le mani e lo ripose a lato, tra un ginocchio e il bracciolo della seduta. «Il piccolo sta ancora dormendo».

Harry, per non causare rumore, accarezzò il pavimento con i piedi riparati da due soffici calzini di spugna. Si affacciò a contemplare Jaime accostandosi al margine superiore del lettino. Aveva gli occhi chiusi, un pupazzo a sembianza di coniglietto nero ingabbiato mollemente dalle braccia e un ciuccio in caucciù fissato tra le labbra. Dalla riva della coperta di lana sbucavano le spalle imbacuccate in una tutina verde menta.

La punta del suo naso era minuscola, sollevata verso l'alto.

Effondeva un profumo di latte e di fiori.

Era talmente bello da non poter smettere di guardarlo.

«Lo so, fa questo effetto a tutti» disse lei, alzandosi per affiancarlo. «E' un ipnotizzatore. Zayn dice sempre che un giorno diventerà un mago, come Harry Potter».

St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora