26, Ci sono aspetti di me che non conoscete

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Mercoledì 27 aprile 2022, ore 15:48, Lewes, St. Mary Jane, area comune.

Inspirò tanto a lungo da farsi male al torace. Gli occhi bruciavano, ma non trovava il coraggio di sbattere le palpebre. Stava guardando il sole. Era davvero il sole, quello originale, cocente, fulgido, abbagliante, non indebolito da una piastra di vetro, bensì tonificato dalla schiettezza del cielo terso che lo circondava.

In seguito alle recenti, meticolose ispezioni, i medici avevano ritenuto Harry idoneo per una gita all'aria aperta, poiché non correva più il rischio di comprimere ulteriormente le costole stando seduto per poco tempo.

Così, avvinghiò i palmi ai braccioli della sedia a rotelle e spianò un sorriso enorme.

Un'ora. Era il limite al quale attenersi: disponeva soltanto di un'ora per godersi il vento fresco sulle guance e un'effimera libertà che da quel momento in poi sarebbe stata il suo traguardo quotidiano.

Era sempre meglio che starsene a oziare sul letto, privo di scopi e di stimoli. Ora aveva qualcosa a cui mirare, col cui pensiero infondersi grinta, per affrontare le faticose giornate che ancora lo attendevano.

«Che te ne pare?» domandò Justin, squarciando un sorriso obliquo, indiscutibilmente intrigante.

«Mi sembra di volare» confessò, ridacchiando. «Non sto facendo niente, eppure, il solo fatto di essere qui è strabiliante».

«Perché non facciamo una passeggiata nel bosco?» propose Louis. «E' uno dei posti che Scheggia preferisce».

Preferiva – rettificò senza esprimerlo a voce. Era uno dei posti che preferivo, prima che Cristian lo trasformasse in una sala delle torture.

Stette per inventarsi qualcosa, qualsiasi scusa che lo esonerasse dall'esporre i propri crucci, quando fu l'infermiere a precederlo: «Il terreno è troppo grumoso. Non è ancora tempo per questo».

«Peccato» commentò Niall facendo spallucce.

«Arriverà il momento. Un passo alla volta» affermò Justin.

«Come sei saggio» sospirò Gemma, piazzando un pugno sotto al mento. «E' una fortuna che tu sia qui. Sei una benedizione del cielo».

«Non sarei qui se Harry non stesse male, quindi... non mi definirei una benedizione» valutò l'altro.

«E piantala di flirtare davanti a me» condannò Niall.

«Non sto flirtando» si difese l'altra, stirando la voce fino a ottenere un'inflessione stridula e sgradita. «Volevo solo dire che...»

Harry si accomodò ben bene sulla seduta, progettando di assistere a un succoso bisticcio tra i due, ciò che per lui ormai rappresentava l'apice del divertimento.

Però smise di ascoltare la sorella, nell'istante in cui intravide una sagoma che avrebbe distinto tra centinaia di altre.

Indossava un paio di occhiali larghi e scintillanti, nerissimi, e un cappotto leggero aperto sull'abito corto dalla trama inamidata. Il picchiettare degli stivali alla texana assorbì ogni briciolo del suo interesse.

Corrugò una smorfia e respirò, all'inizio piano, e poi sempre più forte.

Decise di chiamarla. Gli pareva assurdo che si trovasse in quella struttura, ma altrettanto assurda era l'ipotesi di non rivolgerle la parola.

«Nay! Nayeli!» gridò, sventolando la mano sinistra.

La ragazza inchiodò il passo e separò le labbra. Sollevò gli occhiali da sole sulla testa e lo guardò stranita, neanche fosse vestito da pagliaccio su uno sfondo lugubre.

St. Mary Jane - The summer experience (PARTE 3) [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora