𝗰𝗼𝘂𝗻𝘁𝗶𝗻𝗴 𝘁𝗵𝗲 𝘁𝗮𝘁𝘁𝗼𝗼𝘀 𝗼𝗻 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝘀𝗸𝗶𝗻

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Dopo aver fatto colazione, mi sono reso conto che non aveva senso tornare a dormire con una scusa.

Stare sdraiato sulle ginocchia di Akk è confortante, e mi piace da morire se le sue dita mi accarezzano di continuo.

Anche perché mi dà la possibilità di osservarlo dall'alto.

Ha un neo all'altezza del mento sul basso, sulla destra del viso.

Prima gliel'ho baciato con una scusa.

Mi ha dato uno schiaffetto sulla testa, poi si è fatto baciare.

Adorabile.

Afferro il pacco di biscotti koala alla vaniglia, ne mordo uno.

Stiamo guardando Netflix.

Ginny e Georgia.

È una serie nuova, da poco uscita. Sembra carina, peccato che a me le commedie romantiche che parlano di trigger e rapporto tossico tra madre e figlia non mi piacciono.

Io preferisco i drama.

Akk si appoggia maggiormente contro al cuscino con sopra la faccia di Winnie the Pooh, afferra tra le dita una foglia di alghe dal pacchetto, che sta di fianco al cuscino vuoto, guardando lo schermo del televisore.

Per fortuna, Dante è andato a riposarsi nella sua cuccia in camera da letto.

Ci ha lasciati un po' soli, dopo aver passato l'intera mattinata a cercare di infastidirmi quando provavo ad abbracciare o baciare Akk, con qualche scusa del cazzo.

Sono come una cozza, ma non è colpa mia.

Voglio godermi questo fine settimana fin quando mi è possibile.

«Ginny non mi piace, se la tira un po' troppo.» Azzardo piano, chiudendo il pacchetto di biscotti koala, per posarlo sul tavolino. «A te piace?»

Abbassa un po' il volume del televisore, mi guarda dall'alto.

«Non particolarmente, se devo essere sincero.»

Alzo una gamba, appoggiando il piede sul divano.

Akk lancia un'occhiata al mio tatuaggio sulla coscia.

Lo fa da questa mattina, ma non chiede.

Non mi dispiace parlarne, soltanto che credo non sia il momento giusto, no?

Ci stiamo godendo un po' d'intimità, forse la cosa alzerebbe un polverone inutile.

«Che cosa significa mom, don't worry about a thing

Mi tiro su con la schiena.

Ci ho sperato un po' troppo di non fare questo discorso. 

«Quando avevo diciotto anni, papà è morto e ci ha lasciati da soli. Io ero il figlio maggiore, dovevo continuare a studiare e la mamma portare avanti l'attività di famiglia, ma era un po' difficile riuscire a far combaciare tutto.»

Allunga una mano verso la mia, la prende piano tra le sue.

«Ho cominciato a fare qualche lavoretto durante il secondo anno di Università, per mettere dei soldi da parte e aiutare mia madre con i miei fratelli gemelli. Non era facile, però era una grossa soddisfazione e potevo anche stare poco più fuori casa, vivermi un po' la vita al di fuori della piccola città in cui ero cresciuto. La mamma... è stata da sola per un bel po', prima di incontrare il suo attuale compagno, lo stesso con cui lavora, e che ha cresciuto tutti noi.» Sorrido un pochino di più, mi appoggio con la guancia contro al divano. «Ho sempre cercato di essere un fratello responsabile, dando il buon esempio quando ho deciso di studiare e di lavorare, con quella frase volevo solo rassicurare mia madre che fosse tutto okay.»

☽ 𝗼𝘅𝘆𝘁𝗼𝗰𝗶𝗻 ᵃᵏᵏᵃʸᵃⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora