Alzo un sopracciglio.
Poi sorrido d'istinto, non appena noto l'occhiata incuriosita di Kim, che da dietro la scrivania, appena chino sui documenti dei referti di alcuni pazienti, mi osserva in silenzio.
Sono venuto in questa sede per parlare con lui, in modo tale da cercare un compromesso con il mio nuovo capo, oltre che per mantenere la mia posizione di fisioterapista privato nella nuova sede.
Ma a quanto, mi sa proprio che non parlerò affatto di lavoro e di referti medici, ora.
«So che vuoi chiedermelo, la risposta è si. Ero da Aye, volevo stare con lui per il fine settimana.»
Kim annuisce, posa alcuni documenti di fianco ai miei.
«E sei felice.» Risponde pacato, sorridendo un po'. «Non ti ho mai visto così felice da quando lavori qui, se non al suo arrivo in reparto. Come... proseguono le cose?»
«Ho un po' di mal di schiena, ma sto bene per adesso.» Aggiungo rapido, cercando di fargli cogliere il doppio senso della frase stessa. «Hai chiesto a Chè di sposarti?»
Kim ridacchia.
«No, andrò con i miei fratelli a cercare un anello la prossima settimana.»
«Sei sicuro?»
Ride.
«Non sono mai stato così sicuro in vita mia, Akk. E tu, sei sicuro di ciò che vuoi fare con Aye?»
«Prima...»
Mi appoggio con la schiena alla sedia, tra le dita faccio roteare la penna.
Prima avevo un po' paura.
«...ho capito che non aveva senso rimanere in silenzio e farmelo sfuggire. Sono tanti anni che non sto con qualcuno, che senso ha privarmi di una relazione? Mi trovo persino... bene, anche quando litighiamo perché vuole che rimanga a casa sua piuttosto che farmi tornare da Plumcake.»
Kim annuisce con la testa, si appoggia alla sedia.
«Io sono sicuro che Aye ti faccia davvero bene, Akk.»
«Lo so, ci ho solo messo un po' per capirlo...»
«Verrai con lui, vero? Intendo, al mio matrimonio con Chè.»
«Per preparare un matrimonio ci vogliono mesi, come pensi di poter prevedere il futuro?»
Kim sorride di più, si lecca le labbra.
«Mi sono mai sbagliato, dottorino?»
Sbatto le palpebre.
Deglutisco.
«Cosa... ma stronzo!»
Kim ridacchia, si sistema il colletto del camice bianco con le dita.
«Sei stato tu a dirgli di chiamarmi in questo modo?»
Scrolla le spalle.
«No, ma forse mi ha sentito chiamarti in questo modo un giorno in corridoio. Perché ti arrabbi?»
«Ha a che fare con... insomma, hai capito.»
Mi massaggio la tempia con due dita, cercando di focalizzarmi sui documenti delle analisi dei miei pazienti.
Dovrei lavorare, ma non riesco a pensare ad altro.
Vorrei che fosse già giovedì, solo per avere la possibilità di vedere Aye. Dato che dovrò fare alcuni doppi turni e non riuscirò a farli combaciare con i suoi, sarò costretto a sentirlo solo per messaggio o per telefono, e la cosa non mi sta affatto bene.
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☽ 𝗼𝘅𝘆𝘁𝗼𝗰𝗶𝗻 ᵃᵏᵏᵃʸᵃⁿ
Fanfiction➯ ᴀᴋᴋᴀʏᴀɴ ➯ sɪᴅᴇ sᴛᴏʀʏ: ᴋɪᴍᴄʜᴀʏ / ᴡɪɴsᴏᴜɴᴅ ➯ ᴛʜᴇ ᴇᴄʟɪᴘsᴇ / ᴋɪɴɴᴘᴏʀsᴄʜᴇ / ᴍʏ sᴄʜᴏᴏʟ ᴘʀᴇsɪᴅᴇɴᴛ !ᴀᴜ ➯ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ↳ 𝙇𝙚 𝙛𝙖𝙧𝙛𝙖𝙡𝙡𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙧𝙚 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙖𝙡𝙞, 𝙖𝙣𝙯𝙞, 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙘𝙤𝙣𝙫𝙞𝙣𝙩𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙝𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙣...