Studiare in facoltà

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Per tutto il primo semestre io ho studiato solamente a casa, il che significa non solo che passavo le ore buche tra una lezione e l'altra a non fare sostanzialmente nulla, ma anche che mi ritrovavo a fare riassunti alle undici e mezza di sera - il che non è il massimo, soprattutto considerando che Ryle adora complicarci la vita.

Se aggiungiamo il fatto che mio nonno non capisce il significato della frase "Nonno, io devo studiare" e pertanto ogni tre secondi se ne esce con tiktok di gente napoletana che urla, "Bambacio', che mi aiuti con questo?" e domande sul gossip, ho deciso che questo semestre provo a studiare in facoltà.

Sulla buona scia del Poeta, che passa le sue giornate a studiare qui in villa, ho provato a studiare in biblioteca.

Ora, la nostra biblioteca di dipartimento sembra uscita da una bacheca di Pinterest e ci sono ovunque busti di filosofi e tizi barbuti che suppongo essere importanti, ma io non mi ci trovo perché:

1) ho un'ansia assurda di fare rumore e lì - giuro - il suono di un pennarello rimbomba peggio che in una cattedrale, quindi per una persona come me non va bene

2) non c'è posto - sul serio, non ci sta. C'è gente che viene appositamente alle 8 di mattina solo per prendersi un posto, tutto perché le postazioni in biblioteca sono poche e gestite male - del tipo che devi segnarti ogni volta che prendi e lasci un posto

3) a meno che tu non riesca ad accaparrarti un posto al piano di sotto - impresa praticamente impossibile - la luce non esiste. Sì okay, ci sono delle lampade, ma illuminano male e fanno un sacco di riverbero sullo schermo del pc

Quindi che cosa ho fatto? Ho iniziato a frequentare le aule studio.

Sono praticamente delle stanzette relativamente piccole con delle postazioni studio - che io trovo fantastiche perché 1) non sei costretto al silenzio (anche se ovviamente non puoi metterti ad urlare), 2) c'è sempre posto e puoi allargarti quanto ti pare e 3) ci stanno dei finestroni meravigliosi che fanno passare tanta luce. E ci sono più prese di corrente, ma questo è un altro discorso.

La cosa bella di queste aule, poi, è che tu puoi farci praticamente quello che ti pare - compreso mangiare e bere - e lasciarci tutte le tue cose per la meravigliosa legge dello studente disperato.

Legge dello studente disperato: la quantità di fiducia che lo studente universitario ripone nei suoi simili è direttamente proporzionale alla disperazione che gli toglie il sonno la notte.

Visto che qui a Filosofia siamo tutti disperati appresso a tossici, esaltati e gente "che doveva scopare di più nella vita" (cit. Ninja), ci fidiamo tutti di tutti e puoi essere sicuro che, se lasci lo zaino o il pc o quello che ti pare in aula studio o da qualche altra parte, lo ritrovi sicuro lì, al massimo nell'ufficio del custode.

E quindi sì, mi sono accampato in aula studio a cercare di riassumere un volume di 323 pagine (sono a pagina 63).

Dalla sede centrale dell'Iperuranio questo è tutto,

Ave atque vale

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