Angest

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Angest: letteralmente "angoscia", per Kierkegaard è quel sentimento generato dalla vertigine della libertà, ovvero dalla possibilità di scegliere liberamente che cosa fare in un mondo di infinite possibilità che si escludono a vicenda.

Non credevo che avrei mai scritto questo capitolo. Non per essere drammatica, anche se la tentazione c'è ed è forte, ma mi trovo in una posizione molto scomoda e mi sento un po' smarrita.

Abbiamo avuto la comunicazione ufficiale che non avremo una magistrale per il nostro corso di laurea. Non era un'ipotesi da escludere a prescindere, visto che, nonostante le tante promesse, non avevamo alcuna certezza che partisse effettivamente, soprattutto considerando che, tra 104 studenti del mio anno, solo 7 di noi sono in corso e potrebbero laurearsi effettivamente la prossima estate. Ma, finché non avevamo conferme nel senso opposto, non avevamo seriamente considerato di dover affrontarne le conseguenze.

Er Poeta ha parlato con i due professori che si occupano della didattica e dell'orientamento in uscita e non ha ricevuto risposte incoraggianti. Le opzioni che abbiamo di fronte sono le seguenti:

- fare una magistrale in Filosofia, con la consapevolezza che non affronteremo più la parte ingegneristica nella nostra carriera (il che è un peccato, visto il mazzo che ci stiamo facendo per dare certi esami di Ingegneria Informatica) e che abbiamo lacune non indifferenti in ambito filosofico (ad esempio in filosofia politica, in metafisica e in filosofia delle religioni)

- fare una magistrale in Ingegneria Informatica, con la consapevolezza che non affronteremo più la parte filosofica nella nostra carriera (il che per noi è un abominio, visto che ci consideriamo più filosofi che ingegneri) e che dovremo recuperare necessariamente tutte le conoscenze ingegneristiche che o non abbiamo mai affrontato o abbiamo studiato in maniera molto semplificata

- "guardarci intorno" e valutare la possibilità di fare la magistrale a Padova o a Milano (dove effettivamente esistono dei curricula perfetti per noi), ma con la consapevolezza che molti degli esami tratteranno in maniera molto superficiale argomenti che in triennale abbiamo approfondito (il che non è un grandissimo incentivo) e che dovremmo tutti trasferirci

- cercare un lavoro, ma con la consapevolezza che potremmo essere scavalcati da chi ha una magistrale. Ninja ha già ricevuto una proposta di lavoro, ma non sa se accettarla perché non abbiamo gli strumenti per soddisfare certe richieste

La notizia ci ha gettati un po' nel panico, me per prima. Alcune mie colleghe stanno pensando di passare a Ingegneria Informatica. Altri stanno pensando di ripiegare sull'insegnamento e mettere da parte la possibilità di diventare consulenti etici. Er Poeta e Er Chad stanno seriamente considerando di andare a Padova, ma non sanno se potrebbero permetterselo dal punto di vista economico. 

Non potete immaginare la mia frustrazione. So che la triennale non mi preclude di diventare una consulente etica, visto che questo percorso è stato pensato principalmente per formare questa figura professionale, ma mi rendo conto che il mio sapere è molto teorico e che mi mancano le conoscenze pratiche, che di solito si acquisiscono in magistrale, per poter svolgere efficacemente questo lavoro. Ora come ora, non mi sento pronta per trasferirmi al nord e comunque non potrei permettermelo. 

Io e Er Nerd stiamo considerando di sviare ad una magistrale in Filosofia e inserire eventualmente tra gli esami a scelta quelli di ingegneria che non abbiamo dato in questi tre anni, ma non è comunque una soluzione.

A tutto questo, si aggiunge lo spauracchio della laurea. Siamo quasi alla fine del secondo anno ed è giunta l'ora di iniziare a pensarci. Una mia collega ha già chiesto la tesi al professore di Probabilità e statistica (folle e stupida, ma non mi è mai stata molto simpatica). Ninja ha già deciso di farla sulla sua idea di non-amore (concetto che secondo me non ha senso, ma i suoi ragionamenti non fanno una piega), ma non sa se chiederla al professore di Bioetica o a quello di Istituzioni d'etica.

Ieri ero al McDonald con Er Nerd, ignara di tutto, e lui non solo mi ha sganciato la notizia-bomba della non-magistrale, ma mi ha anche detto che si sta già attivando per chiedere la tesi alla professoressa di Filosofia Teoretica (non ho capito su che argomento, ma, da quello che ho captato, penso riguardi la distruttività della tecnologia). E quindi è arrivata la fatidica domanda: "Ma tu ti sei già fatta un'idea per la tesi?".

La domanda mi devasta. Mi devasta profondamente, ma la risposta è "Sì".

So che voglio fare la mia tesi sul "Fedro" di Platone, in particolar modo sull'idea di tecnologia presente nel dialogo, sul rapporto tra bene e male e su come il discorso che Socrate fa sulla bontà dell'anima possa essere traslato agli agenti autonomi e agli algoritmi di deep learning. Solo che non so a chi chiederla:

- potrei chiederla al professore di Filosofia dell'Intelligenza Artificiale, che è un filosofo della scienza e ha competenze ingegneristiche, quindi potrebbe darmi una mano con i parallelismi. Però è un filosofo della scienza e mi indirizzerà sicuramente verso una certa impostazione della trattazione, mentre io vorrei impostarla in un modo più "platonico". In più lui ha un'altissima richiesta, quindi potrebbe negarmi la proposta o posticiparla

- potrei chiederla alla professoressa di Istituzioni di Filosofia antica, che, per quanto sia aristotelica, ha fatto per anni ricerca su Platone e ha l'impostazione che vorrei io. Però, tecnicamente, possiamo chiedere la tesi ad un professore di cui abbiamo dato l'esame e lei, per quanto abbia seguito grossomodo il suo corso per puro piacere, non appare nel mio curriculum universitario. Pensavo di dare il suo esame il prossimo semestre, ma dipende molto anche dal nuovo programma. Per ora, però, mi sembra l'opzione più probabile

- potrei chiederla a mio marito, l'uomo della mia vita, nonché mio omonimo maschile e grandissimo tifoso della Roma, ovvero il mio amatissimo professore di Storia della filosofia (lo amo). Lui è platonico, quindi fin qui tutto bene, ma non solo è uno dei professori che riceve più proposte di tesi, ma è anche noto per il suo non essere particolarmente di supporto durante la stesura

So per esperienza di persone che conosco che avere un buon relatore è fondamentale per la tesi, visto che già di per sé scrivere un testo filosofico ti porta a dubitare anche della tua stessa esistenza, in più è un lavoro che segna il tuo ingresso nel mondo accademico, di cui comunque io vorrei far parte (anche se il mio obiettivo principale non è pubblicare, ma impedire che le persone soffrano in qualche modo per "colpa" degli agenti autonomi).  

Al tempo stesso, però, mi sento stranamente lucida. Sì, sono smarrita, sono due giorni che ne parlo e mi parte una risatina isterica, ma ho ben presente le mie possibilità: devo solo mettermi lì, considerare pro e contro, studiare un attimo la situazione e chiedermi che cosa sento essere la cosa migliore per me. In tutto questo, ovviamente, sto cercando di tenere conto (per la prima volta in vita mia) anche la mia salute mentale, il che cozza un po' con le alte aspettative che ho su di me e con la mia tendenza innata a puntare al Sole (poi finisco come Icaro e non è divertente, ma questi sono dettagli).

Fottuto libero arbitrio. No, scherzo, che altrimenti divento come Schopenhauer e inizio a sostenere stronzate deterministiche come lui e Ninja.

Questo è quanto per oggi. Scatenatevi nei commenti, così ci facciamo qualche tragicomica risata tutti insieme.

Ave atque vale

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