L'arte di accamparsi

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Non mi spiego come io non abbia ancora fatto un capitolo a riguardo dopo due mesi e mezzo di frequenza, ma rimedio subito.

La facoltà di Lettere e Filosofia, come tutte quelle umanistiche, convive da tempo immemore col problema del sovraffollamento delle aule: gli studenti sono molti, le aule non bastano e sono troppo piccole per ospitarli tutti quanti, costringendoci ad ammassarci come pecore e a sgomitare per trovare un posto a sedere. 

Sospiro drammatico. Mi mancano le care vecchie classi-pollaio del liceo, almeno banco e sedia erano assicurati e non dovevi fare amicizia con lo sporco del pavimento.

Abbiamo fatto due o tre scioperi per far notare ai Piani Alti che 200 e rotti studenti non entreranno mai in un'aula da 135 posti a sedere e che noi di Intelligenza Artificiale abbiamo bisogno di un aula che ci contenga tutti (104 persone) durante le lezioni di tirocinio, visto che la frequenza è vincolante per il conseguimento della laurea. Per la cronaca, i primi tre incontri si sono tenuti in un'aula da 45 posti: immaginatevi voi il caos.

Alcuni temerari provano lo stesso a seguire dal corridoio, seduti per terra o sul davanzale della finestra, ma posso assicurarvi che dopo cinque ore così non vi sentite più la schiena, le gambe e il cervello. Altri smettono proprio di frequentare e vanno in modalità studio-autonomia, ma personalmente non so come ci riescano.

Come sopravvivere, quindi, a questo nuovo girone infernale? La risposta risiede nella sottile e meravigliosa arte di accamparsi.

Accamparsi: termite tecnico coniato da Narnia, Ninja ed er Poeta, consiste nel piazzarsi davanti all'ingresso dell'aula in questione almeno 30-45 minuti prima della lezione, così da essere tra i primi ad entrare e riuscire a conquistarsi un posto.

Può sembrare una tattica a dir poco assurda, lo so, ma funziona e ha risvolti più che positivi.

Prima di tutto perché hai un posto a sedere e non devi farti quattro ore di lezione col culo per terra, ma anche perché in quegli infiniti minuti di attesa si svolgono tre attività fondamentali per lo studente universitario medio: si mangia, si socializza e si studia.

Io ho conosciuto tuttx quellx del mio giro così, standomene accampata in corridoio a imprecare contro programmazione e Gilbert Ryle: mai sottovalutare come il disagio comune possa unire gli animi. E poi va beh, si commentano malamente i nostri poveri miseri pranzi, soprattutto quelli di chi sta a dieta ferrea (GG per Ninja e le sue gallette di riso schifose).

A volte, poi, capita che la lezione prima finisca in anticipo, quindi occupiamo i posti e andiamo a prenderci qualcosa alle macchinette per scaldarci e restare svegli fino alle 18.30. Naturalmente, se unx di noi fa un po' tardi e ce lo dice, xlx prendiamo un posto senza alcun problema, anche perché tanto il mio giro occupa tutta una fila di banchi (con uno schieramento ormai consolidato tipo opliti).

Morale della storia: quando iniziate l'università, preparatevi a correre ed essere molto pazienti se non volete ritrovarvi col culo per terra, letteralmente.

Ora torno dal mio Gilbert (mortaccia sua e mia che ho deciso di studiarlo).

Ave atque vale

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