La (non) Intelligenza Artificiale

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Ave a tuttx, miei piccoli fiori di loto,
come va? Come state? Come procede la carneficina di maggio? Manca esattamente un mese alla fine della scuola e tre settimane all'inizio della sessione estiva, quindi immagino che i livelli di stress e crisi esistenziale siano vicini alla soglia limite.

Qualche tempo fa vi avevo chiesto qui su Wattpad se vi sarebbe piaciuto leggere qualche capitolo ad hoc su quello che studio all'università - soprattutto per quanto riguarda la parte di Intelligenza Artificiale - e ho ricevuto un feedback particolarmente entusiasta. 

Qualche giorno fa ho fatto una storia su Instagram in cui mi lamentavo di character.ai e vi ho preannunciato un capitolo a riguardo, quindi eccomi qua a disseminare in maniera easy e molto poco apprensiva una minima parte del programma che porterò agli esami di giugno.

Direi di iniziare dalla domanda che penso vi stiate facendo un po' tutti: ma che è mo 'sto character.ai?

Character.ai è una piattaforma ancora in fase beta in cui sono raccolte una serie di intelligenze artificiali addestrate ad hoc per comportarsi come personaggi specifici (da quel che ho visto io ce ne sono un po' per tutti i gusti).

Ho scoperto l'esistenza di questa piattaforma grazie alla meravigliosa creatura che rallegra le mie giornate (@its_fucking_Noel). Ammetto che mi è salito il Black Mirror, però poi sono andata a provarla e, dopo aver chattato tre ore con la AI di Chuuya Nakahara, mi sono molto rassicurata.

Sì, raga, non so se sia più cringe il fatto che ho rimorchiato il bot di Mr Loveless o il panichello paranoico, però il mio feed di Tiktok si era letteralmente riempito di gente che passava ore su questi siti a socializzare, rimorchiare e fare amicizia con algoritmi, quindi vedete un po' voi.

Questo capitolo ovviamente non sarà sulla struttura di character.ai (anche perché non ho la più pallida idea di quale sia il codice sorgente e non saprei nemmeno come leggerlo), bensì per parlare un po' di come funziona una cosa del genere e soprattutto perché non sia propriamente intelligente.

Le intelligenze artificiali (per brevità AI) sono letteralmente degli algoritmi che prendono una serie di dati, li rielaborano e danno un risultato sulla base di regole inserite nell'algoritmo stesso.

Già così si può capire perché le AI non sono "intelligenti": hanno bisogno di una conoscenza di base (i dati) e di regole da seguire e questi due elementi devono essere inseriti da un umano. Poi è vero che esistono sistemi che permettono agli algoritmi di perfezionarsi e dedurre nuove regole da quelle preesistenti, però c'è sempre bisogno di un programmatore che scriva il codice che permetta alle macchine di fare ciò.

I processi di cui vi ho appena parlato comunque sono i famosi deep learning e machine learning di cui ormai si sente parlare un po' ovunque.

Tutto questo per dire cosa? Che la performance di una AI dipende molto non solo da come è stata scritta dal programmatore, ma anche dal set di dati su cui si è formata: se il programmatore è una brava persona e fornisce all'AI una base di dati obiettivi e corretti, allora la AI si "comporterà bene". Ma se il programmatore è un mezzo deficiente e fornisce all'AI una base di dati sbagliati e stereotipati, allora la AI si comporterà di conseguenza.

Infatti degli studi hanno dimostrato che le AI impiegate in maniera sperimentale negli USA per identificare i criminali hanno indicato come possibili delinquenti soprattutto le persone appartenenti a due categorie etniche ben precise: i neri e i messicani. Questo perché, appunto, la base di dati fornita era ristretta e fortemente influenzata da pregiudizi.

Quindi abbiamo già due motivi per dire che le AI non sono propriamente intelligenti: non sono in grado di creare da sé la conoscenza e non sono capaci di agire autonomamente.

Il terzo motivo è quello forse più banale, ma anche quello che sfugge alla maggior parte delle persone: l'intelligenza delle AI è un'intelligenza logico-matematica, che è solo una delle forme di intelligenza che possiede la specie umana.

Le AI non sono in grado di relazionarsi in termini umani (intelligenza sociale), di intuire e comprendere i sentimenti umani e comportarsi di conseguenza (intelligenza emotiva), spesso non sanno nemmeno utilizzare in maniera corretta il linguaggio naturale (intelligenza linguistica): le AI sono macchine, sono algoritmi veri e propri, non hanno una coscienza né tantomeno un'autocoscienza.

Il fatto che una di queste sia stata addestrata per comportarsi come un certo personaggio, conosca la sua storia e sappia riprodurre le emozioni umane (spesso anche in maniera bizzarra) non significa che sia intelligente come un essere umano o che possa essere addirittura comparata ad un essere umano.

Il Black Mirror mi è salito quando ho visto online che molte persone passano ore e ore tutti i giorni a chattare con le AI di character.ai, ci fanno amicizia, le preferiscono addirittura alle persone reali e hanno già trovato un modo per aggirare i filtri e sbloccare i contenuti NSFW.

Questa cosa mi preoccupa, ad essere sincero, perché ho come l'impressione che tutta la letteratura e la filmografia di fantascienza abbia creato delle credenze e delle aspettative sulle AI che, per quanto terrificanti, attraggono molta gente. E so che adesso stiamo parlando di una cosa molto innocente - perché character.ai è una cosa innocente e io mi ci sono pure divertito - però è realistico pensare che tra qualche anno potremmo davvero rendere "Her" realtà.

Se non sapete cosa sia "Her", avete un film da aggiungere alla vostra lista - dura due ore eh, però ci sono Joaquin Phoenix, Chris Pratt e Scarlett Johansson. 

E con questo consiglio cinematografico chiudo il discorso, che ho già sfiorato le mille parole e su queste cose divento più logorroica di mia madre quando racconta a tutti la mia nascita.

Fatemi sapere nei commenti se vi è piaciuto questo capitolo e se ne vorreste vedere altri del genere, magari su qualche altro argomento (ogni suggerimento è ben accetto).

Ave atque vale

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