capitolo 1

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<<Evelyn!>> era da anni che non sentivo il mio nome, istintivamente sorrisi per la felicità.

Mia madre corse verso di me avvolgendomi fra le sue calde e accoglienti braccia.

Quando ero piccola, appena tornavo da scuola, lei mi stringeva forte e mi sentivo come se nulla potesse farmi del male.In quel momento mi sentii nuovamente così.

Quel gesto così dolce e puro mi riscaldò,oltre che il corpo anche il cuore.

<<sei viva>> mia madre mi guardò attentamente sussurrando, come se fossi l'unica opera d'arte in una stanza di bozze, alzando le braccia al cielo per scoppiare in un pianto liberatorio.

Non sapevo nemmeno cosa dire per confortarla così decisi che il silenzio sarebbe stata la scelta migliore per entrambe, avrei rovinato il momento parlando .

Iniziai a piangere pure io, ero tornata alla vita normale dopo anni di redenzione e quello non era uno dei tanti sogni da cui mi ero sempre svegliata ancora in catene, lo sentivo dentro di me; era tutto vero.

Attorno a me riuscivo a sentire solo sirene della polizia e vari chiacchiericci di persone fin troppo curiosi. Come era possibile che tutte queste persone fossero a conoscenza del mio ritorno a casa?

Ricordavo davvero poche cose degli anni precedenti,il mio cervello aveva eliminato ogni singolo dettaglio dopo che vidi la luce del cielo notturno.

I miei capelli erano sporchi di terra. Il mio cuore, che fino a quel momento sembrava che stesse per esplodere,stava iniziando a sincronizzarsi a quello di mia madre. Le mie gambe stavano tremando leggermente. Mi sentivo debole e tutti quei riflettori puntati addosso a me non erano molto d'aiuto.

<<dove sei stata?>> mio padre corse verso di noi unendosi all'abbraccio, erano entrambi sorpresi di vedermi. Cosa diavolo era successo? avevo solo ricordi sfocati nella mia mente.

<<i-io non lo so>>sussurrai esasperata. Il mio viso iniziò a riempirsi di lacrime senza che nemmeno me ne rendessi conto. Era difficile per me gestire le emozioni e avevo molta tensione addosso.

Una sfilza di giornalisti riuscì a superare la polizia correndo verso di me. In mano tenevano delle videocamere pronte a registrare il minimo movimento. Odiavo quella situazione. Volevo solo tornare a casa e fare una doccia calda.

Volevo solo togliermi di dosso quel fango e quel sangue che ricopriva i miei vestiti. Sangue che non sapevo nemmeno a chi appartenesse, forse a me o forse all'uomo che mi aveva tenuta prigioniera.

Ci provai. Ci provai davvero a mantenere la calma. Ci provai con tutta me stessa. Ci provai così tanto che ci riuscii. Sembravo tranquilla eppure i miei occhi erano fissi sulla chiazza di sangue che risaltava sulla mia maglietta bianca. Cosa mi era successo?

Vivevo a Quantico da sempre, ero cresciuta in quelle strade che mi sembrava non ricordare più . Avevo letteralmente passato tutta la mia vita a credere che sarei stata al sicuro con i miei genitori.

<<dovresti venire con noi in ospedale, so che probabilmente sarai stanca ma poi abbiamo qualche domanda da porti>> l' agente che mi aveva trovata al ciglio della strada si avvicinò con cautela rassicurandomi con un sorriso. Non sapeva come avrei potuto reagire se si fosse avvicinato di scatto. Nessuno sapeva cosa fosse successo e proprio per questo bisognava prendere in considerazione eventuali traumi psicologici.

<<io voglio tornare a casa>> sussurrai tremante sia dalla stanchezza sia dal freddo. Mi mancava casa mia.

<<Evelyn sei scomparsa due anni fa, hai molto di cui parlarci>>

Ero stata 2 anni lontana da casa e non sapevo nemmeno dove fossi stata. Mi sembrava tutto così confuso.

La testa iniziò a pulsare, i miei occhi iniziarono a vedere sfocato.

Le gambe non reggevano più, ero stanca, distrutta, confusa e in preda ad altre mille emozioni.

Dopo qualche istante vidi solo nero mentre le voci iniziarono a farsi sempre più lontane.

Ero svenuta.

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