capitolo 12

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Evelyn' s point of view

La mia battaglia per riacquisire coscienza iniziò con un forte dolore alla tempia. Percepii una debolezza fisica che non provavo da tempo , probabilmente a causa della disidratazione e dal digiuno. Aprii gli occhi addolorata cercando di analizzare ciò che mi circondava , eppure la mia vista appariva offuscata.

Mi trovavo nella casa in cui avevo passato ogni estate assieme a quella che ormai era diventata la mia ex migliore amica, la riconobbi dal soffitto leggermente crepato e dal muro disegnato da me e da Alison durante la nostra infanzia.

Era ormai tardo pomeriggio, lo riuscii a dedurre dal cielo visibile dalla finestra della stanza, avevo dormito praticamente tutto il giorno.

Piano piano iniziai a ricordare sempre più cose della notte prima, ricordai il volto di colei che mi aveva rovinato la vita. Il volto di colei che un tempo definivo migliore amica.

Nonostante l'impatto emotivo e la grande sensazione di vuoto che provai nello scoprire il suo tradimento cercai di pensare ad un piano di fuga, eppure essendo legata alla sedia era letteralmente impossibile attuarne uno con un minimo di possibilità di funzionare.

<<sei sveglia, pensavo di averti uccisa>>Alison entrò nella stanza sbattendo la porta con ferocia <<non che mi sarebbe dispiaciuto, mettiamolo in chiaro>> aggiunse con tono aggressivo la ragazza davanti a me.

Feci un respiro profondo cercando di non chiudere gli occhi, dovevo rimanere sveglia. Provai a farlo spalancando gli occhi e inumidendomi le labbra, per quanto fosse possibile.

<<perché fai questo?>> chiesi con un filo di voce, non avevo quasi più le forze per parlare.

I miei occhi iniziarono a mettere a fuoco sempre di più e la cosa che mi colpì particolarmente fu il suo modo di vestire. Indossava una maglia larga di colore blu, era la maglia che avevo fatto personalizzare per mio fratello come regalo di compleanno. I suoi capelli biondi erano acconciati in modo impeccabile, erano lisci e raccolti in una coda alta. Non aveva ciocche fuori posto.

<<oh cara Evelyn quante cose non sai>> si sedette difronte a me guardandomi con atteggiamento di superiorità, era consapevole del fatto che la mia vita dipendesse da lei e questo la eccitava eccome.

<<illuminami allora>> mi sentii avvolta dalla paura, la mia voce roca mi sembra quella di una sconosciuta. Sapevo come comportarmi con lei, sapevo che fosse ossessionata dall'essere superiore a chiunque. Dovevo farla sentire potente.

<<non sei così tanto intelligente se non sei ancora riuscita a collegare i pezzi, guarda la mia maglia. Non la riconosci?>> sul suo volto si creò un ghigno, avevo seriamente paura di quello che mi avrebbe fatto se avessi detto anche solo una parola sbagliata.

<<Matthew, è sua. Me la ricordo bene, mi aiutasti te a decidere come personalizzarla>> il ricordo di me e lei a ridere e scherzare mi sembrava sempre più lontano e un brivido mi pervase la schiena al solo pensiero, quella ragazza davanti a me non sapevo chi fosse. Non era più Alison.

<<oh ottimo>> disse applaudendo con le mani <<vedo che sei intelligente, quasi quanto il dottor Spencer Reid. Molto sexy e anche un piccolo genio>> spalancai gli occhi iniziando ad agitarmi, non doveva fargli del male o anche solo nominarlo.

<<calma stellina, il mio obiettivo sei te>> rise sonoramente guardandomi, era visibilmente felice del mio sfogo dopo aver sentito il nome di Spencer. Non riuscivo proprio a capire che cosa ci fosse di divertente in tutta quella storia.

<<allora eravamo rimaste a Matthew, ecco ora prova a pensare a quando siamo andate in vacanza con i tuoi genitori>> considerando che ogni estate lei veniva con noi al mare era davvero difficile individuarne una in particolare, eppure qualcosa mi riportò all'estate di quattro anni prima. All'estate in cui lei mi aveva fatto una scenata di gelosia perché credeva che passassi più tempo con mio fratello piuttosto con lei.

Poi capii tutto, lei non era gelosa di me. Era gelosa di Matthew, lei ne era ossessionata. Lei probabilmente ne aveva causato la morte comportandosi come una psicopatica da manicomio.

<<sei stata tu a indurlo al suicidio, è tutta colpa tua>> gridai con le lacrime agli occhi, sapevo che quelle parole avrebbero provocato in lei rabbia ma finalmente avevo capito il motivo per cui mio fratello aveva deciso di abbandonarmi.

Avevo passato davvero tanti mesi a pensare che la colpa in qualche modo fosse stata mia, che non ero stata una brava sorella e che me ne sarei dovuta rendere conto prima. Che se lo avessi fatto lui avrebbe deciso di non uccidersi, eppure il motivo era un altro. Io non avrei potuto fare niente per fermarlo.

Alison lo aveva portato via da me, come ha portato via la mia vita in quei due anni.

Eppure mio fratello mi aveva insegnato a combattere, e lo avrei fatto. Quando ero piccola lui mi diceva sempre di non piangere, di reagire e di cambiare le cose con le mie mani. Allora perché lui aveva deciso di mollare?

dopo tutto ciò che Alison mi aveva strappato brutalmente via, avrei cercato di riprendermi almeno una cosa.

la gioia di vivere.

Come avevo immaginato scattò in piedi e mi tirò uno schiaffo, riuscivo a sentire la guancia andare a fuoco. Probabilmente era diventata rossa dal forte impatto, la debolezza fisica mi voleva far perdere i sensi. Stavo combattendo tra rimanere sveglia e cadere nel buio più totale, eppure non sapevo se chiudendo gli occhi poi mi sarei svegliata. Così decisi di rimanere sveglia, decisi di focalizzare i miei pensieri su mio fratello, sui miei  genitori e su quello che avrei fatto della mia vita una volta in salvo.

Mi sarei sicuramente trasferita in una casa tutta mia, dopo anni passati a studiare medicina ero riuscita a finire la specializzazione. Perciò il mio lavoro mi aveva permesso di risparmiare un bel po' di soldi, non molti certo però abbastanza per permettermi di affittare un appartamento senza problemi.

Poi sicuramente avrei comprato un cane, in modo da non sentirmi sola. Mio fratello aveva sempre amato i cani e probabilmente mi avrebbe ricordato lui, mi avrebbe ricordato Matthew. Magari sarebbe stato come averlo in casa costantemente.

Nella mia testa figuravano davvero molti scenari per il futuro, bisognava vedere però se ne avrei avuto uno.

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