capitolo 25

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Evelyn's point of view

Arrivai al ristorante leggermente in ritardo e mi stupii sapere che sebbene fossi arrivata tardi ero comunque arrivata prima di Spencer. Non era da lui tardare così tanto.

Eppure aveva prenotato lui in modo da essere sicuro di esserci, non riuscivo minimamente a spiegarmi il motivo per cui non fosse ancora lì.

Avevo veramente ansia. Quella sera gli avrei parlato apertamente dei miei sentimenti, anche se la paura di un rifiuto era molto alta avevo deciso di buttarmi.

Se c'era una cosa che avevo imparato in quegli anni era quella di fregarsene e imparare a cogliere le occasioni perché non si può mai sapere cosa succederà domani.

I minuti passavano e io ero sempre più convinta che fosse successo qualcosa, ne ebbi la conferma quando si avvicinò a me un cameriere lasciando sul tavolo un pacchetto regalo.

Sopra c'era un bigliettino di colore rosso. Lo aprii pensando fosse un regalo di "scuse" da parte di Spencer ma purtroppo per me e per la mia sensibilità, non fu così.

Gridai alzandomi di scatto dalla sedia per allontanare da me quella scatolina, le mie gambe iniziarono a tremare, così come il resto del mio corpo. Corsi fuori dal locale in lacrime attirando l'attenzione di tutti i passanti e dei clienti all'interno,  eppure avevo solo bisogno di respirare,  per non rischiare di svenire. Fortunatamente non avevo ancora mangiato altrimenti mi sarei messa a vomitare, il mio stomaco si stava rivoltando dandomi un senso di nausea.

La prima cosa che feci fu quella di prendere il telefono chiamando Spencer, in cuore mio sapevo che non avrebbe risposto ma avevo bisogno di sperarci fino alla fine.

Il cellulare squillò e dopo pochi secondi il mio cuore si calmò, aveva smesso di squillare per dare spazio alla chiamata.

<<Spence dove sei?>> chiesi immediatamente asciugandomi le lacrime, eppure la persona che rispose non era il mio Spencer. Era la voce dell'agente David Rossi.

<<Evelyn>> cominciò a dire l'Agente Rossi, il suo tono di voce mi suggerì che non aveva in previsione di darmi una buona notizia.

Neppure io avevo intenzione di dargliene una positiva, in quanto avevo il sospetto che il dito insanguinato presente dentro quella maledetta scatolina poteva essere di Spencer.

Gli era successo qualcosa e quel qualcosa era tutto collegato ad Alison.

Era tutta colpa mia se lo aveva preso, era colpa mia se in quel momento si trovava a dover combattere tra la vita e la morte.Non c'era nulla da poter dire per farmi sentire meglio, mi odiavo per aver permesso che lei arrivasse a lui.

<<cosa è successo a Spencer?>> non ricevetti alcuna risposta, solo un silenzio assordante. Perciò deciso di chiudere la chiamata e dirigermi verso la macchina per arrivare all'appartamento il prima possibile. Si trovava a qualche isolato perciò mi ci volle veramente poco tempo ad arrivare.

Ero terrorizzata da quello che avrei scoperto arrivata lì, non sarei riuscita a superare la sua morta. Non sarei riuscita a dimenticare il suo corpo privo di vita.

L'area del parcheggio era colma di grandi auto nere, significava che doveva essere successo qualcosa di davvero grave. Almeno non c'era alcun tipo di auto medica, di conseguenza non c'era nessun cadavere.

Corsi immediatamente su per le scale quando individuai la figura imponente di Emily, si trovava proprio accanto alla porta spalancata dell'appartamento.Ignorai il mio respiro affannoso, a causa dello sforzo, e mi feci spazio tra i poliziotti per raggiungerla.

<<Emily>> dissi debolmente facendola girare verso di me <<cosa gli è successo?>> domandai immediatamente, sapevo già chi fosse il colpevole

Emily si limitò a chiamare il suo capo abbastanza insicura sul da farsi, non sapeva se potesse parlare o meno della situazione. Dopotutto non ero nessuno.

L'agente Hotchner si fece spazio davanti a me con un'espressione ancora più seria del solito, ed era difficile considerando che lui era sempre serio.

<<So che non sono nessuno, non sono un parente e probabilmente non potete dirmi nulla sul caso ma->>la mia voce iniziò a spezzarsi quando delle calde lacrime si accomunarono nei miei occhi, minacciando di bagnarmi le ciglia inferiore<<ti prego, ho bisogno di sapere. Ho bisogno di trovarlo vivo>>

<<Evelyn adesso per favore prendi un respiro>> disse in tono professionale, ma la sua voce ed i suoi occhi esprimevano sotto ogni punto di vista solidarietà.Lui aveva già vissuto una situazione del genere e poteva capirmi.

<<lo troveremo>>mentre disse quelle parole sembrava stesse convincendo se stesso, non me.

Annuì debolmente abbassando lo sguardo verso il pavimento, le lacrime iniziarono a cadere e io mi sentivo inutile. Potevo solo rimanere ferma a sperare che lo trovassero in tempo.

Sentii dei passi dietro di me e dopo pochi secondi qualcuno mi avvolse in un abbraccio.

Derek cercò di tranquillizzarmi dicendomi che sarebbe andato tutto bene, che Spencer sarebbe riuscito a sopravvivere. Eppure non gli credetti, non riuscivo a vedere la luce. Il buio mi aveva avvolto, lui era in pericolo e io non potevo credere che le cose sarebbero andate bene.

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