capitolo 8

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Evelyn's point of view

Hotch, il giorno dopo il mio compleanno, mi aveva permesso di tornare a casa per qualche ora in modo da poter recuperare alcune delle mie cose. Ovviamente accompagnata da due agenti e Derek si propose di venire assieme a me e a Spencer.

Mi guardai attorno respirando a pieno. Il vento a terra trascinava le foglie facendole strusciare tra di loro mentre i rami si piegavano leggermente, adoravo quell'ambiente invernale.Dall'altra parte della strada intravidi il parco in cui giocavo quando ero piccola, non era cambiato di una virgola e in un certo senso ne fui sollevata.

A testa alta mi avviai verso l'ingresso della casa, seguita dai due uomini, ma una voce mi fece fermare <<Evelyn>> mi girai immediatamente sorridendo alla visione di quella che era la mia migliore amica <<oh mio dio>> alle mie spalle Alison era immobile, le sue braccia scendevano lungo i fianchi in modo elegante mentre la sua bocca era leggermente aperta per lo stupore. Probabilmente non avevo sentito i suoi passi perché stavo parlando con i due ragazzi.
Lasciai cadere a terra la borsa correndo verso di lei per abbracciarla, mi era mancato vedere un volto amico in tutto quel frastuono.

La mia migliore amica sembrava letteralmente immobilizzata ma non appena appoggiai la testa sul suo petto si svegliò dallo stato di trance stringendomi immediatamente.

Scoppiai quasi a piangere tra le sue braccia, per un momento non mi sembrava importare più niente di quello che avrebbero pensato gli altri a vedermi così fragile <<mi sei mancata da morire>> mi staccai dall'abbraccio prendendole il viso <<i tuoi genitori mi hanno detto che saresti tornata a prendere un paio di cose così sono venuta qui a salutarti>> disse osservando i ragazzi alle mie spalle che si scambiarono un'occhiata tra loro, comunicavano così.

Era diventata davvero bella ed ero felice di questo suo cambiamento, aveva lottato tanto per piacere a se stessa.Velocemente si ricompose aggiustandosi i capelli con una mano allontanandosi da casa mia.

La avevo sentita più fredda, probabilmente per il fatto che non ci vedevamo da due anni. O almeno così convinsi me stessa della giustificazione.

Mi avviai verso l'armadio tirando fuori il mio maglione preferito, me lo aveva regalato mio fratello prima di uccidersi. Proprio il giorno prima. Lo guardai attentamente stringendolo leggermente con le mani. Ricordavo ancora la sua dolce risata, era proprio impossibile scordarla.

Presi un bel respiro guardando la mia stanza. Era stato strano per me tornare a casa,a dirla tutta la mia casa non mi sembrava più tale. Mi ero totalmente scordata di cosa volesse dire vivere con la mia famiglia, sembrava tutto così freddo e cupo che decisi di uscire il prima possibile da casa. Mi sentivo davvero soffocata lì dentro. Avevo troppi ricordi.

Il maglione era di un colore azzurrino che si abbinava perfettamente alla mia carnagione pallida <<Evelyn sei pronta? abbiamo una nuova pista e dobbiamo tornare immediatamente >> Derek bussò prima di aprire la porta e affacciarsi allo stipite di essa, accennai un mezzo sorriso annuendo.

Il ragazzo palestrato prese il mio borsone sulla spalla e tornammo immediatamente dagli altri componenti della squadra.

<<Evelyn te puoi andare con Garcia. Voi ragazzi venite immediatamente con me>> l'agente Hotchner corse verso di noi non appena ci vide, doveva essere successo qualcosa. <<io voglio essere presente>> dissi di punto in bianco creando scalpore in tutti i presenti, era insolito lasciare che qualcuno al di fuori del team assistesse.

<<non credo sia il caso>> insistette lui guardandomi curioso, volevo essere a conoscenza di ogni dettaglio e sapevo che tenermi le cose nascoste avrebbe solamente incentivato la mia sensazione di sentirmi debole.

<<ne ho bisogno>> affermai e lui mi capii immediatamente, infatti mi permise di partecipare alla sola condizione di andarmene nel caso in cui mi fossi resa conto che era troppo difficile da sopportare come situazione.

<<ragazzi oggi abbiamo un ospite>> Derek annunciò la mia presenza in questo modo e dopo aver scambiato qualche chiacchiera con Emily Garcia entrò nella stanza portando con se un mazzo di fiori.

<<questa mattina sono stati portati questi fiori qua in centrale. Sono indirizzati a Evelyn >> Spencer serrò la mascella infastidito e strinse i pugni, come se la voglia di tirare un pugno al muro fosse il suo unico pensiero. Ed era strano vederlo così, lui da quel che avevo capito e notato era un ragazzo davvero calmo e pacifico.

Non ci fu nemmeno bisogno di individuare il mittente, tutti sapevamo che colui che aveva orchestrato in principio il mio rapimento aveva mandato quei fiori per provocare il team. Era un chiaro modo per dire che non ero al sicuro e che sapeva dove fossi.

<<in allegato c'era pure questo biglietto>> aggiunse poi la bionda guardando leggermente impaurita Spencer

<<non cantare vittoria>> sussurrai leggendone il contenuto, la calligrafia era identica a quella presente sul mio braccio.

Era chiaro, colui che aveva inciso la mia pelle mi aveva mandato quei fiori.

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