capitolo 2

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Aprii gli occhi cercando di focalizzare il luogo intorno a me, non riuscivo a riconoscere nulla di familiare. C'era solo del bianco ovunque in quella stanza.

Ero forse morta?ero in paradiso?

Al mio braccio era attaccata una flebo, dovevo essere in ospedale. Eppure l'ultima cosa che mi ricordavo era l'abbraccio ricevuto dai miei genitori.

<Eve>> mia madre si avvicinò cautamente, probabilmente impaurita dal potermi fare del male involontariamente, posizionando la sua mano calda sulla mia che era piuttosto congelata. Nel periodo invernale avevo sempre patito il freddo più degli altri quindi era normale per me.

<<mi dispiace interrompere questo momento>> un'infermiera si fermò davanti alla porta, come se avesse avuto paura di far scoppiare quella bolla che avevamo costruito intorno a noi per separarci dal mondo esterno, richiamando la nostra attenzione con un colpo di tosse. Mi girai verso di lei. Era una donna piuttosto giovane con i capelli ricci e un sorriso caloroso, immediatamente mi staccai dall'abbraccio sedendomi in modo più dritto con la schiena, giusto per dare a me stessa un senso di ordine e sicurezza <<devo visitare questa bellissima ragazza>> si avvicinò al lettino tirando fuori diversi strumenti che le sarebbero serviti, nel frattempo mia madre si era allontanata dalla stanza per avvisare mio padre del mio stato di coscienza.

<<allora, che ne dici,stasera ti va di tornare a casa?>> spalancai gli occhi alla domanda di Melissa, mi aveva detto il suo nome durante la visita. Non pensavo che sarei potuta tornare fin da subito infatti sorrisi coprendomi la bocca con la mano per lo stupore, per di più ero ancora legata alla flebo quindi mi sembrava davvero impossibile che fossi già pronta per uscire <<di già?>> la donna ricambiò il mio sorriso scrollando le spalle, doveva essere dura per lei stare dietro a così tante persone <<si certo,non presenti alcun tipo di ferita profonda poi tua madre è infermiera e nel caso si può occupare lei di te. Te lo meriti, ne hai già passate fin troppe in questi anni>> annuii titubante<<uhm va bene>> Melissa mi lanciò un ultimo sguardo prima di avviarsi verso l'uscita <<cerca di mangiare in questi giorni, ne hai bisogno. Sei gravemente sottopeso>> non appena si assicurò di avermi detto tutto scomparve dalla mia visuale, lasciando che due agenti entrassero al suo posto, non avevo nemmeno un po' tempo per riposare.

<<ciao>> il ragazzo si avvicinò mantenendo gli occhi fissi su di me, era inquietante essere così tanto sotto osservazione <<come ti senti?>> sorrisi leggermente rispondendo alla domanda, non pensavo fosse opportuno dirgli che avevo bisogno di dormire, dopotutto era stato lui a salvarmi e per di più avevo promesso che avrei risposto alle domande <<sono stata meglio ma anche peggio>> il riccio scosse la testa divertito sedendosi sul lettino in cui ero sdraiata <<insomma peggio di così?>>incrociai le braccia al petto intimandolo di continuare a parlare, sembrava piuttosto serio <<senti,mi dispiace davvero tanto e so che l'infermiera ti ha detto il contrario ma non possiamo lasciare che ti portino a casa adesso. Hai bisogno di protezione e non abbiamo abbastanza agenti per far osservare la tua casa 24 ore su 24>>

la donna che era rimasta un po' indietro fece un passo avanti sorridendo leggermente <<Io sono l'agente Emily Prentiss, Eve dovrai rimanere sotto custodia federale fino a quando non capiremo quello che ti è successo e fino a quando non troveremo i responsabili>>

<<ma io non capisco, non posso darvi all'incirca le indicazioni per trovare quella casa?>> se fossi tornata nel bosco magari sarei riuscita a ricordare più dettagli

<<non sa nulla>> sussurrò il Dottor Spencer Reid, colui che mi aveva trovata, all'agente Emily.

Di cosa stavano parlando?

I due si scambiarono un'occhiata indecisi se continuare a parlare o meno, non ero una bambina e avevo bisogno di sapere ogni minimo dettaglio.

<<cosa mi state nascondendo?>> dissi leggermente alterata a causa del silenzio che si era creato, ero stanca di essere protetta da tutto.

<<torneranno a prenderti>>

il mondo mi cadde addosso. L'incubo non era finito.

dopo un momento di contemplazione mi schiarii la gola e feci la domanda più ovvia <<come fate ad esserne certi?>>

i due agenti puntarono lo sguardo sul mio braccio e capii subito, sulla mia pelle c'erano incise delle lettere. Probabilmente mi avevano drogata per poi usarmi come messaggera; non mi aveva lasciata fuggire.

chiusi gli occhi ma quei segni erano fissi nella mia mente, poche parole ma allo stesso tempo tanto significato.

"sta iniziando la tempesta e ognuno tornerà nel luogo in cui è stato meglio"

Faceva tutto parte del gioco e io ero solo una pedina.

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