capitolo 40

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Evelyn's point of view

Il conto alla rovescia era iniziato, riuscivo a sentirlo ovunque. L'aria me lo comunicava facendomi mancare il respiro.

La ruota della vita aveva girato per me facendomi incontrare Spencer, eppure anche lei sa che alcuni eventi generano un effetto farfalla che nemmeno lei riesce ad impedire. Ed io lo sapevo bene. Un evento ne causa sempre un altro.

Forse tutte quelle disgrazie erano accadute perché nella mia vita ci voleva un equilibrio alla felicità di stare con un ragazzo fantastico.

Decisi di non lamentarmi e non scappare dal mio fato, anche perché in quelle condizioni era impossibile farlo. Sarebbe stato il destino a decidere, ma mollare tutto non era da me.  Avevo sempre deciso di lottare e lo avrei fatto nuovamente tenendo gli occhi aperti.

Se sarebbe dovuta arrivare la mia morte la avrei accettata. La avrei accettata perché avevo deciso di sacrificarmi per l'uomo che amavo. Avevo deciso di prendermi il proiettile rivolto a lui.

Esso mi aveva colpito il fianco, non era niente di mortale ma poteva diventarlo se non mi avessero operata subito.

Sarebbero stati gli eventi a decidere se sarei dovuta rimanere in vita o meno, io sarei stata pronta a qualsiasi evento.

Spesso gli adolescenti si giurano amore eterno, si dicono che sacrificherebbero la loro vita per l'altro. Io lo avevo fatto senza nemmeno prometterlo. Lo avevo fatto perché non riuscivo ad immaginarmi una vita senza di lui, senza il suo sorriso e senza la sua presenza accanto a me.

Lui ero sicura che sarebbe riuscito a superare il trauma, era un uomo forte e pieno di persone che gli sarebbero stati accanto in una situazione del genere.

Riuscivo a sentire una mano sopra la mia. Sapevo che fosse quella di Spencer, non avevo nemmeno bisogno di guardarla per saperlo. Solo lui riusciva a farmi provare determinate cose.

Poi, ad un tratto, la sera è diventata notte.A volte non hai nemmeno il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi e quella ne era una prova. Tutto cambia.

Sei vivo. Sei morto. Il mondo va avanti senza di te perché infondo siamo come dei sottili pezzi di carta e non si può fare niente. Puoi stare in cima alla montagna a meditare sulla tua vita per anni ma puntualmente non cambierà mai nulla. Puoi cambiare te stesso ma forse non porterà a nessun cambiamento.

Avevo deciso di sacrificarmi, nonostante la mia vita fosse ancora piena di punti di domanda, eppure non me ne ero pentita.

Per me vivere significa vedere.

La luce accecante e il buio più totale, rispettivamente gli estremi della vista. Essi stavano a significare solo la fine di ogni cosa, una morte imminente e atroce.

Io in quel momento vedevo buio, ma non un buio totale. Un buio puro, senza pensieri. Il buio dell'infinito che ciascuno porta dentro di se sin dalla nascita.Un buio che arriva al termine con l'ultimo respiro. 

Se riuscivo a vedere quel buio allora ero ancora in vita. Come facevo a saperlo?semplicemente lo sentivo.

Sentivo che il mio viaggio non era ancora terminato, era solo in pausa.

Riuscii a sentire ulteriori spari. Sembravano non volersi fermare più. Prima un colpo, poi un altro e un altro ancora.

Per non mollare riposi la mia attenzione su uno scenario immaginario, su uno di quei film mentali dalla quale non mi sarei mai voluta svegliare.

Ero in una casa. Non la riconobbi, non era quella di Spencer e non era nemmeno la mia. Stavo cucinando con addosso una camicia elegante e uno chignon molto scompigliato, di chi poteva essere se non di Spencer Reid?

<<sei bellissima>> la sua voce mi fece sorridere ma continuai a cucinare per non bruciare nulla, mi girai solo quando si mise dietro di me e mi diede un bacio dolce sul collo. Erano il mio punto debole.

<<che schifoooo>> la voce di due bambini ci fece ridere e quando la femmina corse in spalla a Spencer un sorriso si  fece spazio nel mio viso.

Erano nostri quei bambini. Lui era il padre e io la madre.

Quello che la mia mente visualizzò per alleviare il dolore era il mio desiderio più profondo, quello di avere un futuro con Spencer al mio fianco.

<<non mollare, tieni duro>> la sua voce mi arrivò debole e lontana, sembrava che avessi immerso la testa sott'acqua e che lui fosse in superficie <<stanno arrivando i soccorsi>>

Iniziai a sputare sangue, segno che la situazione si stava aggravando. Riaprii gli occhi e lo guardai. I suoi occhi erano pieni di lacrime, stava gridando a Derek qualcosa di incomprensibile alle mie orecchie.

Se fosse andata male l'unica persona che avrei voluto vedere era proprio lì con me. Aveva appoggiato la mia testa sulle sue gambe e con un pezzo di stoffa stava tenendo premuto il mio fianco, in modo da limitare la fuoriuscita di sangue.

<<è tutta colpa mia>> provai a rispondere, a dirgli che non era stata colpa sua, che lo avrei rifatto altre 1000 volte. Eppure dalla mia bocca uscì solo sangue. I miei occhi si chiusero.

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