capitolo 5

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Evelyn's point of view

Quando aprii gli occhi, il mattino seguente, la mano di Spencer era ancora adagiata sulla mia, lui era vigile e pronto per intervenire nel caso in cui fosse accaduto qualcosa.Mi svegliai perché mi sentivo costantemente osservata, non so come una sensazione del genere potesse farmi svegliare dal mio sonno ma ci riuscì.

Le sue mani erano calde e morbide, mi sembrava che con il suo tocco nulla mi avrebbe potuto fare del male. Eppure non lo conoscevo e probabilmente dopo aver trovato i colpevoli del mio rapimento non lo avrei più rivisto.

Il ragazzo arrossì leggermente quando vide i miei occhi aperti ma nonostante l'imbarazzo non allontanò la mano nemmeno per un secondo e gliene fui grata. Avevo bisogno di forza e il contatto con altri esseri umani me ne aveva sempre data tanta.

<<hai dormito bene?>> chiese con voce sincera accarezzandomi il dorso della mano con il pollice. Dopo quel semplice gesto iniziai a rabbrividire, e per la prima volta dopo due anni non a causa della paura o del freddo. Spencer sembrò essersene accorto infatti tolse immediatamente la mano, probabilmente per il pensiero di avermi impaurita. <<benissimo e devo dire che è anche merito tuo, infatti ti ringrazio>> era solo merito suo. <<ma va non devi nemmeno ringraziarmi, l'ho fatto con piacere>> poteva benissimo dire che lo aveva fatto per lavoro eppure non lo fece, lui lo aveva fatto perché voleva farlo non perché doveva.

L'agente Prentiss entrò nella stanza pronta per registrare la mia deposizione, la squadra aveva preferito farmi riposare un po' prima di riempirmi di domande. Anche perché non sarei riuscita a raccontare nulla di preciso senza prima aver dormito.

La donna mi condusse in una stanza isolata infondo al corridoio e in mezzo ad essa era presente solo un tavolo con due sedie e una videocamera lateralmente.Era arrivato il momento di affrontare la realtà.

<<allora adesso voglio che chiudi gli occhi e che pensi al 7 dicembre di due anni fa>> feci come
mi disse e tornai con la mente a quella sera, alla sera in cui venni rapita.<<cosa vedi di preciso?dove ti trovi?c'è qualcosa di strano o di diverso dal solito?>> intorno a me si materializzò l'ingresso della palestra, riuscivo a vedere ogni minima cosa. Mi sembrava di essere tornata a quel momento <<vedo due ragazzi che discutono, probabilmente una coppia. Mi sono allontanata per non sembrare una che si vuole intromettere nelle discussioni altrui. Mi sono messa in disparte aspettando mio padre, eppure sento qualcosa che non va. Non c'è niente di strano nell'ambiente ma dentro di me>> presi un bel respiro e continuai il mio racconto, sembrava tutto così vicino e dettagliato.

<<la testa mi iniziò a girare, tirai fuori il telefono e provai a chiamare a mio padre eppure qualcuno secondo dopo la notte divenne più scura e vidi solo nero. Ero svenuta >> cercai di ricordare più cose possibili ma era davvero difficile, il mio cervello aveva eliminato ogni dettaglio per protezione. <<riesci a vedere qualcuno? a sentire qualche voce ?>> scossi la testa istintivamente ma qualcosa immediatamente si fece spazio nella mia mente, qualcosa a cui non avevo mai fatto caso. <<prima di estrarre il telefono dalla borsa avevo visto arrivare un furgone bianco, alla guida c'erano tre uomini con un berretto da pesca ciascuno. Sembravano gentili, eppure erano stati loro a rapirmi. Ne sono sicura>>

Sbarrai gli occhi mentre lacrime amare iniziarono a cadere sul mio viso, era davvero tosta rivivere tutto dal primo giorno. Dovevo farlo per tornare alla vita normale, dovevo trovare la forza.

<<se vuoi continuiamo tra poco, puoi prenderti un caffè intanto>> propose Emily cogliendo la mia difficoltà nel gestire le emozioni <<nono voglio andare avanti>> strinsi i pugni e tornai a chiudere gli occhi, volevo che quei criminali venissero presi.<< va bene>> la sua voce mi sembrò leggermente titubante ma non ci feci tanto caso, volevo che quel momento finisse il prima possibile.

<<allora, mi hai detto che hai visto un furgoncino bianco e che sei svenuta giusto?>> annuii con convinzione mentre dettagli sempre più piccoli di quei due anni mi tornarono in mente <<poi cosa è successo?>> ricostruii il momento del mio risveglio e con titubanza iniziai a parlare, non volevo essere vista come una vittima da compatire  << mi hanno rinchiusa in questa stanza, mi hanno stuprata consecutivamente una volta ciascuno. Durante la notte arrivavano a turno e ogni notte si ripeteva ogni minima cosa>> riuscii a percepire la sua espressione nonostante avessi gli occhi chiusi <<e c'erano altre donne con te?>> chiese immediatamente <<si. C'erano altre donne nelle altre stanze, ci facevano sfidare ogni singolo giorno per avere del cibo. Quella che in meno tempo sarebbe riuscita a far eccitare uno dei tre si sarebbe meritata il cibo, le altre invece avrebbero avuto solo dell'acqua o del pane secco>>.

Parlarne era davvero doloroso, anche se ero con una donna e sapevo che avrebbe provato disgusto per degli uomini del genere.

<<ogni settimana ci spostavamo in una casa diversa, non tornavamo mai nella stessa. Alcune volte erano edifici abbandonati, altre volte case che sembravano nuove>> fui molto indecisa se raccontarle o meno dell'uomo che mi aveva fatta fuggire ma decisi di farlo, avevano bisogno di ogni informazione per trovarli <<solamente una volta siamo tornati nella stessa casa, ed è stata la notte in cui uno dei tre uomini mi ha lasciata andare. Mi ha detto di fuggire e poi si è sparato un colpo in testa. La mia stanza era quella in cui mio fratello si è suicidato e penso che loro lo sapessero>> mettermi in quella stanza era un modo per ferirmi ulteriormente.

<<spesso c'erano dei ragazzi molto giovani fuori dalle case, in caso di necessità sarebbero stati pronti ad intervenire. Infatti ancora non mi sembra vero di essere riuscita a scappare da loro>> aprii gli occhi facendo capire all'agente che era arrivato il momento di fermarsi. Non riuscivo più a ricordare e non volevo più farlo, volevo dimenticare quella maledetta storia. Volevo dimenticare quell'incubo e parlarne non mi avrebbe aiutata a farlo.

<<va benissimo così, se ho altre domande ti dirò qualcosa. Nel frattempo rimarrai sempre qui sotto il controllo di uno di noi,ti prometto che non ti faranno più del male>>

sorrisi leggermente e la ringraziai con gli occhi, avevo bisogno di sentirmi dire quelle cose. Avevo bisogno di sapere che loro non sarebbero più riusciti a toccarmi.

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