Evelyn's point of view
Mi trovai catapultata in montagna, era esattamente il luogo dove i miei genitori portavano me e mio fratello durante le vacanze invernali. Con l'inizio del liceo avevamo smesso di andare in vacanza con loro, ci sentivamo "troppo grandi" per certi viaggi in famiglia. Eppure avrei pagato oro per tornare a stare, anche solo un paio di giorni, con la mia famiglia al completo.
Il luogo era illuminato da una luce immensa, probabilmente la cosiddetta luce accecante che si vede prima di morire, ma riuscii lo stesso a riconoscere una sagoma umana girata di spalle.
Mi avvicinai titubante per chiedere qualche informazione, come ero arrivata fin lì da un momento all'altro?
<<mi scusi signore!>> l'uomo sembrava non sentirmi così mi posizionai davanti a lui, in modo da far notare la mia presenza. Avevo bisogno di sapere cosa stesse succedendo.
Lo capii quando guardai in faccia l'uomo. Era Matthew, era identico a quando aveva deciso di morire. Non era invecchiato di una virgola.
<<Matthew>> sussurrai. Volevo una conferma da parte sua e quando ricevetti un sorriso la ottenni. Mi catapultai fra le sue braccia. Riuscivo a sentire il suo corpo attaccato al mio, mi sembrava di essere in paradiso. Che la fine di ogni sofferenza terreste fosse arrivata per dare spazio ad un nuovo inizio ultraterreno.
<<Eve sono io>> appoggiò delicatamente le sue labbra sulla mia fronte e si staccò per potermi ammirare <<sei diventata tanto bella e forte,
sai?>>lui mi aveva osservata dal cielo, sapeva ogni cosa<<Spencer mi piace, spero per lui che ti tratti come meriti ma sono sicuro che lo farà >>Quelle parole mi fecero scoppiare in lacrime, tutte le emozioni che avevo dentro di me stavano fuoriuscendo. Non riuscivo a fermarmi.
Stavo piangendo perché lui era con me, perché mi era mancato, perché aveva vegliato su di me ma soprattutto perché avrei avuto modo di dirgli che mi mancava.
<<mi manchi Matthew>> dissi tra un singhiozzo ed un altro <<anche tu piccola ma non è ancora il tuo momento. Quando morirai staremo insieme, te lo prometto ma non ora>> eppure l'unica cosa che volevo era rimanere lì. Rimanere lì con lui e recuperare il tempo perduto, senza avere pensieri o preoccupazioni.
Ma come disse Albus Silente: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Io stavo decidendo di rifugiarmi in quella dimensione paradisiaca per nascondermi dal dolore. Perché la vita è dolore. La vita è qualcosa di complesso e incomprensibile dalla mente umana, nemmeno l'uomo più intelligente al mondo sarebbe riuscito a darne un significato.
Così continui a vivere, giorno dopo giorno. Sperando di capire improvvisamente qual'è lo scopo di quel viaggio, inizialmente pensi di averlo capito ma dopo poco ti rendi conto che era tutta illusione.
<<io voglio stare qui, con te>> lo pensavo davvero. Ero stanca di dover vivere ogni giorno con la paura che qualcosa di orrendo potesse incombere. Ero stanca di dover stare attenta ad un possibile complice di Alison.
<<non puoi Eve, devi lottare. Tutti sono preoccupati per te>> fino a poco tempo prima se mi avessero detto che avrei avuto delle persone, oltre i miei genitori, che tenessero a me mi sarei messa a ridere. Poi pensai alla squadra. A Spence.
Chiusi gli occhi e mi trovai in un altro luogo. Ero in una stanza tutta bianca, al centro di essa era presente una donna. Era davvero molto bella.
Mi avvicinai e lei mi avvolse in un abbraccio. Non mi sembrava di conoscerla.
<<tu chi sei?>> era abbastanza scortese chiederle chi fosse dopo un abbraccio ma se era nel mio "paradiso" temporaneo doveva esserci un motivo
<<oh che sbadata>> si ricompose e allungò la mano verso di me <<io sono Maeve>> ricambiai la stretta aspettando che dicesse altro <<sono la ex ragazza, se così posso definirmi, di Spencer e ti posso dire che con me non è mai stato così tanto innamorato>> mi sentii in colpa. Non che ci fosse un vero motivo ma per lei vedere noi due felici non doveva essere facile da sopportare.
<<oh non ti preoccupare, io sto bene e sono felice di vedere che lui abbia trovato proprio te>> sorrise caldamente, non lo stava dicendo per rassicurarmi ma lo stava dicendo perché lo pensava veramente.
<<Spencer ha già sofferto tanto per la mia morte, non sopporterebbe anche la tua di morte. Lotta per lui. Se lo merita. Si merita qualcuno che lotti per rimanere al suo fianco>> annuii decisa a tornare in vita
<<e come faccio?>> doveva esserci un modo
Prima di rispondermi si dissolse proprio davanti ai miei occhi in una nuvola bianca, avrei dovuto trovare la risposta da sola.
Vagai per la stanza alla ricerca di un modo per uscire, non c'erano porte ne finestre.
Poi capii. Era tutto nella mia testa. Io non ero in quella stanza, io ero dove volevo essere. Per uscire dovevo solo desiderarlo.
STAI LEGGENDO
nightmare |criminal minds|
FanfictionCOMPLETA ⚠️fanfiction su Spencer Reid, dalla serie criminal minds prenderò solo i personaggi. Ogni altra cosa è frutto della mia immaginazione. Amore platonico è un modo usuale di definire una forma di amore priva della dimensione passionale Platone...