capitolo 24

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Evelyn's point of view

La mattina arrivò velocemente, il tempo sembrava essersi dissolto nella notte assieme alle stelle, non sentivo la stanchezza soprattutto non con Spencer al mio fianco.

Avevo paura a chiudere gli occhi, avevo paura perché per una volta quello di cui avevo bisogno lo riuscivo a vedere ad occhi aperti e lo riuscivo a toccare con le mani. Quello che stavo vivendo mi rendeva felice e non aveva più senso rifugiarsi in un sogno. Ero terrorizzata in quanto credevo che se avessi chiuso gli occhi, poi quando li avrei riaperti Spencer sarebbe scomparso. Avevo paura che tutto quello fosse frutto della mia immaginazione e che io ed Alison eravamo ancora in quella maledetta casa, che nella mia coscienza ci fossero altri uomini.

Spencer si era aperto con me, avevo visto lati di lui che non credevo esistessero. Avevo visto il suo lato fragile e la sofferenza nei suoi occhi. Il mio cuore a sentire la sua voce incrinarsi si era crepato, eppure quella notte passata a parlare mi aveva fatto capire quanto quel ragazzo dall'anima pura mi piacesse.

Io e lui eravamo uguali ma allo stesso tempo diversi da morire. Lui era timido, più chiuso di me, introverso e insicuro. Eppure c'era qualcosa in lui, qualcosa in lui che mi aveva fatto capire che era il ragazzo perfetto per me.

Forse era il modo in cui muoveva le mani quando iniziava a raccontarmi uno dei suoi tanti casi risolti, o il modo in cui si spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio quando era imbarazzato. Forse erano i suoi occhi, essi si illuminavano ogni volta che parlava di qualcosa appreso durante i suoi molteplici studi.

Eppure ero sicura che fosse la sua timidezza ad avermi colpita, quel non aprirsi mai con nessuno se non con le persone di cui si fida. Lui non era un ragazzo che amava stare in compagnia, era in grado di stare da solo, anzi amava la solitudine, e proprio per questo ero sicura che se passava del tempo con me lo faceva perché voleva farlo.Non di sicuro per non stare solo.

Spencer inoltre era stato in grado di farmi sorridere, anche durante i miei incubi, anche quando mi era caduto il mondo addosso e questo non era poco.

Non sapevo proprio come spiegamelo,ma c'era qualcosa che accadeva dentro di me quando lo guardavo, anche solo di sfuggita. E non erano solo le farfalle dello stomaco, quelle si con il primo bacio erano arrivate, mi riferisco a qualcosa di nettamente superiore.

Decisi di dichiararmi a lui il prima possibile, temevo un rifiuto da parte sua ma soprattutto temevo che il rapporto tra di noi si sarebbe spezzato. Anche se eravamo entrambi maturi e, nel caso di un rifiuto, saremmo riusciti a gestire la cosa come due adulti. Almeno così mi ripetevo per darmi coraggio.

Mi avviai verso la cucina preparando due caffè, io probabilmente avrei provato a dormire mentre Spencer era a lavoro perciò non ne avevo nemmeno bisogno eppure me lo feci per fargli compagnia. Quella mattina era arrivato un messaggio da parte di Garcia abbastanza presto e lui non sembrava nemmeno tanto sorpreso, doveva essere abitudinario ricevere messaggi alle 6 del mattino.

<<stasera mi piacerebbe parlare di una cosa>> gli dissi mescolando lo zucchero presente nel caffè, era da cinque minuti che stavo ripetendo lo stesso movimento rotatorio eppure ne avevo bisogno per gestire l'ansia. Preferivo parlargli con tranquillità anche perché non era una cosa da niente.

<<devo preoccuparmi?>>il suo viso si incupì immediatamente, solitamente quando qualcuno ti dice che deve parlarti per la maggior parte delle volte vuole darti una cattiva notizia <<nah>> dissi alzando le spalle e aggiustandogli con una mano i capelli in modo ordinato <<allora ci vediamo stasera, prenoto in un ristorante che ti piacerà davvero molto. Spero solo di fare in tempo>> la sua voce apparve amareggiata, doveva essere dura per loro decollare senza sapere quando sarebbero tornati indietro << nel caso possiamo fare un'altra volta>> il mio lavoro di medico era decisamente uguale perciò capii i suoi bisogni e li accettai, entrambi avevamo in mano delle vite e per farlo c'era bisogno di tempo.

<<stai attento e torna sano e salvo>> gli lanciai le chiavi della macchina guardandolo abbandonare l'appartamento. A distanza di poche ore sarei dovuta uscire pure io, quella mattina la psicologa mi aveva dato un appuntamento per capire se abilitarmi alle operazioni o meno perciò almeno una parte della giornata era occupata da qualche attività.

Una delle cose che odiavo di più era quella di non sapere cosa fare, io ero FISSATA con l'organizzazione. Infatti per me era un trauma non andare a lavorare e passare metà delle mie giornate nella noia più totale.

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